Tutti in palestra (seconda parte)

C'è solo un modo per osservare veramente da vicino il comportamento di una specie animale, studiarne a fondo le abitudini e comprenderne il linguaggio: diventare uno di loro. Spinti da una motivazione degna del premio Nobel, io e il mio assistente-segretario-colf Massimo Riserbo non abbiamo esitato ad infilarci nei panni del rude culturista per raccogliere questa nuova, eccitante sfida. Ecco i suddetti panni in dettaglio.

Danny Irreparabili: liso costume da bagno intero a righe orizzontali con stampa "Bagno Kursaal", calzettoni tirolesi con nappine, scarpacce Superga in tela tramandate da varie generazioni, fascia tergisudore in pelle di tasso scamosciata.

Massimo Riserbo: maglione girocollo in pesante lana di guanaco con nostalgica scritta ARMIR, calzoni alla zuava, pedule da alta montagna decorate con stelle alpine, modernissimo cardiofrequenzimetro Casio, vero ma senza pile, appeso al collo con un nastro tricolore.

Dopo la prima crisi di riso isterico originata dal nostro ingresso in palestra, l'istruttore ci ha chiesto i certificati medici, un mostruoso acconto e le nostre preferenze riguardo il corso da seguire. Per i certificati nessun problema, erano validi anche se timbrati con lo stemma dei Savoia, datati 1924 e abbondantemente rosicchiati dai topi. I soldi ovviamente non li avevamo, ma abbiamo strappato ugualmente l'iscrizione in cambio di quattro anni di pulizie. Per i corsi, nessun dubbio: vogliamo conoscere tutto, dobbiamo provare tutto. E così dopo il rito dell'iscrizione, il cortese energumeno ci ha fatti accomodare (a calcioni, ma questo è un particolare secondario) in quella che è la vera anticamera della palestra: lo spogliatoio. Lo spogliatoio è un continuo viavai di corpi nudi e seminudi, un deposito di borse e giubbotti ammassati senza ritegno, una Casbah di rutti potenti e moccoli coloriti, un regno del masochismo. Qui sembra che la gente faccia di tutto per autolesionarsi: c'è chi si aggira a piedi nudi sul pavimento cosparso di peli e liquidi di dubbia provenienza, rischiando di portarsi a casa funghi grossi come boleti malefici. C'è chi sempre scalzo e sempre sul pavimento bagnato, si destreggia col phon alla ricerca di una corroborante scarica elettrica. Non mancano gli equilibristi che si infilano i pantaloni saltellando sulla viscida superficie, così come abbondano i feticisti che rimirano le proprie mutande e annusano i calzini appena tolti. Dulcis in fundo, i maniaci della Thai-boxe che si preparano alla loro fatica spalmandosi sulle gambe un olio canforato dall'odore acre e penetrante, in confronto al quale il micidiale Autan è una blanda acqua di rose.

Non facciamo in tempo ad uscire dallo spogliatoio che ci ritroviamo catapultati sulla cyclette per il riscaldamento: all'inizio la prendiamo sul ridere imitando Chiappucci e Indurain in lotta sullo Stelvio, ma dopo trenta secondi, già cianotici per l'inusuale sforzo, decidiamo che può bastare e passiamo ai pesi. Massimo Riserbo, che per l'occasione si è munito di guanti a mezzo dito da automobilista, affronta senza esitare un mostruoso bilanciere con due torte di ghisa alle estremità, ottenendo in cambio un colpo della strega di notevole impatto figurativo. Per evitare altri danni ci rimettiamo all'esperienza dell'istruttore, che con due schede fitte fitte in mano ci fa saltare come grilli da una macchina all'altra: bench press, lat machine, pulley, deltoid machine, pull-over, leg extension, leg curl, pectoral, multipower. Non immaginavo che imparare l'inglese fosse così faticoso!

Le parole di Rambo suonano come musica alle nostre orecchie: "questo è l'ultimo esercizio!". Eseguitolo in fretta e furia accenniamo a dirigerci verso lo spogliatoio, ma veniamo tosto acciuffati e condotti di peso nella sala della Thai-boxe: come cordiale segno di benvenuto il maestro di Thai, Calogero Vincenzo Van Damme, ci lega con una corda al soffitto. "Per questa sera farete i sacchi" ci dice ghignando, e infatti veniamo percossi per un'ora buona da trentadue assatanati che urlano come pazzi e puzzano di canfora lontano un miglio. Veniamo liberati solo quando è il momento dello Sparring, ovvero il combattimento simulato. Simulato un corno! Io mi ritrovo a fare i guanti col maestro in persona, e il povero Massimo col migliore allievo del corso, Pierluigi Giangiacomo Van Damme. Altra razione di botte, tra l'invidia degli altri che ci guardano con grande rispetto: tra i componenti di questa specie, infatti, un occhio nero o una tibia incrinata sono sinonimo di impegno e dedizione; infatti, dopo l'allenamento tutti ostentano orgogliosamente ecchimosi varie, congratulandosi con me e Massimo per l'ottimo livello raggiunto già alla prima lezione.

La tortura sembrerebbe finita, e invece c'è ancora da fare la lezione di Aerobica. Uno zuccherino, pensiamo, in confronto a ciò che abbiamo passato finora: e in effetti l'ambiente sembra promettere bene. Ventisei belle ragazzotte firmate Nadiafassi, Nike, Reebok, profumate Intima di Karinzia; una istruttrice più alta di me e Massimo messi assieme, dalla voce felpata e dai muscoli guizzanti. Prima della lezione abbiamo persino fatto colpo su due ragazze, attratte dai nostri lividi e dai fascinosi scaldamuscoli fucsia che Massimo ha indossato sopra le pedule da montagna. Ma, ahimè, il relax è di breve durata: da un impianto degno del Cocoricò parte un pezzaccio techno a 160 battute al minuto, e dopo dodici secondi già intravedo la possibilità di morire di ictus. Ma il bello deve ancora venire: da un angolo della sala spuntano gli Step, le battute diventano 180 e Massimo Riserbo sta scrivendo il testamento. Lo Step è un attrezzo micidiale: all'inizio è un normale gradino e salirvi sembra un gioco da ragazzi. Dopo pochi minuti sembra di scalare l'Everest, e la mancanza di ossigeno rafforza il paragone. Guardiamo affranti il grosso orologio appeso alla parete e ci facciamo forza: solo dieci minuti alla fine della lezione! Purtroppo gli ultimi dieci minuti sono dedicati al gran finale: 210 battute al minuto, bassi poderosi che fanno tremare i vetri e sobbalzare il diaframma, ragazze che non ce la fanno più e si nascondono sotto lo Step, l'istruttrice che urla come una forsennata e non si lascia scappare una goccia di sudore, Massimo ed io che sventoliamo pavidamente le canottiere in segno di resa incondizionata.

Per questa sera è finita; i nostri muscoli finalmente tonici e guizzanti oppongono una certa resistenza all'ago del flebo, ma è ugualmente bello sapere che stiamo facendo di tutto per tenerci in forma, anche se i massaggi cardiaci che ci hanno praticato parrebbero dimostrare il contrario.


Dr. Danny Irreparabili.