Tipi da spiaggia (seconda parte)

Distesi sulla brandina, cosparsi come porchette da olio abbronzante, la mente torna ai felici ricordi d'infanzia: infanzia che risale, almeno per me e Massimo Riserbo, al primo dopoguerra. La Publiphono non esisteva e Magalotti portava ancora i calzoni corti; i bambini dispersi venivano ritrovati soltanto a fine stagione, e i bagnini issavano la bandiera rossa quando pareva a loro. La pace e il silenzio di quei giorni felici venivano rotti soltanto dalla mamma che ti intimava di uscire dall'acqua: tu coi polpastrelli squamati e tua madre, ritta sulla riva, con l'asciugamano, il costume di ricambio e la classica pesca, rigorosamente di tipo sbrodolante. E in sottofondo un'altra voce familiare, quella del gelataio col sombrero, assalito da frotte di bambini in crisi di astinenza da limoncino bomba. Il leggendario gelataio esiste ancora, avrà approssimativamente centodue anni e imperterrito calca le spiagge lanciando il suo richiamo. Ma, ahimè, la sua voce ancora stentorea è ormai sommersa dal vociare di mille altri personaggi, che col passare degli anni hanno invaso l'arenile.

Uno dei più famosi è sicuramente il venditore di cocco: abbronzato, aitante, gran macinatore di chilometri, non ha però grande riscontro commerciale: la noce di cocco dalle nostre parti non ha mai riscosso il successo che meriterebbe, e il povero venditore rischia di finire ogni giornata mangiandosi le sue noci e anche l'insalata che orna il cestone. La rappresentanza più numerosa è però quella senegalese: in media si viene visitati dai simpatici africani ogni trenta secondi, rischiando ogni volta la frattura delle falangi dei piedi vista la violenza con cui vi sbattono il campionario sulla brandina. È da evitare però il termine dispregiativo e anche un po' razzista di Vu cumprà: dopo tanti anni di presenza in Italia i nostri amici hanno ampliato moltissimo il loro vocabolario, ed hanno imparato a chiedere: "Vorrebbe vossignoria osservare la mia merce onde stabilire quale sia l'oggetto che più si confà alle vostre esigenze?".

I senegalesi, stanchi ormai del girovagare in spiaggia, hanno iniziato ad aprire veri e propri bazar, presentando la merce su eleganti teli stesi sulla battigia. La scelta è vastissima e interessante: dalle eleganti tute Esprit a scolorimento rapido agli elefantini in legno di garantita provenienza africana (Made in Mergellina), passando per collanine, cagnolini abbaianti e soldatini meccanici che non compra nessuno. La grossa novità di quest'anno è costituita dalla presenza di giovanotti di non determinata provenienza (India? Sri Lanka? Santa Giustina?) che, posizionato il banchetto sulla battigia, vi appongono il cartello "Il tuo nome su un chicco di riso". La qual cosa è anche possibile, almeno fino a quando non si presenta qualcuno che si chiama Crisafulli Giandomenico, e allora sono dolori. Ma come è noto la concorrenza aguzza l'ingegno e sviluppa le doti; così è possibile vedere cartelli dalle fantascientifiche promesse: "il tuo ritratto sulla schiena di una pulce" e addirittura "la Cappella Sistina sull'ombelico di un microbo".

Un'altra figura che regge bene il peso degli anni è quella del fotografo pseudo-tropicale, dotato di palme finte, capanna fintissima e pappagallo impagliato. A dire il vero la dotazione di questi personaggi comprendeva anche scimmiette e leoncini (vivi), ma giuste ingiunzioni ne hanno imposto la sostituzione con bruttissimi e vecchissimi pelouche. La carrellata del supermarket più lungo del mondo non si può chiudere senza aver ricordato gli ultimi arrivati: gli sfigatissimi PR da spiaggia, giovani speranze che vagano di brandina in brandina, distribuendo biglietti che finiscono regolarmente sotto venti centimetri di sabbia.


Dr. Danny Irreparabili.