Speciale Natale 1994

L'ultima ricerca compiuta da me e dal mio assistente-maggiordomo-chauffeur Massimo Riserbo ha fruttato una mole insperata di interessanti spunti scientifici: così almeno hanno detto i medici dell'ospedale dove siamo ricoverati, stupiti nel trovare un simile numero di fratture, traumi ed ecchimosi concentrati in due sole persone. Il responso del primario è stato impietoso; per rimetterci in sesto occorreranno non meno di venti giorni e questo, calendario alla mano, vuol dire soprattutto una cosa: per quest'anno passeremo il Natale e San Silvestro in compagnia di divertenti flebo ed eccitanti sedute in terapia rieducativa. Devo dire che la cosa mi dispiace fino a un certo punto: non che io abbia tendenze masochiste, per carità, ma in confronto ai miei ultimi tre o quattro Capodanni il ricovero in clinica è senz'altro il male minore. Ho comunque deciso di mettere a disposizione dei lettori il mio ragguardante bagaglio di esperienza a proposito della sfiga connessa con le festività: ecco dunque a voi un razionale ed esauriente vademecum che vi aiuterà a limitare al minimo i danni delle feste.

ALBERO. Di Natale: sfortunato abete destinato ad essere agghindato come un pirla per un mese buono. A volte si vendica donando ai suoi proprietari corti circuiti e corroboranti scariche elettriche. Variante molto diffusa è il Pioppo di Natale, albero da viale sovente decorato dai rottami delle auto che vi si schiantano contro, dopo le baldorie di Capodanno.

BOTTIGLIA. Di spumante o, più raramente, di Champagne: arma impropria usata durante feste e ricevimenti dai soliti idioti, che useranno il papillon del vostro smoking faticosamente noleggiato come bersaglio primario.

BETLEMME. Ridente cittadina palestinese, tradizionalmente considerata luogo di nascita di Gesù, caratterizzata da un piano regolatore indecente: passi per i mulini di cartone pressato, passi per le grotte di cartapesta, si può chiudere un occhio anche sulle luci che si accendono a intermittenza e sul muschio finto, ma i laghetti di specchio fanno veramente schifo.

CAPODANNO. Parola composta dalla radice CAPO (inizio) e dal suffisso DANNO (sciagura, evento sfortunato). Data convenzionale in cui si finisce di contare le sfighe appena subite e ci si appresta a patirne di nuove. In Groenlandia si festeggia il Capodoglio e negli aeroporti il Capodichino.

CENONE. L'accrescitivo non è dovuto tanto alla qualità o alla quantità di cibo, quanto alla cifra astronomica che si è costretti a sborsare. Resta comunque uno dei Capodanni preferiti dal target over 30: per altre informazioni vedi INDIGESTIONE.

DISCOTECA. Luogo di divertimento destinato ai più giovani; normalmente sovraffollata, per Capodanno supera se stessa riempiendosi per il triplo della capienza: ciò è possibile usando la tecnica millefoglie. Si balla su tre strati, dandosi il cambio ogni venti minuti, ed è consigliabile munirsi di parastinchi e conchiglia.

EPIFANIA. Tutte le feste si porta via. Provvidenziale festività che segna l'epilogo della kermesse natalizia, sospirata vigilia di un rinfrancante ritorno al lavoro e allo studio.

FESTA. Ci sono feste per tutti i gusti e tutte le tasche: dalla festa popolare della Fiera al Top Party con panettoni farciti di smeraldi e torroni a forma di cellulare. Quale che sia la vostra scelta l'epilogo sarà sempre lo stesso: a Capodanno ci si diverte pochissimo proprio perché divertirsi è obbligatorio.

GESÙ. Pochissimi si ricordano di lui. Grazie al consumismo imperante, il mistero del Dio fatto Uomo è diventato un fatto del tutto secondario. Schiacciato da montagne di panettoni e torroni e pandori e luci e bottiglie e regali inutili e tutto fuorché Amore.

INDIGESTIONE. Conseguenza naturale dei bagordi natalizi. Oltre alla classica indigestione da abuso alimentare va classificata anche quella da eccesso di pubblicità natalizia, martellante e kitsch come mai in passato. A proposito: le avete comprate le mutande rosse con le stelle comete?

LUCI. Belle, bellissime, le luminarie di Natale donano alla città un tocco di magia e suggestione che non guasta: non portano particolare sfiga, ma ho comunque una certa reticenza a parcheggiare la macchina sotto di esse. Prevenire è meglio che curare.

