Danny Irreparabili

Ora, nella mia casa tornata finalmente tranquilla dopo le vicissitudini fin troppo note ai miei fans, posso ritrovare la serenità necessaria per riprendere i miei studi di sociologia e attuare un sogno che cullavo da tempo: un trattato sulla Scienza della Compagnia. Come sappiamo l'Uomo, a differenza del Bradipo Tridattilo e del Tapiro dalla Gualdrappa, è un animale sociale. Alla solitudine preferisce quindi l'assembramento in gruppo che - caso unico in Natura - è spesso svincolato dalle esigenze primarie di sopravvivenza quali la ricerca del cibo, l'accoppiamento e la difesa dal nemico.

È anzi nell'ambito del gruppo che le caratteristiche peculiari dell'Homo Sapiens possono avere maggior risalto e, in definitiva, trovare ragione d'essere: discriminante in questo senso è il dono della parola, che permette rapporti tra gli individui di livello superiore ed evita agli esseri umani di passare il tempo spulciandosi tra loro. Secondo l'interessante tesi del collega tedesco Hans Friedrich Badalamenti, atteggiamenti come lo spulciarsi, il leccarsi a vicenda, il prendersi a cornate costituiscono un lessico elementare dove già sono chiari gli embrioni della sottomissione, del rispetto, della simpatia e dell'insofferenza. La similitudine branco animale - gruppo umano è trattata anche dal naturalista fiammingo Mario Van Basten, che nel suo volume De Humana Conditio (1150 pagine, in latino, di cui consiglio caldamente la lettura) mette in risalto l'analogia esistente tra il capobranco e il leader della compagnia umana.

Della figura del Leader, e di tutte le altre che compongono il gruppo, parleremo nelle successive puntate; in quella odierna ci soffermeremo sui vari tipi di compagnie e sul come queste si formano. La prima, grande distinzione si può operare scernendo i gruppi umani in tre fondamentali: esistono infatti compagnie coatte, spontanee e passionali. Le prime traggono origine da condizioni di vita imposte, come la necessità di lavorare e l'obbligo di prestare il servizio militare. Normalmente, timbrato il cartellino d'uscita e/o finito l'anno di naja, si tende a tagliare i ponti con le persone avute al fianco per tanto tempo. Non sempre per antipatia, ma perché ricordano rispettivamente il capoufficio e la ramazza. Anche l'ambiente scolastico è un tipico esempio di raggruppamento coatto, e il massimo della depressione viene raggiunto in quegli istituti (vedi I.T.I. o Magistrali) dove le classi miste sono un miraggio e manca solo Garrone per sentirsi nell'aula deamicisiana del libro Cuore. In effetti, la presenza dell'altro sesso in una compagnia coatta può rendere meno gravoso l'obbligo di farne parte: le donne che propugnano il servizio militare femminile sono avvertite.

La compagnia spontanea è quella solitamente più divertente, sguaiata e libertina: di norma prende vita intorno alla figura fondamentale del Leader e alla sua "spalla". Il gruppo si allarga per aggregazione, ovvero l'amico porta l'amico, quest'ultimo porta la sorella che porta due amiche, queste si fidanzano con il Leader e la spalla che a loro volta, per non disgregare la compagnia, portano le cugine da dare in pasto agli altri... e così via, in un giro virtualmente infinito. La compagnia spontanea è assai abitudinaria: per evitare giri di telefonate interminabili ci si trova sempre allo stesso pub, dove dopo un po' di tempo il gestore entra a far parte del gruppo secondo il principio dell'aggregazione. La discoteca è sempre la stessa, preferibilmente dove lavora un amico P.R. che stila liste ciclopiche, una volta alla settimana si gioca a calcetto, il mercoledì si guarda la Champions League al bar e la domenica sera si va a mangiare la pizza (ovviamente, sempre nello stesso locale).

La grande croce di ogni gruppo è la domenica pomeriggio: portare le donne allo stadio o a vedere il basket è quasi impossibile, e il novanta per cento delle volte si risolve la questione in uno dei seguenti modi:
- Tragico giro in macchina senza meta, dove lo Schumacher del gruppo prende il largo col suo megacoupé sessanta valvole, la Chicca con la Panda si perde, Gibo buca tre volte e Massi finisce la benzina in aperta campagna.
- Capatina nei negozioni di elettronica di San Marino aperti anche la domenica, per guastarsi gli occhi con meraviglie tecnologiche troppo costose, comprare due o tre cassette taroccate e moccolare come bestie sulla rampa del parcheggio multipiano, troppo stretta anche per lo sterzo di uno scooter.
- Passeggiata al porto con spreco di luverie, o in alternativa vasca in Viale Ceccarini o a Milano Marittima, con gelato obbligatorio e commenti sui prezzi dei vestiti.
- Visita in un paesello dell'entroterra dove non c'è un'anima viva, e nell'unica osteria aperta tutti quelli che devono guidare si ubriacano, mentre quelli che restano sobri non hanno la patente.
- Tutti al bowling, regolarmente strapieno, dove la lista delle prenotazioni è lunga come la Bibbia e la compagnia si disperde tra videogames, flipper e biliardini. Quando si riesce a conquistare una pista o una carambola, il gruppo è talmente numeroso che - tra un tiro e l'altro - ogni giocatore si può concedere un pisolino.
- Tutti al cinema. Ovviamente le sale dove vengono proiettati i film più belli sono piene fino all'inverosimile e alla fine ci si ritrova in un cinema d'Essai dove danno un film ungherese in tre tempi, con attori non professionisti, pantegana d'oro al festival di Budapest per la miglior fotografia in bianco e nero.
Inevitabile surrogato del cinema diventa poi la videocassetta prelevata allo sportello automatico. In questo Bancomat multimediale i titoli più ambiti spariscono subito, e la scelta si riduce spesso a un filmaccio di Chuck Norris, con in alternativa un polpettone sentimentale americano.

I personaggi che compongono la compagnia - il leader, la spalla, il tuttologo, la pettegola e tanti altri - costituiranno la linfa vitale dei prossimi articoli. È doveroso però un cenno al terzo tipo di raggruppamento umano a cui mi riferivo nell'introduzione: quello passionale. La compagnia passionale riunisce individui, eterogenei per età e condizione sociale, che hanno un interesse che li accomuna. È il caso delle associazioni culturali, dei cinefili, dei frequentatori di palestre, di coloro che seguono corsi di taglio e cucito, dei cacciatori, dei pescatori, e potrei continuare con un elenco lunghissimo. Il grosso limite di questi gruppi è che, al di fuori del ristretto ambito di interessi in comune, non esistono argomenti sufficienti per avviare una conversazione degna di tale nome. Ad esempio: se un culturista incontra un altro culturista in pizzeria, non esordirà mai dicendo il classico "come va? o "anche tu qui?". Dopo una vigorosa pacca sulla spalla e una devastante stretta di mano, le sue prime parole saranno: "Ma lo sai che ieri ho fatto 130 di panca?"


Dr. Danny Irreparabili.