Tutti in palestra (prima parte)

C'è un posto che come nessun altro, in inverno, sa diventare punto di riferimento e aggregazione per i giovani annoiati della metropoli balneare in letargo: la palestra. L'estate ormai è solo un ricordo lontano, e allora addio alle nuotate fino alle boe, alle scampagnate in bicicletta, alle infuocate partite di beach volley e agli estenuanti tornei di calciobalilla: anche se fuori fa un freddo birbone e la nebbia si taglia con la motosega, bisogna ben trovare un sistema per tenersi in forma e migliorare il proprio aspetto fisico. Qualcuno, credendo di fare il furbo, aggira l'ostacolo acquistando per corrispondenza la miracolosa crema Ursus che poi si rivela efficace al massimo come lucido da scarpe; in alternativa c'è il vibromassaggiatore a fascia della Katia Sport, proposto in avvincenti televendite da una mulattona in perizoma, che pur non modellando il fisico si rivela ideale per far passare il singhiozzo e preparare ottimi cocktails shakerati alla perfezione.

A conti fatti, solo recandosi in palestra è possibile trovare l'ambiente, l'attrezzatura e l'assistenza adatta per raggiungere il proprio scopo: tanto più che, negli ultimi anni, il primordiale concetto di palestra con spalliera, pertica e quadro svedese si è evoluto e modernizzato, trasformando i tetri stanzoni grigi di scolastica memoria nel ponte di comando dell'astronave Enterprise. L'ultimo grido in fatto di Fitness è costituito dalle sofisticate attrezzature computerizzate, lontane parenti delle vecchie cyclette e degli obsoleti vogatori, che visualizzano in tempo reale il ritmo cardiaco, le calorie consumate, la soglia aerobica, i numeri del lotto, l'oroscopo del giorno e i programmi TV. La cosa divertente è che, collegando tra loro più macchine, si può gareggiare con gli amici diventando protagonisti di un vero videogame: dopo tre vittorie un bonus, dopo tre sconfitte l'eliminazione mediante raggio laser.

Per i più tradizionalisti rimangono le vecchie, solide macchine da body-building che, con le loro brave piastre di ghisa, permettono di ottenere ottimi risultati anche senza essere programmatori di computer. Utilizzatore abituale di questi marchingegni è il Culturista comune (Homo Enervit) al quale abbiamo dedicato, in passato, un'intera puntata: narcisista quanto basta, edonista fino al parossismo, il culturista trova il suo peggior nemico nel Ruphus Cellularis che spesso infesta le palestre nostrane. Agghindato di tutto punto con le magliette delle discoteche più "in" e le scarpe più costose, il Ruffo da palestra segue un duro allenamento basato su quattro esercizi base:
Esercizio 1: il salto della panca, necessario per raggiungere il proprio cellulare che suona dalla parte opposta della sala, tatticamente affidato alla custodia dell'istruttore.
Esercizio 2: l'occupazione del Leg-extension, macchina studiata in origine per lo sviluppo delle gambe, e usata dal Ruffo come poltrona da salotto durante interminabili discussioni con i suoi consimili.
Esercizio 3: l'intortamento, pratica fondamentale per lo sviluppo dell'apparato palatolabiale e, in un secondo tempo, di quello urogenitale. Infallibile strategia usata dal Ruffo in questa fase dell'allenamento è parlare con le ragazze tenendo in mano pesi enormi che fanno molto macho; di sollevarli non se ne parla neanche, anche perché un'inopinata sudata sarebbe fatale per il fascino (e il fondotinta) del nostro Eroe.
Esercizio 4: l'improvvisazione di alcuni passi di danza, approfittando della poderosa base musicale ormai imperante nella maggior parte delle palestre. Variante: stesso esercizio, ma utilizzando una panca come cubo improvvisato senza curarsi troppo dell'eventuale presenza su di essa di un'altra persona. Dopo una simile fatica, e prima di una rinfrescante doccia, il Ruphus Athleticus usa dirigersi verso un altro punto focale della palestra: il solarium, mezzo indispensabile per mantenere il bel colore terracotta che da sempre caratterizza la specie. Purtroppo, seguendo il pericoloso concetto "più tempo sto nel solarium, più divento nero" alcuni Ruffi si barricano letteralmente nell'infernale attrezzo uscendone rosolati come spiedini e col cellulare esploso per il calore.


Dr. Danny Irreparabili.