Tutti al cinema (seconda parte)

Cinema! Quante emozioni, quanti ricordi felici in questa parola, quante ore spensierate, e quanti inviti respinti dalla ragazze! Un tempo non c'era discussione sul cosa fare la domenica, e spesso anche il sabato sera, anche perché a parte il calcinculo le occasioni per divertirsi erano veramente poche; bastavano cinquecento lire (più altre cento per le sementine) per assicurarsi un paio d'ore di sanissimo svago. Certo, le sale non erano propriamente di lusso, per non parlare dei film che, in quadro perenne e con un sonoro raccapricciante, annoveravano una quantità tale di Macisti, Sansoni ed Ercoli da fare invidia a Giove in persona. Lungi dal guardare la pellicola, si andava al cinema per dedicarsi a una serie di attività collaterali che solo la magia di quel luogo sapeva ispirare: le battaglie coi lupini, il lancio di oggetti vari dalla galleria, le corna proiettate sullo schermo, ma soprattutto il doppiaggio del leone della MGM. All'apparire del fiero animale, il poderoso ruggito veniva sommerso da un rutto collettivo pazientemente preparato con litri e litri di Gingerino. I ragazzini più furbi disertavano sistematicamente le prime file per appartarsi in fondo al cinema con ragazzine altrettanto furbe: ma di questo specifico argomento non posso parlarvi, non avendo nessuna diretta esperienza. Pare ci sia riuscito in verdissima età Massimo Riserbo, mio assistente, guardaspalle e colf, che palpeggiò la figlia di Berto il macellaio per l'intera durata del film "Maciste contro le Amazzoni". La festa venne rovinata all'uscita dallo stesso Berto, che troncò (è il caso di dirlo) le residue velleità sessuali del povero Massimo con due precisi colpi di mannaia.

Col passare degli anni il mito del Cinema ha perso, in parte, il fascino sottile che aveva decretato il suo successo, anche grazie a produzioni cinematografiche non propriamente esaltanti: se Reynaud e i fratelli Lumiére fossero vissuti abbastanza da poter vedere i film di Alvaro Vitali, avrebbero trasformato i loro Prassinoscopi e Cinématographe in lavastoviglie. Questi piccoli incidenti, per fortuna, non sono riusciti a causare la morte della più alta forma d'arte del ventesimo secolo, ed oggi ci ritroviamo in tantissimi, ogni domenica, a celebrare quel grande rito del divertimento che è il cinema.

Nella puntata precedente abbiamo catalogato le varie proposte del settore, nonché i vari criteri di scelta utilizzati dal pubblico: va detto che anche il tipo di sala può influenzare in modo decisivo detta scelta. Abbiamo cinematografi di dimensioni navali, altri in miniatura, per pochi intimi, dove mancano i finestrini per avere la perfetta sensazione di essere in un pullman. Altri cinema hanno le poltrone modello Ameba, talmente soffici da esserne fagocitati, lasciandoti col dubbio che altri sventurati, all'interno dell'imbottitura, stiano cercando la strada per uscirne; in antitesi abbiamo gli scranni da oratorio in rigidissimo legno, particolarmente intonati ai film d'Essai in lingua originale, ideali per la meditazione e i problemi di colonna vertebrale. I cinema migliori sono quelli in pendenza, che teoricamente dovrebbero consentire una visione perfetta dello schermo, anche se poi la sfiga - nostra instancabile compagna di viaggio - ci piazzerà davanti Dino Meneghin o la mamma di Bart Simpson.

La cosa fantastica è che ogni sala, piccola o grande, scalcinata o ultramoderna, ha il bar: autentico punto di riferimento, tappa obbligata dove sopravvivono gli ultimi esemplari di una specie in via di estinzione, ovvero i pop corn. Spettacolari sono le resse che si formano al bar nell'intervallo, ora furibonde più che mai, visto che i tempi tecnici tra i due tempi sono ridottissimi: una volta si faceva in tempo ad andare a casa, mangiarsi un panino con la coppa, fare la pipì, e se si era abbastanza solleciti ci scappava anche la briscolina. Altra ghiotta occasione di ressa è proprio quella dell'entrata nella sala: come si sa i posti migliori sono quelli centrali, e per conquistarli c'è chi è disposto a tutto. Una frase che echeggia spesso, tra la folla, è: "Prendi tutta la fila!" ed è facile vedere disperati mandati in avanscoperta stendersi sulle poltrone, disseminando giubbotti, pantaloni e dentiere sulle medesime per conquistare i posti...

E mentre sullo schermo compare la parola Fine, il vostro Dottore preferito vi spara un trailer per la prossima puntata: andremo a scoprire un altro "luogo comune", che qualche lustro fa non esisteva neanche ed ora è diventato il punto di riferimento preferito dagli italiani. Signore e signori, TUTTI AL PUB!


Dr. Danny Irreparabili.