La discoteca (quarta parte) - Il D.J.

Un altro magico sabato sera sta per entrare nel vivo: espletate le primarie necessità dell'ingresso, del guardaroba e del bagno, c'è sempre l'intelligentone che esordisce dicendo: "facciamo un giro!". Il giro della discoteca si compie incanalandosi in terribili serpenti umani, spesso vincolati in strettissimi sensi unici alternati. Procedendo a passo di lumaca, con la visione della forfora di chi precede e la minaccia incombente della sigaretta di chi segue, ci si imbatte spesso in ingorghi causati dai soliti pirla che scelgono per la chiaccherata i punti più stretti del locale. Vedendo poi diverse ragazze tenersi per mano durante "il giro", e pensando si trattasse di una moda diffusa, io e Massimo Riserbo abbiamo avuto la splendida idea di imitarle, suscitando l'ilarità generale. È poi divertente notare come spesso la gente cammini in punta di piedi per sembrare più alta, e come nei punti strategici si formino i cosiddetti "nuclei di osservazione": gruppetti di ragazzi single, muniti di drink e sigaretta, che con sguardo alla Marlon Brando studiano, votano e commentano le grazie delle ragazze che passano. I più impavidi le abbordano anche, spesso senza curarsi del fidanzato culturista che le segue di qualche metro. Una volta scampati alla snervante prova, è facile trovarsi di fronte al Sancta Sanctorum della discoteca: la cabina del Disc-Jockey.

Il D.J. (Homo Mixer) è sicuramente l'elemento di maggior spicco del locale: adorato dalle donne, invidiato dagli uomini, questo professionista del decibel ha in pugno il successo o la disgrazia della discoteca in cui lavora. Anche per questo i Disc-Jockeys più affermati ricevono cifre da capogiro e vengono spesso richiesti fuori confine. Normalmente in una discoteca ci sono almeno due D.J., anche perché sarebbe umanamente impossibile mixare per quattro ore di seguito: l'inizio della serata è solitamente affidato allo scudiero, che esegue diligentemente il suo compito senza vette di creatività. Ma verso le due arriva il principe del mixer, seguito da un drappello di sei o sette fedelissimi, ognuno con la caratteristica valigia portadischi in mano. Sono lontani i tempi in cui io e Massimo, frequentatori assidui dell'Hollywood, subivamo le deprimenti performances di D.J. improvvisati, che con un solo piatto a disposizione facevano quello che potevano: "Born to be alive", stacco netto, lui che con marcato accento romagnolo diceva "e adesso un altro bel dischetto" e via con "Lady Night" di Patrick Juvet. Adesso no, è tutto diverso: immerso tra campionatori, casse spia, cuffie a infrarossi e giradischi a neutroni, il Disc-Jockey somiglia sempre più a un astronauta e sempre meno a un operaio della musica.

Non vanno trascurati altri due personaggi fondamentali che affiancano il D.J. nella sua fatica: uno è il Light-Jockey, che non è un prodotto dietetico ma l'addetto al controllo degli effetti luce e della stramaledetta macchina del fumo, moderno strumento di tortura mutuato dagli orrori di Auschwitz. L'altro personaggio è "The voice". il vocalist, rompiscatole stipendiato per rovinare i brani migliori con frasi ad effetto come "Benvenutiiiii!", oppure "Saluti agli amici di Bolognaaaaaaa!". Trascinato dall'emozione di avere un microfono in mano, The Voice si produce spesso nella maldestra interpretazione dei pezzi cantati, suscitando nel pubblico propositi omicidi.

Armato della solita attrezzatura ad alta tecnologia (penna e block-notes), Massimo Riserbo è riuscito a strappare un'intervista al re della serata, M.C. Quickfinger Master Groove Badalamenti, detto più semplicemente M.C. Quickfinger Master Groove, in uno dei rari momenti di riposo.
Allora, M.C. eccetera, tutto bene?
Yeah, proprio un bel sound stasera! Ho sparato tanta di quella Underground da mettere out i subwoofer; il feeling è OK, e adesso con un po' di Trance e Techno voglio creare un background fantastico, per poi finire con un groove di Rap, Hip-Hop e Scratch da far saltare tutti gli slider del mio mixer!
Certo che per questo mestiere hai proprio il Physique du Role!
Prego? No, sai, il latino proprio non lo mastico!

Un caloroso ringraziamento all'amico Staffy per l'arguta collaborazione.


Dr. Danny Irreparabili.