La discoteca (quinta parte) - Cubisti e cubiste

Sono passati almeno due lustri da quando io e Massimo Riserbo abbiamo calcato l'ultima volta la pista di una discoteca: e così, imitando maldestramente le movenze degli altri, ci siamo buttati nel vortice delle danze per studiare più da vicino il moderno rito tribale del ballo. La danza da discoteca si può definire tranquillamente a incastro o a puzzle: ognuno si impadronisce caparbiamente di una mattonella e inizia a dimenarsi sincronizzando i propri movimenti con quelli del vicino. Ad ogni braccio alzato deve corrispondere un braccio abbassato, pena fatali gomitate nel costato e dolorose bruciature di sigaretta sulle mani.

È interessante notare come, quale che sia il locale frequentato, in pista sia possibile rintracciare le seguenti specie umane:
1) Il gruppetto di ragazze con scarpe da tennis, che pongono ad epicentro delle loro evoluzioni una o più borsette.
2) La coppia quarantenne, lui coi baffi e lei con svariati lifting, che ballano avvinghiati in un tango postmoderno.
3) Il John Travolta della situazione, che sconfinando abbondantemente dalla propria mattonella propone esibizioni decisamente demodé, con tanto di giravolte e virtuali atti erotici.
4) La megadiva ossigenata all'inverosimile, fasciata in un voluttuoso tubino nero, che con le braccia costantemente levate al cielo mostra la propria appartenenza a questo mondo grazie alle ascelle copiosamente sudate.
5) L'asceta del ballo, che con gli occhi chiusi e i movimenti controllati, sussurra sommessamente le parole del brano in sottofondo.
6) L'odioso Ruphus Cellularis dai lunghi capelli, che ogni sei secondi fa roteare la chioma sbattendola senza pietà in faccia agli incolpevoli vicini.

Quando andate in discoteca e cominciate a ballare sappiate che: qualsiasi punto della pista voi scegliate, detto punto sarà quello di maggior traffico per l'ingresso e l'uscita della gente dalla pista stessa. Quando la macchina del fumo pestilenziale entrerà in funzione, l'ugello della medesima si troverà grosso modo all'altezza dei vostri calcagni. Quando verranno accesi i faretti a protoni da mille watt, uno si troverà esattamente sulla vostra verticale. Quando si scatenerà una rissa, voi vi troverete nel centro esatto di essa e sarete cacciati dal buttafuori insieme agli altri facinorosi. Se poi avete il vestito nuovo, il vostro vicino avrà la premura di decorarlo con una bella chiazza di Gin tonic, sempre che non vi vomiti addosso senza tanti complimenti. E per finire, la sfiga suprema: l'unico chewing-gum gettato a terra aderirà affettuosamente alle vostre scarpe, costringendovi a camminare per tutta la serata come uno zombie nel tentativo disperato di staccarlo.

Ai bordi della pista da ballo si trovano i cosiddetti cubi, postazioni da ballo normalmente vietate ai comuni mortali. Vi possono prendere posto, infatti, solo i ballerini, creature elette dall'aspetto vagamente extraterrestre, derivanti da complicati processi di clonazione: i ballerini maschi sono tutti belli, alti, muscolosi e abbronzati, spesso di colore, e sanno incantare frotte di ragazze sotto il loro cubo con movenze fin troppo esplicite. Di gran moda, ultimamente, è lo strip-tease eseguito strappandosi letteralmente di dosso vecchi indumenti di jeans, per poi lanciarli alle fans in delirio.

Non da meno sono le ballerine, altissime ed eteree, che paludate nei modi più strani (vedi disegno) strappano agli estasiati osservatori commenti non proprio seminaristici. È interessante notare come quasi tutte le ballerine tentino di spacciarsi per americane o francesi, anche se poi a un attento esame il loro esotico accento nasconde a malapena chiarissime inflessioni tosco-emiliane. Adesso avrò il mio bel da fare per strappare Massimo Riserbo dalla minigonna di pelle di Christine, una delle supermaggiorate testé descritte: con la scusa di intervistarla le ha già fatto proposte non molto giornalistiche e, come amo dire spesso, il dovere viene prima del piacere. Oltretutto l'avevo vista prima io.


Dr. Danny Irreparabili.