Sono passati almeno due lustri da quando io e Massimo Riserbo abbiamo
calcato l'ultima volta la pista di una discoteca: e così, imitando
maldestramente le movenze degli altri, ci siamo buttati nel vortice delle
danze per studiare più da vicino il moderno rito tribale del ballo.
La danza da discoteca si può definire tranquillamente a incastro o
a puzzle: ognuno si impadronisce caparbiamente di una mattonella e inizia
a dimenarsi sincronizzando i propri movimenti con quelli del vicino. Ad
ogni braccio alzato deve corrispondere un braccio abbassato, pena fatali
gomitate nel costato e dolorose bruciature di sigaretta sulle mani.
È interessante notare come, quale che sia il locale frequentato,
in pista sia possibile rintracciare le seguenti specie umane:
1) Il gruppetto di ragazze con scarpe da tennis, che pongono ad
epicentro delle loro evoluzioni una o più borsette.
2) La coppia quarantenne, lui coi baffi e lei con svariati lifting,
che ballano avvinghiati in un tango postmoderno.
3) Il John Travolta della situazione, che sconfinando abbondantemente
dalla propria mattonella propone esibizioni decisamente demodé,
con tanto di giravolte e virtuali atti erotici.
4) La megadiva ossigenata all'inverosimile, fasciata in un voluttuoso
tubino nero, che con le braccia costantemente levate al cielo mostra
la propria appartenenza a questo mondo grazie alle ascelle
copiosamente sudate.
5) L'asceta del ballo, che con gli occhi chiusi e i movimenti controllati,
sussurra sommessamente le parole del brano in sottofondo.
6) L'odioso Ruphus Cellularis dai lunghi capelli, che ogni sei secondi
fa roteare la chioma sbattendola senza pietà in faccia agli
incolpevoli vicini.
Quando andate in discoteca e cominciate a ballare sappiate che: qualsiasi
punto della pista voi scegliate, detto punto sarà quello di maggior
traffico per l'ingresso e l'uscita della gente dalla pista stessa. Quando
la macchina del fumo pestilenziale entrerà in funzione, l'ugello
della medesima si troverà grosso modo all'altezza dei vostri calcagni.
Quando verranno accesi i faretti a protoni da mille watt, uno si troverà
esattamente sulla vostra verticale. Quando si scatenerà una rissa,
voi vi troverete nel centro esatto di essa e sarete cacciati dal buttafuori
insieme agli altri facinorosi. Se poi avete il vestito nuovo, il vostro vicino
avrà la premura di decorarlo con una bella chiazza di Gin tonic, sempre
che non vi vomiti addosso senza tanti complimenti. E per finire, la sfiga
suprema: l'unico chewing-gum gettato a terra aderirà affettuosamente
alle vostre scarpe, costringendovi a camminare per tutta la serata come uno
zombie nel tentativo disperato di staccarlo.
Ai bordi della pista da ballo si trovano i cosiddetti cubi, postazioni da
ballo normalmente vietate ai comuni mortali. Vi possono prendere posto,
infatti, solo i ballerini, creature elette dall'aspetto vagamente extraterrestre,
derivanti da complicati processi di clonazione: i ballerini maschi sono tutti
belli, alti, muscolosi e abbronzati, spesso di colore, e sanno incantare frotte
di ragazze sotto il loro cubo con movenze fin troppo esplicite. Di gran moda,
ultimamente, è lo strip-tease eseguito strappandosi letteralmente di
dosso vecchi indumenti di jeans, per poi lanciarli alle fans in delirio.
Non da meno sono le ballerine, altissime ed eteree, che paludate nei modi
più strani (vedi disegno) strappano agli estasiati osservatori commenti
non proprio seminaristici. È interessante notare come quasi tutte le
ballerine tentino di spacciarsi per americane o francesi, anche se poi a un
attento esame il loro esotico accento nasconde a malapena chiarissime
inflessioni tosco-emiliane. Adesso avrò il mio bel da fare per strappare
Massimo Riserbo dalla minigonna di pelle di Christine, una delle supermaggiorate
testé descritte: con la scusa di intervistarla le ha già fatto proposte
non molto giornalistiche e, come amo dire spesso, il dovere viene prima
del piacere. Oltretutto l'avevo vista prima io.
Dr. Danny Irreparabili.