Il sammarinese (prima parte)

Narra la leggenda che due abili artigiani, Marino e Leo, avessero la malsana abitudine di scambiarsi gli attrezzi lanciandoseli dai rispettivi luoghi a loro intitolati. In virtù di questa potenza di tiro non comune, Marino fu convocato da una squadra di baseball americana come lanciatore. Leo, un po' per invidia (ma soprattutto perché Marino, nella fretta di partire, non gli aveva restituito la chiave del 17 nuova) isolò il territorio dell'ex amico col filo spinato e il tristemente noto "embargo degli accendini". Il piccolo stato cominciò così la sua microstoria, e mentre nella circostante Italia loschi figuri fagocitavano la res publica, all'ombra delle tre torri tutto cresceva e prosperava. Marino, al suo ritorno, vedendo ciò che era successo esclamò: "My God! Se che avì cumbiné here, boys, when i was brisa?". Lo spettacolo era agghiacciante: chioschi dappertutto, pieni di mazze ferrate, balestre, cartoline, amari al tartufo, scacchiere a tre torri, torte del Titano e soprattutto accendini. Accendini a forma di racchetta, di pistola, di ornitorinco, di bradipo tridattilo, di opossum. Altro che embargo degli accendini! Poco prima di morire Marino si autonominò reggente del nuovo Stato: era in pratica autoreggente e fu sponsorizzato dalla Omsa. Il resto della storia lo conosciamo: Leo divenne santo, sposò Sant'Agata e aprì una bottega di funghi e tartufi. Marino divenne anche lui santo, perché giocava a baseball veramente da dio, e in punto di morte volle dare un nome alle famose tre torri del Titano: le chiamò Niña, Pinta e Santa Maria, in ricordo del suo viaggio negli States.

Il sammarinese attuale (Homo Titanus) è fisicamente molto simile all'Homo Ariminensis: solo alcuni esemplari, per eccesso di campanilismo, possiedono tre polmoni, tre reni e tre testicoli in onore al numero portafortuna della piccola Repubblica. Sono da sfatare molti luoghi comuni che vedono il sammarinese privilegiato rispetto all'italiano: è vero, il Titanus non paga tasse, ma immaginate la noia nei bar e nelle osterie, dove gli autoctoni non possono trascorrere serate inveendo contro iniquità fiscali e assurdi balzelli? E poi, sotto un diluvio, cosa potrà mai dire un esemplare di questa sfortunata specie? "Piove, governo onesto"? È vero, il sammarinese non rimane mai disoccupato. Ma così rischiano di rimanere disoccupati gli impiegati dell'ufficio di collocamento, che una volta senza lavoro non potrebbero neanche più iscriversi nelle liste del loro vecchio ufficio, ormai chiuso. È vero, il sammarinese non fa il servizio militare. Ma in questo modo non può imparare molte cose fondamentali della vita, come battere la stecca, fare il cubo alla mattina e lucidare gli anfibi. Inoltre, secondo uno studio condotto dall'amico e collega Paolo Cananzi, la matematica impone al Titanus di fare almeno una volta nella vita il Capitano Reggente: come noto, i Capitani sono due e vengono eletti ogni sei mesi, aumentando così paurosamente le probabilità di essere chiamati a svolgere l'importante compito. Altro che Naja! È vero, il sammarinese ha un servizio sanitario completo ed efficiente. Ma volete mettere, dico, col sottile piacere tutto italiano della roulette russa? Neanche il tempo di ammalarsi che già sei ricoverato, curato, lavato, stirato e pronto per ricominciare a lavorare! E che due palle!

Il tutto, poi, senza contare le mille cose, piccole e grandi, che il sammarinese deve invidiare all'italiano: la Nazionale, tanto per cominciare, ferrea compagine di miliardari che probabilmente non vedranno mai più una Coppa del Mondo. La stessa televisione di Stato, dove in cambio di un modesto canone possiamo goderci le performances di geni come Gigi Marzullo, Maurizio Mosca e l'impareggiabile Aldo Biscardi. E poi noi abbiamo il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Cervino: vette colossali, sempiterno baluardo del Bel Paese; loro a malapena hanno un cocuzzolo di 738 metri e si ostinano a chiamarlo Titano. Evidentemente non hanno mai visto l'Himalaya.


Dr. Danny Irreparabili.