Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un lento, progressivo, inesorabile
svecchiamento generazionale della specie Homo Balnearis Abbronzatissimus
(i bagnini, per intenderci). Così i rudi rappresentanti della vecchia
guardia hanno lasciato il posto a figli e nipoti: idee nuove, cervelli
freschi e tante energie per dare alla spiaggia un volto più giovane.
Ai miei tempo erano due soltanto le alternative all'abbronzatura e al
bagno: c'era il millenario gioco delle bocce, che si svolgeva in roventi
aree recintate dotate di un fondo di compattissima sabbia. Parcheggiato
in un angolo, l'immancabile rullo compressore a propulsione umana faceva
da testimone ad epiche, interminabili partite; il mitico segnapunti della
Campari completava il campo di gara, insieme a tende e parasole dalla
dubbia funzionalità: le bocce venivano trasportate in romantiche
secchie da muratore, pesavano dodici chili l'una e spesso erano talmente
consunte da non permettere la distinzione tra le rosse e le verdi.
L'altro grande caposaldo dell'attività balneare era quel curioso
metodo di tortura, in perfetto stile legione straniera, denominato sabbiatura:
confidando nelle proprietà terapeutiche di quella sostanza tuttofare
che è la sabbia, anziani signori col cappellino bianco ed evidenti
sintomi artritici si sottoponevano di buon grado al crudele trattamento
della sepoltura. Io ero piccolo, non capivo, e con una sfrontatezza tutta
infantile andavo dai signori appena usciti dalla sabbiatura, impanati come
cotolette, chiedendo: "Scusi, ma per morire bisogna fare prima le
prove generali?". La risposta era un sonoro ceffone nella maggior
parte dei casi, più raramente virili toccate agli attributi o
altri espliciti gesti scaramantici.
Il rito della sabbiatura è ormai solo un lontano ricordo; i
bocciodromi balneari invece sopravvivono, ma sono stati sospinti negli
angoli più remoti della spiaggia dalle nuove strutture sportive.
Quella che per prima ha fatto la sua apparizione, oltre 10 anni fa, è
stata la rete da beach-volley: e oggi non c'è un bagno che ne sia
privo, pena la perdita di quasi tutta la clientela giovanile. Normalmente
il campo viene occupato alle sette del mattino da una squadra di
superspecializzati che giocano senza interruzione fino al tramonto:
grandi consumatori di Gatorade, questi Zorzi balneari possiedono suole
di amianto incorporate nelle piante dei piedi, grazie alle quali possono
giocare anche in condizioni equatoriali.
Fino a poco tempo fa si pensava che il basket sarebbe stato eternamente
escluso dalla spiaggia: invece l'ostacolo è stato aggirato creando
ampie piattaforme di cemento, sulle quali zampettano strani figuri con
evocative canottiere e scarpe anabolizzate.
A tutt'oggi quasi tutti gli sport olimpici sono riusciti a trovare posto
sull'arenile: dal tennis al calcio, dalla canoa al ping-pong, dagli scacchi
al pentathlon moderno. Ma poiché la feroce concorrenza tra i bagnini,
ormai veri e propri manager del divertimento, è sempre più
agguerrita, ecco che le idee si moltiplicano a dismisura: c'è già
chi sta preparando i box per il tiro al piattello, e chi ha nel cassetto i
progetti per un campo da golf a diciotto buche. La novità di quest'anno
è però un'altra: è nato il beach-fitness, ovvero come
fare ginnastica e abbronzarsi in un colpo solo. Alle prime, tristi, cyclettes
si sono via via aggiunti vogatori, step, bilancieri e macchine di ogni tipo.
Il tutto senza contare i corsi di aerobica, thai boxe e balli sudamericani
grazie ai quali è diventato facilissimo morire di fatica anche quando
si è in ferie.
Dal processo di rinnovamento non si sono salvati neppure i bambini: come
abbiamo visto nella puntata precedente, i piccoli turisti da tempo hanno
abbandonato i tradizionali giochi da spiaggia come piste e castelli. E'
però ammirevole che si tenti almeno di salvarli dalla dittatura
elettronica di Super Mario, mettendo a loro disposizione altalene ad alta
tecnologia e dondoli virtuali. E chissà se torneranno mai le altalene
a pelo d'acqua di buona memoria dove, sotto la severa tabella pubblicitaria
del Cynar, nascevano gli amori e le tumefazioni più colossali della
storia della Riviera Adriatica.
Dr. Danny Irreparabili.