Agli albori dell'umanità il Carnevale non esisteva. Di quando
in quando qualche Homo Sapiens in vena di burle si travestiva da
commercialista per divertire gli altri membri della tribù,
oppure piazzava cento chili di cacca di Mammuth nella capanna di
qualcuno, non essendo ancora disponibile in commercio quella finta.
Neanche la caccia era ancora stata inventata, e i nostri progenitori
si arrangiavano con bacche e radici: furoreggiavano allora piatti
come l'abbacche alla romana, il baccon con le uova per colazione,
e i gustosi saltimbacca. Finché un giorno arrivò Rosanna
Lambertucci che, inorridita, mostrò ai cavernicoli una tabella
della Weight Watchers che indicava chiaramente la carne come alimento
più completo e ricco di proteine. "Le vostre schifose
bacche non hanno nessun valore nutritivo! Per il nostro organismo
nessun alimento vale più della carne!". Fu l'illuminazione.
Al grido di "Carne-vale! Carne-vale!" gli ominidi inventarono
la caccia, la doppietta, il sovrapposto e il Flobert. La prima cena a
base di carne fu una gran festa, e come tale l'avvenimento fu tramandato
nei secoli pur perdendo di vista le preistoriche origini.
A tutt'oggi il Carnevale è la ricorrenza che odio di più.
Sarà perché tutti gli anni quel deficiente di Massimo
Riserbo, la mattina del Martedì Grasso, mi dà il buon
risveglio colpendomi col volante di una Volvo, al grido di "A
Carnevale ogni sterzo vale!". Come se ciò non bastasse
il cerebroleso, notoriamente appassionato di travestimenti e pantomime,
approfitta del periodo carnevalesco per paludarsi nei modi più
idioti, spesso con conseguenze catastrofiche per la mia psiche. Come
quell'anno che, ispirato dal film Ghostbusters, si travestì
da Acchiappafantasmi demolendomi la casa a colpi di acceleratore
protonico, per poi incenerire i preziosi lenzuoli di seta ricamata,
dono della prozia Ubalda Irreparabili. L'anno scorso, invece, mi sono
visto arrivare il demente travestito da odalisca, e per ben due ore
mi sono dovuto sorbire una pietosa danza del ventre sulle note del
Bolero di Ravel. Per festeggiare degnamente il Carnevale di quest'anno,
Massimo ha già provveduto a ridurre in coriandoli i miei diplomi,
una serie completa di rare acqueforti di Carrà, due Gronchi rosa,
la mia patente e la figurina di Tacchinardi (ovvero quella che mi mancava
per finire l'album). Marina, la sirena neo-compagna dell'idiota mascherato,
non ha voluto essere da meno, e sfruttando la sua abilità tra i
fornelli ha preparato i dolciumi tradizionali del Carnevale, però
nella variante appresa dalla mamma: succulente castagnole con le cozze
e sublimi fiocchetti di polpa di granchio: quanto basta per ridurre in
poltiglia anche il fegato di Tyson. Figurarsi il mio, che già
debilitato dagli ettolitri di alcool ingeriti in gioventù, ha
alzato bandiera bianca per poi presentarmi il conto sotto forma di
brufoli grossi come lampadine.
Non contenti dei disastri economici e intestinali provocati fino a
quel punto, i due schizofrenici hanno deciso di darmi il colpo di grazia,
trascinandomi a viva forza alla festa in maschera del Parapiglia, la
prestigiosa discoteca sul colle di Collignano. Il tema della nostra
mascherata, in omaggio alla nuova venuta in casa Irreparabili, non poteva
che essere "Le Leggende del Mare". Massimo Riserbo si è
quindi munito di un tridente e di una fluente barba bianca per impersonare
il Dio del Mare, Nettuno. Marina ha dato vita - e non poteva essere
diversamente - a una credibilissima sirena, mentre il sottoscritto si
è dovuto calare negli scomodi panni del profeta Giona, che come
narra la leggenda fu inghiottito da una balena. Purtroppo la signora
Erminia, una grossa megattera zia di Marina, non era disponibile
perché in vacanza alle Balenari: così ci è
balenata in testa l'idea di chiamare Filippo, uno squalo di tre
metri e mezzo cugino di Marina, che in un baleno è arrivato
a Rimini accompagnato da Alboreto, il fido pesce pilota.
La festa al Parapiglia è stata un successone: dopo aver parcheggiato
il Sulky tra una Bentley e una Aston Martin (ammaccando entrambe), abbiamo
fatto il nostro trionfale ingresso nel locale, tra due ali di folla estasiata
dalla bellezza dei nostri costumi. La più apprezzata era ovviamente
Marina, che in pochi minuti aveva ricevuto pesanti avances da un ballerino,
un famoso manager e un piranha dell'acquario, sotto gli occhi gelosi di
Massimo-Nettuno. In vita mia non avevo mai visto un party così ricco
(almeno per quello che potevo vedere dalle fauci socchiuse di Filippo): i
coriandoli e le stelle filanti erano fatti con biglietti da centomila lire
ritagliati, i camerieri erano vestiti da guardie svizzere e portavano vassoi
colmi di castagnole d'oro massiccio, c'era gente vestita da astronauta con
l'Enterprise parcheggiata fuori e persino un gruppo di finti arabi coi
cammelli e un paio di pozzi di petrolio. C'erano Batman e Robin, una ventina
di Tafazzi, qualche suora sexy, la famiglia Addams e anche la squadra del
Milan al completo; ma il gruppo più bello era sicuramente il nostro,
e la giuria ha puntualmente premiato la nostra superiorità con la
seguente motivazione: "Raramente ci era capitato di vedere una sirena
così ben realizzata, e anche se Nettuno ha la faccia da cretino sorge
spontanea una domanda: dove avete trovato una gommapiuma che imitasse
così bene la pelle dello squalo?".
Dr. Danny Irreparabili.