MAGI. Loschi contrabbandieri di valuta pregiata. Sovrani di non si sa bene quale lontano paese, si recano a far visita al bambin Gesù su indicazione della stella cometa (il potere della pubblicità, come si vede, non risente del passare dei secoli). Portatori di nomi assurdi - posso capire Gaspare e Balsassarre, ma Melchiorre deve avere delle colpe - non arrivano a mani vuote alla sacra grotta; ma se l'oro è senz'altro un bel regalo, e l'incenso può piacere a molti, questa benedetta mirra che diamine è?

NATALE, Babbo. Anziano pedofilo lappone. Più volte denunciato dal WWF per maltrattamenti a renne innocenti, il vecchiardo non perde l'abitudine di distribuire ai bambini voluttuari doni in cambio di poche, affettuose righe. Secondo alcuni studiosi la dimora di Babbo Natale si troverebbe ad Hammamet, e sotto la barba finta si celerebbe nientemeno che Bettino Craxi: vuoi per la mole, vuoi per il numero di buste che riceve ogni anno.

ORTOPEDIA. Il reparto dove ci troviamo io e Massimo in questo momento. Non c'entra niente col Natale, ma vi assicuro che per noi resterà un ricordo indelebile di queste feste. E poi le infermiere non sono niente male.

PANETTONE. Micidiale bomba calorica normalmente snobbata durante il resto dell'anno. Alla tradizionale ricetta si sono via via aggiunte infinite variazioni sul tema: dal panettone ricoperto di cioccolato a quello ripieno di crema, passando per quello a forma di Babbo Natale. Per noi gente di mare è in preparazione il panettone allo scoglio, con cozze e vongole al posto dei canditi.

PRESEPE. Forse la più antica e suggestiva tradizione natalizia italiana. Non c'è casa in cui, almeno una volta, non si sia costruito il Presepe, e poco importa se le pecore sono più grandi del loro pastore e la statuina del Bambin Gesù (in teoria appena nato) dimostra già un anno e mezzo: alla magia del Presepe è difficile rinunciare. Vedi anche Betlemme.

REGALI. Ormai del tutto privato dei suoi più alti contenuti, il Natale si è purtroppo trasformato nella grande sagra del consumismo: la febbre della corsa al regalo comincia a diffondersi fin dai primi giorni di dicembre, quando pubblicità vellutata e ruffiana ricorda a tutti che manca meno di un mese all'evento e che la tredicesima non è certo fatta per essere nascosta sotto il mattone. La cosa divertente e agghiacciante al tempo stesso è che in questo periodo la gente riesce a comprare veramente di tutto: dall'elefante fucsia in pelouche a grandezza naturale al contatore Geiger, dalla sveglia che fa chicchirichì al quadro tridimensionale, non c'è oggetto abbastanza idiota da non essere considerato degno di acquisto.

SILVESTRO. Noto gatto dei cartoni animati dalla sfortuna proverbiale. Per estensione, santo protettore degli jellati e quindi oberato di lavoro nella notte a lui dedicata.

TORRONE. Dolce tradizionale raccomandato dall'Associazione Medici Dentisti.

UBRIACO. Figura classica delle feste di Capodanno: solitamente vomita quando siete nei suoi paraggi, senza preavviso ma con notevole mira. Vedi anche Albero.

VISCHIO. Pianta caratteristica del periodo natalizio, sotto la quale è tradizione scambiarsi sinceri baci di auguri. Ma se agli altri uomini basta una pianticella di vischio per riuscire a baciare una donna, a me e Massimo servirebbe un Baobab.

VESTITI. Belli, appariscenti, costosi, pieni di pizzi e pailettes, i vestiti che le ragazze indossano a Capodanno solitamente spariscono negli armadi appena trascorsa la festa; le sventurate che si azzardano a rimetterlo vengono subito bollate senza ritegno: "Vé mo, l'é pas San Silvestro e quella lan'sne gnenca incorta!" (Traduzione: guarda, San Silvestro è passato e quella non se n'è accorta!).

ZAMPONE. Ottimo con le lenticchie. Seguendo la tradizione che vuole le medesime portatrici di denaro, ogni anno io e Massimo ne mangiamo a quintali: peti a volontà, ma soldi ancora nisba.


Con i migliori auguri o, meglio, in bocca al lupo, vostro
Dr. Danny Irreparabili.