Massimo Riserbo (seconda parte)

Lo giuro sulle mie lauree e sui baffi di Einstein: appena torno a Rimini rompo il salvadanaio e mi compro una macchina come si deve! Ho dovuto frugare in tutti i cassetti di casa per trovare le chiavi del Sulky di Massimo Riserbo, ho perso mezza giornata per capire la tecnica di avviamento e un'altra mezza per trovare il carburante adatto: il deficiente cosmico, appassionato costruttore di invenzioni inutili, ha infatti dotato il piccolo veicolo di un sofisticato antifurto a riconoscimento vocale con rilevamento della scansione di frequenza. In poche parole ho dovuto cantare trentacinque volte la canzone dei Power Rangers, brano preferito dell'idiota stellare, imitando la sua voce stridula, tra gli sguardi stupiti dei vicini di casa e dei passanti. La cosa più fastidiosa è che, invece della sirena, ad ogni tentativo sbagliato si attivava un imbarazzante scoreggiatore a protoni.

Come se tutto ciò non bastasse, appena seduto al posto di guida sono stato investito da una vampata alcolica senza precedenti: incredibile a dirsi, ma il Sulky funziona solo ed esclusivamente a Cagnina dolce, grazie a un complesso convertitore etilico ideato dal sottoscritto. Effettivamente la Cagnina costa meno della benzina, inquina la metà e, tramite una cannuccia, tiene compagnia durante le soste: purtroppo non prevedevo fosse così difficile reperirla in luglio, e avendo da tempo esaurito ogni scorta vinicola mi sono dovuto affidare al buon cuore dell'amico Loris detto Bacco, guardiano, assaggiatore e factotum in forza alla Cantina Sociale. Ora, dopo due giorni e due notti di viaggio ininterrotto, mi trovo a Linate ad attendere il ritorno di Massimo, combattuto tra la disperazione di riaverlo tra i piedi e la gioia di ritrovarmi in tasca la bella sommetta che l'imbecille ha vinto al totocalcio nepalese. A dire il vero l'aereo è già in ritardo di sette ore ed io, vinto dalla stanchezza e dalla Cagnina dolce, non posso fare altro che chiudere gli occhi, sistemarmi come un barbone sugli scomodi seggiolini della sala d'attesa e pensare al passato.

A quella volta, ad esempio, che Massimo Riserbo inventò una rivoluzionaria lozione per la crescita rapida dei capelli, per ovviare alla sua precoce e incipiente calvizie: usò come cavia Attila, il nostro feroce Chihuahua da guardia a pelo raso, che dopo il trattamento si trasformò in uno Yorkshire con tanto di fiocchetto rosso in testa. Entusiasta, il mentecatto si frizionò la pelata per due ore con l'infernale prodotto, ottenendo come risultato l'equivalente di uno scoiattolo in testa: i ragazzini del vicinato lo schernirono chiamandolo Davy Crockett ma lui, imperterrito, continuò a perfezionare l'intruglio e a collaudarlo ovunque. A casa mia era possibile trovare canarini coi capelli, zanzare col codino come Fiorello, scolapasta che assomigliavano a Jimi Hendrix, pendole rockettare e bidet metallari: il vandalo aveva cominciato il trattamento anche sulle statuette di Biancaneve e dei sette nani, ma fui costretto a fermarlo con la camicia di forza quando mi accorsi che la mia boccia da bowling preferita stava assumendo le fattezze di un cocker.

Massimo passò un altro periodo di grazia creativa quando diede vita all'Assistente Meccanico, un robot antropomorfo a completa immagine e somiglianza del demente spaziale, compresi i calzoni alla zuava, il papillon a pallini e lo scoiattolo in testa. E devo ammettere che, almeno per qualche tempo, l'androide svolse il suo compito alla perfezione: trenette al pesto né scotte né al dente, alambicchi e provette sempre impeccabili, niente mucchietti di spazzatura sotto i tappeti, relazioni e ricerche battute a macchina in pochissimo tempo e senza errori, perfetta conoscenza della briscola, del tresette e dello scopone scientifico. Purtroppo l'incantesimo finì quando MSS RSR (questo era il nome del robot, dal codice fiscale del suo creatore) si innamorò perdutamente di Margherita Snella, la nostra conturbante lavatrice: l'idillio fece dimenticare a MSS tutto ciò che di buono sapeva fare, e poiché lei era una tipa quadrata e tutta d'un pezzo i litigi si sprecavano. Lui era costantemente ubriaco di Vinavil e Uhu extra, lei fra una centrifuga e l'altra restò incinta e dopo una breve gestazione mise al mondo (dall'oblò) un Bravo Simac, un ferro da stiro, un ventilatore e un Pastamatic che usiamo tuttora e funziona benissimo. Sfiorammo la tragedia quando l'idiota meccanico, dopo aver assunto una dose eccessiva di Saratoga, tentò di trascinare il frigorifero in un bieco rapporto omosessuale: nostro malgrado fummo costretti a staccare la spina ad entrambi, con grande disperazione di Massimo per la fine ingloriosa della sua creatura, e mia per la perdita della cospicua scorta di Calippi all'arancio che avevo preparato per l'estate.

