Signori miei, non avete scampo: in ogni compagnia o gruppo che si
rispetti ci sarà sempre un burlone pronto a farvi invocare
la beata solitudine di un romitaggio sull'Himalaya. Il burlone
(Bufo Bufo) è l'animatore comico della banda, spesso utilissimo
nelle feste un po' mosce, dove coi suoi lazzi e i suoi travestimenti
sa portare allegria e divertimento; non di rado diventa però
un'autentica spina nel fianco di chi ha poca voglia di ridere, per via
dei suoi scherzi pesantissimi che sollazzano tutti tranne la vittima.
Il burlone è anche quello che elabora i tormentoni in uso nella
compagnia, ovvero frasi, esclamazioni e insulti spesso riciclati da
"Mai dire Goal", come l'ormai universale "Non ci posso
credere!!!". È inoltre maestro indiscusso nell'arte di
cambiare le parole alle canzoni, riuscendo con facilità e in
totale improvvisazione a trasformare dolci melodie d'amore in scabrosi
inni a sfondo sessuale. Un esempio? "Passerà" di
Aleandro Baldi è una splendida canzone, ma al burlone basta
togliere l'accento per farla diventare un capolavoro.
Il terreno di battaglia preferito dal Bufo Bufo è senz'altro la
pizzeria della domenica sera, dove riesce a dare il meglio (o, se preferite,
il peggio) di sé, specialmente nel corso di compleanni, addii al
celibato e convitti goliardici. Solitamente apre il suo repertorio con una
raffica di barzellette, prima abbastanza leggere tanto per riscaldare
l'ambiente, poi sempre più volgari, per finire con le celebri
storielle bucoliche in dialetto stretto, colme di espliciti riferimenti
al sesso e a tutte le possibili escrezioni corporali. Poi, dopo avervi
leccato la forchetta, immerso le dita nel vino, e essersi soffiato il
naso col vostro tovagliolo, passerà senza indugio al pezzo forte
del suo show: la hit parade dei rutti.
Il Bufo Bufo, solitamente, divide il suo concerto sinfonico in due parti,
inframmezzate da semplici esercizi di abilità: trasforma un tovagliolo
in un reggiseno, poi strappa il Wonderbra alla vostra morosa e compie
l'operazione inversa, fa suonare un bicchiere col dito e, tanto per ridere,
vi vuota l'intera bottiglietta di olio piccante sulla pizza. A questo punto
può avere inizio la seconda parte del concerto: e l'espressione
concentrata del burlone, unitamente al preoccupante sollevamento di un
gluteo dalla sedia, indicano che il Maestro ha deciso - ahimè - di
cambiare strumento.
La presenza di un Bufo Bufo nella compagnia diventa indispensabile in
occasione di un matrimonio: solitamente è lui che si assume la
responsabilità delle coreografie e degli scherzi con cui si
tormenteranno gli sposini novelli.
Il burlone ha sempre un amico pronto a prestargli un'Ape del 1969,
adibito al trasporto di letame, da sostituire alla Mercedes d'ordinanza;
ruberà alla zia il vecchio vestito da sposa per dare vita alla
spassosa gag del sollevamento della veletta con sorpresa; troverà
il tempo e il modo di scrivere sulle suole delle scarpe dello sposo il
celebre motto "Non voglio ma devo". Senza parlare dei bicchieri d'acqua
in casa, dello zucchero nel letto, del dado da brodo nel soffione
della doccia e delle centoquaranta sveglie abilmente nascoste nell'alcova
dei neosposi, pronte a suonare ogni tre minuti.
Ma poiché la massima aspirazione del burlone è esibirsi in
pubblico, egli, al pranzo di nozze, si produrrà in una serie di
stornelli piccanti a calice alzato, provocando così l'arrossimento
generale di almeno tre generazioni di parenti.
E che dire della spiaggia, altro palcoscenico prediletto dal Bufo Bufo?
Ai gustosi siparietti come il ribaltamento delle brandine altrui, il furto
dei reggiseni e la verticale in un metro d'acqua senza costume si aggiunge
il grande classico del gavettone: questo, durante l'estate, in un'escalation
seconda solo a quella della Guerra Fredda, passa dal primitivo bicchiere
all'obsoleto secchiello, poi al mastello, alla damigiana, all'autobotte.
Con cura pressoché maniacale il burlone bada che l'acqua sia il
più fredda possibile, che voi siate in fase di piena digestione - in
modo da provocarvi una sincope immediata - e che sulla brandina ci siano
quanti più oggetti delicati possibile: così potrete dire addio,
in modo definitivo e contemporaneo, al walkman, al cellulare, al panino col
tonno, alla macchina fotografica e, quel che è peggio, alla copia
di "Chiamami Città" ancora profumata di inchiostro.
Danny Irreparabili risponde...
alla simpatica lettera della fan irreparabile Elisa, che sicuramente si
riprenderebbe molte parole di elogio se solo mi conoscesse di persona
(se non altro per via dell'alito). Mando un saluto calorosissimo e un
Low Kick in piena tibia al di lei figlioletto Van Damme, un frugoletto
di sei anni che ha demolito la casa con l'aiuto delle arti marziali, e
vado tosto a rispondere a questo quesito materno: per un lettura
disimpegnata e leggera consiglio tutta la produzione del sommo Stefano
Benni, con un cenno particolare a "Il bar sotto il mare" e
allo splendido "Baol", editi da Feltrinelli e reperibili anche
in versione economica. Questo se vuoi ridere. Se invece ti vuoi sbellicare,
continua a leggere i mie articoli e attendi con ansia l'uscita - ormai
imminente - dell'antologia irreparabile "L'evoluzione della specie".
Dr. Danny Irreparabili.