La vita, a casa Irreparabili, è diventata un inferno. Dopo i tre
mesi abbondanti di quiete assoluta che ero riuscito a godermi spedendo
Massimo Riserbo in Nepal, ora sono costretto a sopportare il medesimo con
gli interessi, rappresentati nella fattispecie da due yak, un aereo e cinque
idioti in vacanza premio. Il peggiore di tutti è Jang Bahadar, lo
sherpa, che si sveglia tutte le mattine alle quattro e si allena trasportando
in soffitta tutto ciò che è possibile sollevare da terra,
scandendo i lenti passi con angoscianti nenie indonepalesi. Non scherza
neanche Ciccio, all'anagrafe Turu Samaga Jayashiti, che doveva essere un
derviscio digiunatore in perenne estasi mistica, e che davanti al mio
frigorifero si è trasformato in un'idrovora umana. La cosa peggiore
è che il fachiro cerebroleso, con lo scopo di illuminare noi miscredenti
europei, una bella sera di luglio ha avuto la splendida idea di sostituire
i nostri permaflex con altrettanti letti di chiodi; lascio immaginare ai
lettori la gioia che ho provato quando, al buio, mi sono lanciato a pelle
d'orso là dove un tempo troneggiava il mio morbido giaciglio bipiazza.
Il pilota del Fokker, almeno lui, non reca alcun disturbo, impegnato com'è
a oliare, riparare e lucidare il suo velivolo. Semmai è il velivolo stesso
che coi suoi diciotto metri di apertura alare ha completamente invaso il mio
giardino, piazzando con cura estrema i carrelli sul mio roseto migliore e sulla
cuccia di Attila, curando anche di sbriciolare Biancaneve e i sette nani con
la scaletta di imbarco. I sessanta metri quadri di prato all'inglese, frutto
di dieci anni di cure amorevoli e risparmiati dalle ruote del Fokker, sono
ora diventati il pascolo preferito di Bhimsena e Narajan, i due enormi yak
al seguito della comitiva; curioso di assaggiare il latte di questo esotico
animale, una notte ho tentato una furtiva mungitura approfittando del sonno
di Mahal, il loro allevatore. I risultati, ahimè, sono stati tutt'altro
che incoraggianti: due cornate, una scalciata paurosa e una mitragliata di
bastonate, con in piu la vergogna di sentirmi dire: "Tu grosso ladro
e anche grosso cretino! No sapere che no mungere yak maschi?".
Sabato scorso io e Massimo, stanchi del caos e invogliati dalla bella
giornata, abbiamo deciso di piantare l'allegra brigata e andare al mare
per assumere un colore che si distinguesse dalle pareti di casa. Abbiamo
così rispolverato gli eleganti perizomi (uno maculato e uno frangiato)
acquistati lo scorso anno, avendo però cura di indossarli nel giusto
verso; e dopo aver caricato asciugamani, ciabatte, giornali, secchielli e
palette sul Sulky ci siamo diretti vero l'agognata spiaggia. La ricerca di
un parcheggio ha richiesto quasi tutta la mattinata: alla fine, dopo aver
battuto tre volte il percorso Cesenatico-Misano, abbiamo optato per lasciare
il mezzo in posizione verticale, incastrato di precisione tra una Croma e
un Testarossa. Dopo aver ricevuto, nell'ordine, una pallonata in faccia, una
pallina da ping-pong nell'orecchio, un carrello portabrandine su un piede
e un frisbee sugli attributi, abbiamo finalmente guadagnato il bagnasciuga
dove abbiamo concesso agli astanti lo spettacolo della nostra nudità.
Esaurito il rituale della preparazione della brandina, e dopo aver
sacrificato tutte le falangi alla causa dell'inclinazione dello schienale,
abbiamo estratto dagli zaini le sportine di plastica contenenti i nostri
meritati pranzi; così, con le candide schiene immolate al feroce
sole di agosto, e il sudore che gocciolava con precisione all'interno dei
contenitori Meliconi, abbiamo consumato, rispettivamente: Danny, classica
insalata di riso, classica pesca, solita bottiglia d'acqua naturale, obsoleto
vasetto di yogurt alla banana. Massimo Riserbo: peperonata con cipolle e
ciccioli, impepata di cozze, carne cruda alla tartara, fetta di gorgonzola,
fiasco da due litri e mezzo di Barbaresco del '78, tartufo affogato al
caffè, un cocomero di media grandezza, yogurt ai frutti di mare.
