La giornata tipo di un Homo Balnearis che si rispetti è basata su
svariati punti fondamentali: ovvio il bagno di sole, scontato il bagno in
mare, facoltativi ma pressoché irrinunciabili il giro in moscone e
la sosta al bar. Ma il momento più atteso, quello in cui anche il
turista più pigro schizza dalla brandina come una molla, è
quello del gioco: gli ampi spazi del nostro litorale sono un richiamo
irresistibile per gli appassionati di racchettoni e pallavolo, frisbee
e rubabandiera. Ma di questi sport, in cui la sabbia svolge il semplice
compito di terreno di gioco, parleremo più diffusamente nelle
prossime puntate. C'è un altro aspetto del gioco in spiaggia,
più magico e affascinante, dove la sabbia diventa protagonista
con la sua ineguagliabile plasticità: chi non ha mai fatto un
castello, una donna nuda o una piccola darsena utilizzando la fine e
vellutata compagna di giochi, sapientemente lavorata con acqua e paletta?
La quintessenza dell'ingegneria balneare si raggiunge però nella
leggendaria pista, dove al divertimento della costruzione si somma poi
il piacere della gara. Nei miei vaghi ricordi d'infanzia affiora ancora
oggi il rito che precedeva la realizzazione della pista: scelto il luogo
e studiato il tracciato, il bambino più piccolo veniva costretto
a sedersi, per poi essere trainato senza pietà dai compagni così
da creare l'abbozzo del percorso. Inutile dire che il prescelto ero sempre
io, e probabilmente tutti i miei successivi problemi intestinali sono da
imputarsi a questa sfortuna giovanile.
A questo punto si cominciava a dare sfogo alle velleità architettoniche,
creando curve paraboliche degne di Monza, sottopassaggi, dossi, chicane e ponti
dalle ardite strutture. Condizione fondamentale per la riuscita dell'opera era
bagnare continuamente il percorso: per questo il bambino più stupido
(e indovinate chi era) veniva nominato portatore d'acqua e compiva decine di
spole mare-pista con pesantissimi secchielli. Particolare cura veniva dedicata
alle rifiniture finali: si giungeva persino a realizzare i cartelloni pubblicitari,
con pacchetti di sigarette e lattine vuote. A voler esagerare si utilizzavano
i Big Jim come spettatori e le Barbie delle sorelline come cronometriste.
L'apertura della classica reticella contenente le palline era un po' come la
sigla dell'Eurovisione: l'evento stava per cominciare. Bellissime, le palline
dell'epoca: contenevano sfocate fotografie dei ciclisti di allora, dai Bitossi
ai Motta, passando per il magico Dancelli con la maglia bianconera della Scic,
il rude Aldo Moser teso nello sforzo di una salita, Adorni sorridente in un
arrivo a braccia alzate. Io personalmente possedevo una pallina nera che adoravo:
l'uso smodato aveva ormai privato della trasparenza la parte superiore, lasciando
intuire la sottostante presenza di un semisconosciuto Davide Boifava. Si era ormai
alla definizione delle regole: la pallina uscita si doveva piazzare sul punto
iniziale, la pallina doppiata veniva schiacciata sotto una brandina insieme
alle dita dello sfortunato proprietario. Era ammesso il "Cicco"
e proibito lo "Scrocco", antesignano del turbocompressore poi abolito
anche in Formula Uno. Chi era sorpreso a rubare preziosi centimetri veniva
gettato in acqua, chi demoliva involontariamente le sponde della pista veniva
chiuso in una cabina fino a tarda sera.
Il mito della pista, ahimè, sta morendo: forse per la grande
difficoltà nel reperire le palline, ma sicuramente perché
i bambini di oggi hanno modo di divertirsi con molta meno fatica. Stesi
sotto l'ombrellone, con in mano un freddo Game Boy o un asettico Sega
Master System, hanno ormai lasciato a babbi e zii il compito di portare
avanti la secolare tradizione. È cosi facile vedere l'ingegner
Belometti di Segrate, insieme al Geometra Crisafulli di Cuneo, impegnati
in calcoli statici e dinamici, definizione di traiettorie e spazi di fuga,
alla costante ricerca della pista perfetta che da piccoli non erano mai
riusciti a fare.
Bando alla nostalgia, cari amici: fra due settimane ci si rivede per
un'altra, irresistibile puntata di questa serie vacanziera. Argomenti:
di nuovo il gioco, e le mille nuove proposte per passare il tempo in
spiaggia, dalla palestra balneare ai Favolosi Dondolosi.
Dr. Danny Irreparabili.