Massimo Riserbo riuscì a combinare un'altra delle sue mentre mi trovavo a Loreto per un convegno sui pappagalli: inventò, costruì e mise in funzione un'allucinante segreteria telefonica attiva, capace cioè di rispondere a tono, e in maniera del tutto automatica, a qualsiasi tipo di chiamata. Sapeva conversare in perfetto Corpolese con mio cugino Vito, sapeva mandare a quel paese senza preamboli gli autori di telefonate anonime, era in grado di raccontare frottole enormi ai miei creditori, spernacchiava impavidamente i telefonisti dei sondaggi, intratteneva dibattiti di fisica nucleare coi colleghi e così via. Un inopportuno sbalzo di corrente, ahimè, fece la frittata; la macchinetta impazzì e, nell'ordine:
- Diede del vecchio ubriacone al Magnifico Rettore dell'Università di Liegi, promettendogli una spazzolata di pelo se non avesse concesso la laurea honoris causa al nostro cane Attila.
- Fece pesanti avances alla mia fidanzata imitando la mia voce, dicendole che non vedeva l'ora di legarla al letto, di frustarla, di coprirla di Nutella e leccarla da capo a piedi.
- Chiamò centododici volte Angelica Bella e Selen dal vivo, più un'altra cinquantina di volte le Sibille della Fortuna e persino l'Italian Vip Gay Line.
- Si mise d'accordo con un amico Modem e si collegò ad Internet, facendo apparire sui monitor dei PC di tutto il mondo, in contemporanea e in varie lingue, l'imbarazzante schermata "Danny Irreparabili è una checca".
- Ordinò al Pizza Express qualcosa come milletrecento capricciose ed altrettante capperi e acciughe, che mi furono depositate nel giardino da un bilico appositamente noleggiato.
Ovviamente al mio ritorno trovai il caos più assoluto, e impiegai due settimane per sistemare tutti i disastri che l'infernale aggeggio aveva provocato; più quattordici milioni di bolletta telefonica, più un anellone con topazio per farmi perdonare dalla fidanzata, più quaranta bustine di Alka Seltzer per digerire tutte le pizze, più l'acquisto di una mazza da otto chili per ridurre in briciole la macchinetta e la testa di Massimo Riserbo.

E mentre i ricordi sfumano come in un film, vengo svegliato da un rombo singhiozzante e cupo proveniente dalla pista di atterraggio: e io, che mi aspettavo un luccicante Jumbo delle Indian Airlines, mi trovo al cospetto di un vetusto Fokker sopravvissuto al secondo conflitto mondiale, al quale nessuno ha avuto la pietà di togliere i simboli della Luftwaffe. Dalla scaletta mi vedo scendere il cerebroleso, seguito da due Yak e un manipolo di tipi stranissimi; chiedo spiegazioni, e la risposta è di quelle che lasciano senza parole:
"Sai Danny, è vero, ho vinto il famoso milione di rupie ma ho dovuto spenderlo tutto perché i piloti delle compagnie indiana, tibetana e nepalese hanno aderito all'agitazione "Yak selvaggio" e ho dovuto noleggiare questo po' po' di aereo privato. Solo che il pilota voleva di più e ci siamo accordati per far soggiornare i suoi amici a Rimini per due mesi: quello col cappello è Jang Bahadar, detto Beppe, fa lo sherpa e sa un sacco di barzellette sui monaci tibetani. Poi c'è Mahal Kirtipur, quello anziano, fa l'allevatore di yak e siccome non si separa mai dalle sue bestie s'è portato dietro Bhimsena e Narajan, due splendidi esemplari da seicento chili l'uno. Quell'altro calvo invece è Turu Samaga Jayashiti detto Ciccio, il mistico del gruppo: dorme solo in un letto di chiodi, sa dire solo "Om" e non mangia mai. La donna, che ci ha fatto da hostess, è la sorella di Beppe e sa fare uno spezzatino di Yak senza eguali. Spero che tu non ne abbia a male se...".

Scusate, amici, se sono costretto a perdere i sensi: niente rupie, un deficiente che mi ritorna a casa con mezzo Nepal e, come se non bastasse, un aereo che non so proprio dove potrò parcheggiare. Speriamo almeno che il latte di yak sia buono.


Dr. Danny Irreparabili.