Dopo l'ultima cucchiaiata di yogurt Massimo si è esibito in un rutto
carpiato con doppio avvitamento che ha spedito in mare tredici mosconi, un
paio di canoe e un gruppetto di innocenti bagnanti tedeschi. Poi, forse
eccitato dai fumi dell'alcool, ha aggiunto: "Sai Danny, ho sentito
dire che qui al bagno Tritone ci sono le turiste più belle della
Riviera: cosa ne diresti di darci un po' da fare?" Detto e fatto!
Dal mio zaino alpino ho estratto tosto un piccolo prontuario di teoria del
corteggiamento, scritto durante lunghe notti d'inverno, grazie al quale
anche il più timido degli imbranati può diventare un
irresistibile conquistatore, semplicemente seguendo alla lettera le tecniche
descritte con dovizia di particolari. Vado a farvi alcuni piccoli esempi,
ricordandovi di non esagerare e di munirvi di attrezzi o armi atte a scacciare
la mole enorme di donne che risponderanno ai vostri tentativi di conquista.
Tecnica "Zorzi" o del valente sportivo
Consiste nel giocare per ore, a pochi passi dalla preda, a beach volley,
racchette, calcio o anche a briscola, mostrando comunque la vostra muscolatura
guizzante e la vostra abilità. Dovrete avere l'accortezza di far finire
l'attrezzo vicino alla ragazza una o più volte, recuperandolo con
agilità mentre gli sguardi si incroceranno complici. Da evitare:
l'equitazione, il tiro al piattello, l'hockey su ghiaccio, il pentathlon
moderno. Consigliabile: accertarsi che la ragazza non sia campionessa
olimpionica dello sport che state praticando; accertarsi che dietro gli
occhiali da sole abbia gli occhi aperti; accertarsi che sia effettivamente
una ragazza e non un transessuale.
Tecnica "Mercoledì da leoni"
A sfondo sportivo come la precedente, questa tecnica prevede l'uso del
windsurf per attirare gli sguardi delle potenziali conquiste. Poche donne
resistono, infatti, alla vista di un atletico surfista che doma il vento
e le onde, coi muscoli bagnati e contratti nello sforzo. Da evitare: le
giornate di bonaccia bianca; il surf senza vela modello Onda anomala, che
sfigurerebbe nelle misere increspature dell'Adriatico. Consigliabile: non
sbattere il boma in testa alla ragazza durante l'operazione di arrivo a terra.
Tecnica del finto salvataggio
Per attuare questa tecnica è necessario l'aiuto di un amico che
si finga in difficoltà a cinquanta metri dalla riva: anticipando
l'intervento del bagnino di salvataggio, raggiungerete l'amico con vigorose
bracciate, traendolo poi sulla battigia tra gli sguardi ammirati dei presenti.
Durante la rianimazione del finto annegando si formerà un capannello
di persone (comprendente anche la vostra amata) al quale darete dimostrazione
di sangue freddo e perfetta conoscenza delle procedure di Pronto Soccorso.
Dopo la sceneggiata la preda non avrà occhi che per voi, e l'abbordaggio
sarà un gioco da ragazzi. Da evitare: l'aglio, nel caso vogliate rafforzare
l'effetto scenico con la respirazione bocca a bocca. Consigliabile: accertarsi
che l'amico sappia effettivamente nuotare; che la designata non sia una laureanda
in medicina e vi mandi a quel paese dicendovi che state sbagliando tutto.
Tecnica del finto bagnino
Come tutti sanno, in uno stabilimento balneare l'uomo piu ambìto
dalle turiste è senz'altro il bagnino. A voi non resta che procurarvi
una canottiera bianca con l'evocativa scritta BADEMEISTER ed accogliere le
ragazze sulla passerella con fare disponibile e un radioso sorriso sulle labbra:
aprirete loro la brandina con gesti flessuosi, le intratterrete brevemente
sulle previsioni meteorologiche dei giorni a seguire, le inviterete al cocomero
party che si terrà la sera stessa, e loro cadranno ai vostri piedi come
pere mature. Da evitare: l'applicazione della tecnica se siete bianchi come
mozzarelle; l'applicazione della tecnica se non riuscite a camminare sulla
sabbia rovente con nonchalance; l'applicazione della tecnica se il bagnino
vero è un campione di body building con scarso senso dell'umorismo.
Consigliabile: effettuare un corso accelerato di apertura brandine, per evitare
la magra figura di restare intrappolato nell'infernale aggeggio sotto gli
occhi divertiti della potenziale preda.
Dr. Danny Irreparabili.