Il turista (seconda parte)

La Tipo bianca, posteggiata in pieno sole, raggiunge al suo interno temperature da forno a microonde: il turista comune, ormai temprato a tutte le sofferenze, carica bagagli e famiglia sulla stufa semovente e si dirige verso il luogo dell'ennesima sofferenza: l'acquascivolo. Questo curioso attrezzo di tortura; secondo per crudeltà solo alla Vergine di Norimberga, ha la prerogativa di intrappolare senza via di scampo le persone sovrappeso: i nostri eroi, di considerevole stazza, dopo diciotto tentativi di scivolata, passano dalla padella alla brace dedicandosi al famigerato Kamikaze. E a tarda sera, con le ossa frantumate dalla tragica esperienza, tornano in pensione pregustando le atrocità del giorno dopo. In programma - e poteva forse mancare? - l'uscita in pattino o pedalò che dir si voglia. Scartato a priori il moscone a remi per ovvi motivi cardiovascolari, la famigliola punta decisa sul divertente modello con scivolo incorporato. Il primo danno subito dai Nostri consiste nella distruzione dei malleoli causata dalla scivolosità dei pedalò, al quale fanno seguito nell'ordine: frattura mandibolare della moglie in un goffo tentativo di riemersione in stile olimpionico; trauma cranico del figlio precipitato dalla scaletta dello scivolo; dipartita di documenti, orologi e denaro verso tranquilli fondali; dulcis in fundo, perdita definitiva del battello grazie all'astuta tattica del bagno contemporaneo.

"Meglio che le barche le guidino gli altri" è la profonda conclusione del capofamiglia, preludendo con queste parole l'uscita in motonave prevista per il pomeriggio. Programma: gita a Portoverde con visita della ridente cittadina turistica. Ma, ahimè, di Portoverde gli sventurati vedranno ben poco, tutti presi nell'espulsione coatta dei rispettivi pranzi. "Teniamo i piedi sulla terraferma che è meglio!" è la nuova geniale intuizione del Balnearis: e in onore di questo motto inizia il rito della passeggiata sulla battigia. Dopo aver abilmente schivato sette racchette e quattro frisbee, il Nostro viene tramortito da un pallone ovale scagliato dal quarterback dei Miami Dolphins in vacanza. Un nonnulla, se confrontato all'aggressione portata al bimbo da un pesce ragno di inusitate dimensioni; senza contare la fatalità dell'affilatissima conchiglia che disegna un raffinato arabesco sul piede della signora. "Se ci stendiamo sui lettini non potrà succederci niente!". Ipse dixit: dopo aver subìto da un senegalese il cortese trattamento illustrato in vignetta, lo sfortunato Balnearis viene usato come campo da calcio da quattro pargoletti che apprezzano particolarmente la morbidezza del manto erboso pettorale. Dopo quest'ultimo affronto, il turista perde la pazienza, raccoglie le masserizie nel borsone e trascina via la famiglia dalla spiaggia, canticchiando tra i denti "La notte è piccola per noi, troppo piccolina".

La notte: la città si accende di mille luci colorate, e fra i tanti neon spicca luminoso il colorito scarlatto dei visi ustionati. Centinaia di bambini rovesciano abilmente quintali di gelato sui marciapiedi, creando piste di rara scivolosità. In ogni pub il cantante-tastierista si esibisce fiero, sovrapponendo il suo pezzo a quello del concorrente: e in questa lotta di decibel, camminando, non è difficile ascoltare mixaggi del tipo "I can't get no... quanta fretta ma dove corri... chistu è o paese do sole!". Ogni dieci metri un fotografo ti stordisce con sciabolate di flash, mentre Topi Gigi giganti abbracciano i bambini costringendoli a posare terrorizzati. E in questa atmosfera da day after i nostri amici turisti si dirigono a grandi passi verso l'ultima tappa del tour della sofferenza: il Dancing, bolgia infernale dove corpi sudati e appiccicaticci si ammucchiano in un frenetico sabba sulle note di "Stessa spiaggia, stesso mare". Parole profetiche: potete stare sicuri che il prossimo anno, in barba a pesci ragno, ustioni e mal di mare, l'Homo Balnearis non mancherà all'irrinunciabile appuntamento con la splendida Riviera Adriatica.


Dr. Danny Irreparabili.