Nel corso della mia lunga e onorata carriera ho commesso due gravi errori:
il primo - imperdonabile - è stato quello di assumere alle mie
dipendenze quel deficiente cosmico di Massimo Riserbo; il secondo - altrettanto
grave perché conseguente al primo - è stato quello di insegnare
al suddetto tutti i proverbi, detti e aforismi che conoscevo.
La mattina di Santo Stefano mi sono fatto sfuggire, in modo del tutto avventato,
l'antico adagio "dopo Natale è sempre Carnevale": dopo una
decina di secondi l'infame era già vestito da carciofo, avviluppato
come un pirla in diversi strati di gommapiuma verde. Da quel giorno non ho
più avuto pace: il Riserbo è riuscito, per quasi due mesi, a
cambiare travestimento ogni mattina. Ricordo con odio infinito il risveglio
del dieci gennaio, quando in perfetta tenuta da sceriffo l'idiota mi ha vuotato
un intero caricatore a due dita dalle orecchie, senza curarsi troppo della
tachicardia che mi porto da anni. Dopo due soli giorni mi sono svegliato
legato, imbavagliato e cosparso di rosmarino, al cospetto di un Massimo
versione Zimbabwe, con tanto di osso nei capelli, intento in una danza
propiziatoria davanti a un pentolone che prometteva pochissimo di buono.
Il non plus ultra della demenza ha avuto luogo il sette febbraio quando,
semi intossicato da una nube di incenso, mi sono dovuto sorbire una penosa
esibizione da odalisca con danza del ventre inclusa. Il tutto senza neanche
avere la delicatezza di depilarsi.
Il Carnevale, ricorrenza dalle antiche e ancora non chiarite origini,
è sicuramente la festa più amata e attesa dai giovani italiani.
La tradizione prevede per l'occasione tre capisaldi inevitabili: i dolci,
gli scherzi e le feste mascherate.
Solo a parlare di dolci carnevaleschi mi stanno spuntando brufoli grossi
come bignè: le famigerate castagnole e i malefici fiocchetti, da tempo
vietati dal Ministero degli Interni in quanto armi improprie, sono in grado
di provocare più danni di panettone, colomba, patate fritte, paella
e cus cus messi insieme. Va bene che le tradizioni vanno rispettate, ma non
sarebbe una cattiva idea rispettare, di tanto in tanto, il proprio fegato.
Autentica manna per i burloni professionisti, il Carnevale permette a questi
ultimi di esprimersi al meglio, con un assortimento di scherzi e goliardate
da fare invidia alla Postalmarket; complici i negozi specializzati nel settore,
in questo periodo ci si deve aspettare di tutto: dalle cacche finte ai cuscini
scoreggianti, dalle caramelle all'aglio alle mitiche fialette puzzolenti,
ogni occasione è buona per esprimere la propria creatività.
Gli scherzi più belli sono però quelli fatti su misura: ricordo
con nostalgia quella volta che riempii di zucchero il serbatoio della Lambretta
di Massimo Riserbo, o quando gli spedii la lettera di una fantomatica Samantha
con tanto di appuntamento, o ancora quando gli spalmai ben bene la ciambella
del water di liquido congelante poco prima del suo puntualissimo ingresso
quotidiano. Ricordo anche, con un po' meno nostalgia, la vendetta dell'infame
attuata con una grossa quantità di polvere pruriginosa vigliaccamente
introdotta nel mio letto.
La vera essenza del Carnevale, al di là degli scherzi di gusto
più o meno dubbio, è sicuramente da ricercarsi nelle feste
in maschera: è una tentazione troppo forte quella di trasformarsi
in altro, o rendersi irriconoscibili, oppure - perché no? - mostrare
quel lato di sé del quale altrimenti ci si vergognerebbe. Motivazioni
psicologiche a parte, a Carnevale per divertirsi c'è solo l'imbarazzo
della scelta: ci sono le feste a tema (Pigiama party, Far West party, Toga
e via dicendo), e non mancano feste organizzate in luoghi evocativi come
ville o castelli, con l'abbigliamento rigorosamente in tema. Il massimo
sono però i parties in discoteca, regolarmente arricchiti da premi
per le maschere più belle: solitamente suddivise nelle categorie
singoli, coppie e gruppi. In qualsiasi locale vi rechiate, vi imbatterete
senza scampo nei travestimenti classici, quelli di più facile
realizzazione, talmente diffusi da aver ormai sostituito gli ancor più
classici Arlecchino e Pulcinella. Immancabili sono i Blues Brothers, i soldati
più o meno armati, le suore sexy e i carcerati, sempre accompagnati
da palle nere spudoratamente di cartapesta. Indiani e cow-boys si sprecano,
così come non fanno più effetto mummie e vampiri. In una festa
che si rispetti c'è sempre la tribù dei cannibali, a volte
corredata di esploratore e marmitta gigante; fanno parte dei grandi classici
anche le famiglie Addams, gli improbabili frati con le Reebok ai piedi e
le svariate creature spaziali dalle mostruose fattezze (travestimento,
questo, da me prediletto per i pochissimi ed economici ritocchi che devo
apportare alla mia faccia da alieno butterato).
Banali e a volte anche un po' patetici gli uomini paludati da donne, spesso
accompagnati dalla fidanzata in panni maschili, ancor più spesso in
gravi difficoltà nel gestire sensuali decolleté a spillo di
tre numeri più piccole.
Per fortuna, a risollevare la noia generale di tutto questo dejà-vu,
intervengono sempre personaggi originali, oserei dire geniali: giuro di aver
visto persone vestite da lavatrice, da albero con tanto di rami, da doccia,
da missile. Coppie stupende (prendete appunti) dove uno faceva il semaforo
- funzionante - e l'altro la striscia pedonale, gli organi sessuali maschile
e femminile (con la spassosa performance dell'accoppiamento) oppure - massimo
dei massimi - la bomboletta di insetticida Raid, perfetta in tutti i particolari,
che inseguiva per la discoteca il compagno vestito da mosca con antenne e
alucce d'ordinanza. Lo spasso raggiunge l'apoteosi con i gruppi: il più
bello che ricordo era costituito da almeno venti virili omaccioni, corredati
da baffi e moquette pettorale, agghindati di tutto punto con guepieres e
autoreggenti in puro stile Crazy Horse: penso di aver perso i sensi quando,
agili come farfalle, le venti leggiadre fanciulle si sono scatenate sulle
note di un frenetico can can.
Augurandovi un gran bel divertimento per l'imminente Carnevale, il vostro
dottore vi saluta e vi spara l'appuntamento per la prossima puntata: parleremo
di un'altra grande festa popolare, una di quelle ricorrenze che si prestano
bene ai ricordi e alla nostalgia: la Fogheraccia.
Dr. Danny Irreparabili.