Dalla gloriosa epopea di Renzo Pasolini agli attuali successi di Reggiani
e Capirossi, la Romagna è sempre stata terra fertile per il motociclismo:
poche regioni d'Italia possono vantare una densità di veicoli a due
ruote paragonabile alla nostra, e guarda caso è proprio a Rimini che
nascono le mitiche Bimota, gioielli targati ambiti financo dai giapponesi.
Come poteva allora mancare, tra le tante specie trattate in questa rubrica,
l'Homo Carenato o motociclista?
I Carenati, va detto, non rappresentano un gruppo omogeneo, ma sono
suddivisi in numerose sottospecie dai costumi diversissimi: abbiamo ad
esempio il motociclista da bar (Homo Carenato Segafredo), così detto
perché utilizza il mezzo solo nei quattrocento metri che lo separano
dalla quotidiana partita di briscola. Pochissimo professionale, guida con
bermuda e zoccoli, lasciando che l'aria gli arrotoli vezzosamente la camicia
fino al collo. L'antitesi del suddetto è il pistaiolo (Homo Carenato
Piegantis), presente in grossi branchi nelle riserve naturali di Misano e
Viamaggio: dotati di mostri potentissimi con gomme extralarge, i piegatori
mettono a dura prova motori, freni e portafogli, ostentando alla fine
dell'esibizione carenature e ginocchiere profondamente abrase. Esemplari
giovani e inesperti sono stati visti strofinare vigliaccamente le ginocchiere
contro i muri, per evitare le beffe dei colleghi più maturi; lo
zimbello del gruppo, il più lento di tutti, viene apostrofato con
il dotto aforisma: "Tve isè pien che it s'ataca i muscèin
t'la schina" (ovvero: vai così piano che ti si attaccano
i moscerini sulla schiena).
Di tutt'altra pasta sono i mototuristi, autentici macinatori di chilometri
dotati di cavalcature superaccessoriate e comodissime (vedi disegno).
Sollazzati da impianto stereo, CB, interfono, doccia e mobile bar, i nostri
sono in grado di compiere il tragitto Viserba-Dusseldorf senza mai posare i
piedi a terra. Inguaribile presenzialista, il mototurista non perde un raduno,
autentico rito tribale della categoria, e deve recarsi almeno una volta nella
vita al leggendario Elefantentreffen. Sottospecie molto diffusa dalle nostre
parti, il possessore di Custom ha sede stanziale nel piazzale Boscovich:
alcuni esemplari si riuniscono sotto il sole, confrontandosi in epiche sfide
su chi abbia le cromature più lucenti. Ogni tanto uno di loro accende
l'Harley, fa un giretto tanto per ricordarsi che la sua moto è semovente,
e dopo trenta secondi rientra puntualmente alla base. Come dimenticare, a questo
punto, gli enduristi? Dotati di moto capaci di attraversare il Sahara in
scioltezza, i nostri eroi raramente si avventurano fuori dall'asfalto: per
emulare i campioni della Parigi-Dakar alcuni di essi scendono in spiaggia,
ma vengono spesso ritrovati in lacrime dalla Publiphono. Concludiamo la nostra
rassegna con un doveroso cenno ai centauri nostalgici, orgogliosi possessori
di Frera, Guzzi, Rumi e via dicendo: a dispetto delle prestazioni astronomiche
delle attuali motociclette, i nostri amici si godono l'affettuoso pulsare di
nobili monocilindrici, magari in abbigliamento d'epoca, contando col
pallottoliere gli scoppi dell'amato propulsore.
Dr. Danny Irreparabili.