Potremmo paragonare la società, e in definitiva anche le singole
compagnie, a un teatro gremito: sul palcoscenico si muovono gli attori
e le comparse, e dietro ad esso molte persone operano perché la
rappresentazione si svolga nel miglior modo possibile; fra il pubblico
c'è chi - beato lui - si gode lo spettacolo dalla prima fila, chi si
accontenta degli ultimi posti (dove però si può pomiciare indisturbati)
e chi, nel loggione, vede il tutto da lontano con l'aiuto del binocolo.
Ma c'è sempre, ahilui, chi nel teatro non riesce proprio a entrarci:
perché si è dimenticato di comprare il biglietto in prevendita, oppure
perché è arrivato alla cassa a spettacolo già iniziato, o ancora perché,
nella fretta, ha scordato di indossare i pantaloni e a una maschera
scrupolosa certi particolari non sfuggono mai. Fatto sta che, a teatro
come nella vita, qualche escluso c'è sempre. E la triste puntata di oggi
è dedicata proprio a questo personaggio sfortunato, che per una serie di
motivi che andremo ora ad analizzare sembra destinato a non trovare mai
un posto dove stare. Foss'anche un posto in piedi.
Quasi sempre, nell'ambito di una compagnia, un escluso (Homo Inutilis)
diventa tale non per cattiveria altrui, ma perché spesso è
difficile accorgersi della sua presenza: non parla mai se non è
interrogato, evita di disturbare gli altri con rumori inutili, starnutisce
in playback e piuttosto che lasciarsi sfuggire un colpo di tosse diventa
paonazzo per trattenerlo.
Al ristorante, in compagnia, l'Inutilis si autorelega nella zona morta
della tavolata, in una zona del locale così impervia che risulta
sconosciuta persino ai camerieri: per questo lo sventurato mangia molto
di rado ed ha un aspetto pallido ed emaciato. Quando vengono organizzate
uscite fra coppie l'escluso - inutile dirlo - non viene mai preso in
considerazione: le donne lo terrorizzano, e se per uno strano caso del
destino gliene viene presentata una, lo sfortunato balbetta alcuni
geroglifici e cambia colore. Nei rapporti con gli altri l'Inutilis risulta
bloccato da una serie impressionante di sfighe: a parte l'aspetto fisico,
del quale possiamo vedere un esempio nel disegno, il Nostro è
tormentato da un alito pestilenziale, una miopia da talpa e una
quantità industriale di forfora sulla giacca; un escluso di
mia conoscenza porta un apparecchio dentale commissionato direttamente
all'Italsider, mentre un altro aveva tentato di farsi fare le lenti a
contatto, ma queste superavano largamente i quattro centimetri di spessore.
Nella maggioranza dei casi l'Inutilis non possiede la patente, e quindi
nemmeno l'automobile; in rari casi isolati si muove su una vetusta Prinz
(al cui passaggio molti fanno gli scongiuri) o su una Duna diesel di sesta
mano. Con lo scooter riesce a cadere anche da fermo, e logicamente questa
idiosincrasia per i mezzi di trasporto lo rende del tutto dipendente dalla
buona volontà degli amici, anche per gli spostamenti più brevi:
fatto sta che il nostro escluso abita in una località sconosciuta persa
fra i monti, raggiunta solo da una mulattiera ripidissima e perennemente
infangata. Se a questo aggiungiamo che il poveretto è sprovvisto di
telefono - e neanche il più potente dei cellulari si avventurerebbe
in quell'etere infido - va da sé che nessuno si prende la briga di
andare a prendere l'Inutilis per un'uscita fra amici.
Quand'anche si riuscisse nell'impresa, grazie a un elicottero e a un paio
di guide alpine, non è che una serata in compagnia dell'escluso si
riveli esaltante: egli soffre di colite e non riesce a trattenere le
conseguenti emanazioni fisiologiche per più di sei secondi; soffre
di mal d'auto, mal di mare, mal d'aria e più in generale mal di tutto
ciò che si muove, ivi compresi tricicli e skate-board. E come se non
bastasse ha anche paura del buio, cosicché portarlo al cinema potrebbe
rivelarsi un'esperienza traumatizzante. Per lui e per voi.
Potremmo continuare all'infinito con l'elenco delle sfortune dell'escluso:
col fatto che la sua attività sportiva si limita al solitario, ad
esempio, tagliandolo così fuori dalle partite di calcetto e dai
tornei di tennis organizzati periodicamente in qualsiasi compagnia. Provate
invece, una volta tanto, a prenderlo a braccetto e a fare una passeggiata
con lui: probabilmente scoprirete una persona sincera e sensibile, che sembra
fuori dal mondo ma, in realtà, rifiuta di esso quella frenesia che
lo contraddistingue. Lui non starà mai bene in discoteca, perché
ai decibel preferisce lo stormire delle foglie; non dirà mai una parola
in più del necessario, perché c'è già abbastanza
gente che parla a sproposito, spesso senza sapere quello che dice. Il suo
posto, forse, non è in una società stressata e ipocrita, dove
la bellezza conta più dell'anima e i soldi più dell'amore. Per
questo colui che finora ho descritto come "escluso" è in
realtà quello che della vita può capire l'essenza: non certo
chi si danna l'anima per avere una grossa auto, o chi non esce di casa senza
cellulare, o ancora chi non si sente felice se non è perennemente al
centro dell'attenzione. Lui, silenzioso e discreto, forse troverà qualche
risposta. Noi e il nostro baccano, no: perché i veri esclusi siamo noi.
Dr. Danny Irreparabili.