Il pesarese

Cari irreparabili amici, ben trovati all'appuntamento con la rubrica del vostro Dottor Danny: so che qualcuno mi aveva dato per disperso, altri ci speravano come il mio assistente Massimo Riserbo che durante la mia assenza ha vigliaccamente cambiato la targhetta sulla porta con una col suo nome. Dopo aver letto ciò che il vile ha scritto sul mio conto, ho pensato di licenziarlo su due piedi, ma poi ho ripiegato su un salutare trattamento a pane ed acqua per sei mesi: in fondo è un bravo ragazzo, e nessun altro sa cucinare gli spaghetti al pesto come lui. Ma torniamo a noi: la mia prolungata assenza è dovuta a un motivo strettamente legato all'argomento di questo pezzo: di ritorno da Loreto, dove ho partecipato ad un convegno sui pappagalli, ho pensato di fermarmi un paio di settimane in quel di Pesaro. Da attento studioso - e imparziale osservatore - avevo il dovere di analizzare la specie "Homo Marchigianus" per capire i motivi che alimentano la stolta diatriba tra riminesi e pesaresi.

Dopo lunghi appostamenti e faticose ricerche, mi sento in obbligo di spezzare una lancia a favore di questo popolo semplice e simpatico. Tanto per cominciare, vorrei sapere chi ha messo in giro la voce che il pesarese non sa guidare: egli non solo è un provetto pilota, ma è anche dotato di intuito e riflessi eccezionali, grazie ai quali riesce a non fallire un solo semaforo rosso. Sensi vietati, passi carrabili, strisce pedonali... nulla sfugge al Nostro, che riesce con precisione matematica ad infrangere tutto, e se vi sembra facile provateci voi. Non è da meno la sorprendente meticolosità con cui ogni pesarese controlla la propria vettura prima di partire da casa: con una lista di verifiche tecniche degna di un pilota di F-14 egli si accerta che tutto sia fuori uso, dagli stop agli indicatori di direzione, dagli specchietti ai freni. Le gomme dovranno essere categoricamente lisce e i vetri il meno trasparenti possibile, mentre la marmitta va lasciata penzolare, tutt'al più legata con varie mandate di filo di ferro. L'unica cosa che funziona è il fendinebbia posteriore, che però il soggetto usa solo nelle grandi occasioni: ovvero quando si reca a Rimini nelle notti perfettamente terse.

Attenzione: nessuno si sognerebbe di giudicare male un indiano perché si tinge il viso, o uno scozzese perché indossa il kilt; sono manifestazioni secolari dell'orgoglio di un popolo, tradizioni forse lontane da noi, ma non per questo da condannare. Perciò cerchiamo di interpretare i comportamenti dei nostri cari vicini pesaresi con un'ottica diversa: la prossima volta che vedrete un Alfettone targato PS viaggiare ai 25 all'ora al centro della strada, non copritelo di insulti ma organizzate coi vostri amici un piacevole giochetto. Girerà a destra? Girerà a sinistra? Farà un doppio testa-coda con avvitamento e carpiato? Innesterà perentoriamente la retromarcia? Chi indovina vince il gioco, chi sbaglia viene nominato all'istante "Homo Marchigianus ad honorem", con grande dileggio dei compagni di viaggio. In parecchie cose il marchigiano si rivela molto più sensibile e attento del riminese: se non fosse per lui, raffinato cultore delle cose belle del passato, tanti pregevoli oggetti d'antiquariato finirebbero nel dimenticatoio. Che ne sarebbe di borselli e giacche a quadrettoni, camice hawaiane e Nazionali senza filtro? E che fine farebbero tutti i gioielli dell'italian design anni '70? Tante Ritmo, Alfette, Giuliette e Argenta finirebbero in demolizione, con grande dispiacere dei Vigili Urbani e degli autoriparatori.

Il pesarese, contrariamente al concetto diffuso, è anche una persona dotata di elevatissimi concetti morali: ne vediamo a decine, tutte le sere sul nostro lungomare, prodigarsi per strappare tante fanciulle, tanti giovani virgulti all'onta del marciapiede. Si avvicinano alle sventurate e sussurrano poche, ma significative parole di conforto: "Questo non è il posto adatto per un fiore come te, fuggi con me sul mio alfettone turbo diesel, ti porterò lontano e ti sposerò, vivremo felici nella nostra Pesaro!". Ovviamente di fronte a questa ultima feroce proposta la ragazza fugge terrorizzata, ma il Marchigianus è ugualmente felice, perché per un attimo ha portato un raggio di sole nelle fredde notti di Rimini.


Dr. Danny Irreparabili.