Tutti gli anni, inevitabilmente, la stessa storia: l'estate finisce in
un batter d'occhio, l'abbronzatura faticosamente acquisita se ne va nel
giro di un paio di docce, le felpe si mimetizzano negli angoli più
reconditi dell'armadio e - quel che è peggio - rifanno capolino
Maurizio Mosca e Ambra Angiolini. Settembre, per chiunque abbia un
minimo di sensibilità, è sicuramente il mese più romantico e struggente
dell'anno: si torna alle vecchie abitudini, si riscopre il calore del
focolare domestico e il pokerino con gli amici, si mette in letargo
lo scooter per tuffarsi nel morbido abbraccio di rassicuranti ribaltabili,
si subisce la magia malinconica del ritorno dell'ora solare.
C'è chi torna a scuola, c'è chi torna dalla moglie,
c'è chi riempie l'Ape di ombrelloni e chi ricomincia a mangiare
la peperonata: ma una cosa che accomuna tutti, indistintamente, è
l'eterno irrisolto quesito: cosa fare la domenica pomeriggio?
Fortunatamente un valido alleato viene a darci man forte in questo
amletico dubbio: è l'immortale Cinema, che se d'estate sopravvive
in poche arene semideserte proponendo film vecchi come Noè, al
ritorno dell'autunno si ripresenta imperioso con decine di proposte
nuove e appetitose.
È interessante notare come il mondo della celluloide segua dei
ritmi e degli schemi di una ripetitività agghiacciante. Infatti:
A) Ogni anno, immancabilmente, esce un film-scandalo che sulla carta
dovrebbe essere sull'orlo della pornografia (vedi "Basic instinct"
o "Boxing Helena") e che poi alla prova dello schermo si rivela
più casto di Bambi.
B) Sempre ogni anno, e sempre immancabilmente, dobbiamo sorbirci un film
di Schwarzenegger dai costi astronomici e dagli effetti speciali sempre
più raffinati: sembra che l'anno prossimo, in "Terminator 3",
ci godremo anche il fetore dei corpi in decomposizione.
C) Questa volta ogni due anni, abbiamo una pellicola del nostro amato
zombie vivente Dario Argento, ed ogni volta siamo costretti a rimpiangere
il suo capolavoro "Profondo rosso".
D) Altro grande classico della cinematografia è il cartone animato
di Walt Disney, col ricco seguito di pupazzi, figurine e gadget vari.
E anche in questo caso siamo costretti a rimpiangere Biancaneve.
L'elenco potrebbe continuare con le produzioni da Oscar dei fratelli Vanzina,
i giocattoloni tecnologici di Spielberg e i drammoni americani il cui titolo
è invariabilmente composto da un sostantivo e un aggettivo (Attrazione
fatale, Inserzione pericolosa, Follia esplosiva e via dicendo) senza contare
le saghe infinite di Freddy Kruger & La Casa.
Vi risparmio il tormento per passare ad un altro aspetto del fenomeno
cinema, ovvero come si sceglie un film da vedere. Uno dei sistemi più
diffusi è la conosciutissima bacheca, dove però compaiono
spesso solo i titoli e spesso neanche quelli, come nel caso dei fantasiosi
incipit dei film porno, spesso talmente lunghi ed espliciti da non trovar
posto sulle targhette. In alternativa ci si può basare sugli esaurienti
giornaletti dove oltre al titolo compaiono anche trama, interpreti e locandina
del film. Teoricamente il massimo della promozione cinematografica dovrebbe
essere costituito dai Trailers (un tempo noti come provini), anche se poi
si scopre che questi sono composti con gli unici pezzi decenti del film.
I criteri di scelta si possono riassumere in alcuni tipi dipendenti dalla
compagnia e dall'umore della medesima: un gruppo misto andrà a vedere
un film comico comunque disimpegnato; un gruppo di soli uomini opterà
per una fiction di avventura (di pomeriggio) o "Calde labbra di
collegiali perverse" (di sera). Una coppia potrà recarsi a
vedere un mattone sentimentale o - se i sensi sono un po' più
vivaci - un erotico soft; c'è l'alternativa del film dell'orrore,
che equivale a un biglietto sprecato vista la malsana abitudine delle
ragazze di coprirsi gli occhi durante le scene più raccapriccianti.
Non mancano le coppie che, per andare a vedere un cartoon senza dare troppo
nell'occhio, si fanno prestare il nipote o il bimbo dell'amica. Bimbo che,
tra parentesi, magari preferirebbe Sharon Stone. Un'ottima idea è quella
di andare a vedere uno di quei film d'Essai in polacco sottotitolato,
curandosi però di parlottare fitto fitto e sottovoce, all'uscita, per
fare finta di averlo capito.
Dr. Danny Irreparabili.