Come i lettori più attenti ricorderanno, nella scorsa puntata,
dedicata alla seconda parte dell'oroscopo 1996, Massimo Riserbo (amante
dei travestimenti e delle pantomime) si era agghindato in sei modi diversi
per rappresentare altrettanti segni zodiacali. Proprio l'ultimo segno
- quello dei pesci - gli è stato fatale: inguainato in una muta
da sub rubata al P.A.D.I., aveva avuto la splendida idea di fiocinare
Whiskas, il prezioso pesce gatto siamese della muscolosa sirena Marina.
La quale, dopo avere inseguito l'infame lungo il greto del Marecchia, lo aveva
abbattuto a mattarellate all'altezza del ponte Santa Maria Maddalena.
Forse pentita del suo gesto, Marina si è poi presa cura dell'Idiota
Oceanico riportandolo a casa e accudendolo come un bebè. Già
potevo notare, nei trasparenti occhi della sirena e in quelli tumefatti di
Massimo, una strana luce.
I miei sospetti andavano vieppiù consolidandosi nei giorni successivi:
lui cominciava a chiamarla "pesciolina mia", lei gli preparava
manicaretti prelibati, con particolare riferimento al branzino arrosto
(piatto preferito del cerebroleso) in nome del quale Marina era arrivata
a sacrificare suo cugino Ulisse, un magnifico esemplare di circa otto
chili. Proprio ieri, poi, è giunta l'agghiacciante conferma di quanto
temevo: i due si sono autoconvocati nel mio studio, infradiciandomi la
moquette di cammello, sfoggiando rispettivamente un papillon a cuoricini
e un pacchiano collier di garagoli, lumachine e vongole veraci. Massimo,
tremante per l'emozione, stringeva la mano della sirena. Poi, sottovoce,
ha finalmente ufficializzato la cosa: "Io e Marina ci siamo fidanzati.
Sono qui per chiederti se può vivere con noi".
Devo dire che ho esitato un po', prima di rispondere: ma in fin dei
conti Massimo Riserbo è un bravo ragazzo e merita la sua parte
di felicità. Oltretutto, per quanto ne so, prima d'ora non ha mai
avuto una donna e mi sembra crudele negargli questa possibilità.
E poi Marina è veramente una persona squisita, anche se - non
potendo stare più di un'ora lontana dal suo elemento naturale
- ho dovuto provvedere ad allagare la cantina per creare un habitat
adatto alle sue esigenze. Il sacrificio è largamente ricompensato
dalla stupefacente abilità di Marina tra i fornelli: i suoi tagliolini
allo scoglio sono di perfezione commovente, per non parlare degli antipasti
di gamberetti - talmente squisiti che i gamberetti ci saltano dentro da
soli - e dell'aragosta bollita (l'aragosta è conscia di essere cucinata
in modo magistrale e, mentre viene bollita viva, canta felice
"Torna a Surriento" oppure, a scelta, "Funiculì Funiculà").
Stamattina Massimo, raggiante come mai l'avevo visto, mi ha fatto
vedere il contenuto di un misterioso cofanetto di velluto rosso col
quale armeggiava da un paio di giorni: un magnifico anello di totano
ornato da una grossa pietra (Acquamarina, ovviamente), con dentro
incisa la scritta "Marina e Massimo per sempre". "Sai,
questo è l'anello di fidanzamento" ha soggiunto, paonazzo
per la vergogna "ho deciso di darglielo proprio il giorno di
San Valentino!"
San Valentino. Per molti, una gioiosa ricorrenza per confermare la
propria fedeltà alla persona amata. Per gioiellieri, fiorai
e negozianti in genere, una buona occasione per incrementare le entrate.
Per i guardoni, meglio di una serata alla TV col telecomando in mano.
La festa prende il nome di Valentino, Santo e Martire vissuto a cavallo
tra il terzo e il quarto secolo a Roma e a Terni, città di cui
fu anche Vescovo. Prima di intraprendere la carriera ecclesiastica,
Valentino era un promettente centromediano metodista della Ternana,
e fu durante una trasferta a Perugia per il derby dell'Umbria che ebbe
modo di conoscere il patron - nonché sponsor - della squadra
avversaria, noto produttore di cioccolatini e affini.
Il futuro santo suggerì all'industriale l'idea, che poi sarebbe
divenuta famosa in tutto il mondo, di allegare ad ogni cioccolatino un
messaggio d'amore: all'inizio sorsero alcune difficoltà, dovute
alla necessità di utilizzare grosse pergamene scritte a mano da
pazienti amanuensi. per ogni singolo cioccolatino erano necessarie due
ore di lavoro, e veniva a costare al pubblico come un cavallo o un
ponte levatoio.
In seguito, l'invenzione della carta e della stampa tipografica rese
abbordabile il prodotto anche ai meno abbienti, decretandone il definitivo
successo e consacrando Valentino al ruolo di protettore degli innamorati.
Esaminiamo ora alcune consuetudini proprie dei fidanzati, nella
gioiosa ricorrenza a loro dedicata.
I regali. Come si accennava poc'anzi, l'oro è di gran lunga
il metallo più gettonato in occasione di San Valentino. Spesso
si acquistano anelli enormi, sacrificando mesi di stipendio, per poi
scoprire che vanno bene solo nel pollice del partner, oppure che l'orafo
ha sbagliato l'incisione e ha scritto "Robberta" o addirittura
il nome di un'altra. Per motivi di economia e insana libido si è
imposto - come regalo tipo di San Valentino - l'abbigliamento intimo. Sono
sempre di più i giovani che donano alle fidanzate provocanti body,
ridottissimi perizomi, audaci calze autoreggenti, maliziosi reggicalze,
con la malcelata speranza che indossino tutto insieme, finendo per
somigliare più a trans che a commesse della Standa.
Fra i più giovani imperano i pupazzi e i pelouche; particolarmente
temibili sono quelli con le ventose da piazzare in auto: non attaccarli
equivarrebbe a un affronto all'amato/a; attaccarli vorrebbe dire
compromettere seriamente la propria sicurezza alla guida.
Quale che sia il dono, non ci si può presentare senza almeno un
fiorellino: ai primi posti della hit parade svettano la rosa e l'orchidea,
da sempre simboli di sensualità e passione, ma io preferisco i
crisantemi che in questo periodo dell'anno costano veramente poco.
I luoghi. Il novantacinque per cento delle coppie, nella magica sera
di San Valentino, opta per il ristorante. Così tutti i locali
si preparano all'avvenimento predisponendo intimi tavolini rigorosamente
per due, con suggestivi candelieri e ruffiani separè. A farne le
spese sono quelli come me, in perenne carenza di compagnia femminile,
che se vanno al ristorante per parlare di lavoro con un collega rischiano
di passare per gay, complici le afrodisiache portate messe in lista per
l'occasione. Dopo cena, è d'uopo recarsi in un luogo appartato
a guardare le stelle; per quanto mi riguarda, le uniche stelle che mi
ricordo sono quelle che mi fece vedere Irma detta la pantegana, con
un preciso gancio destro, quella volta che a Covignano cercai di
infilarle una mano sotto la camicetta.
Dr. Danny Irreparabili.