La compagnia (dodicesima parte) - L'escluso

Potremmo paragonare la società, e in definitiva anche le singole compagnie, a un teatro gremito: sul palcoscenico si muovono gli attori e le comparse, e dietro ad esso molte persone operano perché la rappresentazione si svolga nel miglior modo possibile; fra il pubblico c'è chi - beato lui - si gode lo spettacolo dalla prima fila, chi si accontenta degli ultimi posti (dove però si può pomiciare indisturbati) e chi, nel loggione, vede il tutto da lontano con l'aiuto del binocolo. Ma c'è sempre, ahilui, chi nel teatro non riesce proprio a entrarci: perché si è dimenticato di comprare il biglietto in prevendita, oppure perché è arrivato alla cassa a spettacolo già iniziato, o ancora perché, nella fretta, ha scordato di indossare i pantaloni e a una maschera scrupolosa certi particolari non sfuggono mai. Fatto sta che, a teatro come nella vita, qualche escluso c'è sempre. E la triste puntata di oggi è dedicata proprio a questo personaggio sfortunato, che per una serie di motivi che andremo ora ad analizzare sembra destinato a non trovare mai un posto dove stare. Foss'anche un posto in piedi.

Quasi sempre, nell'ambito di una compagnia, un escluso (Homo Inutilis) diventa tale non per cattiveria altrui, ma perché spesso è difficile accorgersi della sua presenza: non parla mai se non è interrogato, evita di disturbare gli altri con rumori inutili, starnutisce in playback e piuttosto che lasciarsi sfuggire un colpo di tosse diventa paonazzo per trattenerlo. Al ristorante, in compagnia, l'Inutilis si autorelega nella zona morta della tavolata, in una zona del locale così impervia che risulta sconosciuta persino ai camerieri: per questo lo sventurato mangia molto di rado ed ha un aspetto pallido ed emaciato. Quando vengono organizzate uscite fra coppie l'escluso - inutile dirlo - non viene mai preso in considerazione: le donne lo terrorizzano, e se per uno strano caso del destino gliene viene presentata una, lo sfortunato balbetta alcuni geroglifici e cambia colore. Nei rapporti con gli altri l'Inutilis risulta bloccato da una serie impressionante di sfighe: a parte l'aspetto fisico, del quale possiamo vedere un esempio nel disegno, il Nostro è tormentato da un alito pestilenziale, una miopia da talpa e una quantità industriale di forfora sulla giacca; un escluso di mia conoscenza porta un apparecchio dentale commissionato direttamente all'Italsider, mentre un altro aveva tentato di farsi fare le lenti a contatto, ma queste superavano largamente i quattro centimetri di spessore.

Nella maggioranza dei casi l'Inutilis non possiede la patente, e quindi nemmeno l'automobile; in rari casi isolati si muove su una vetusta Prinz (al cui passaggio molti fanno gli scongiuri) o su una Duna diesel di sesta mano. Con lo scooter riesce a cadere anche da fermo, e logicamente questa idiosincrasia per i mezzi di trasporto lo rende del tutto dipendente dalla buona volontà degli amici, anche per gli spostamenti più brevi: fatto sta che il nostro escluso abita in una località sconosciuta persa fra i monti, raggiunta solo da una mulattiera ripidissima e perennemente infangata. Se a questo aggiungiamo che il poveretto è sprovvisto di telefono - e neanche il più potente dei cellulari si avventurerebbe in quell'etere infido - va da sé che nessuno si prende la briga di andare a prendere l'Inutilis per un'uscita fra amici. Quand'anche si riuscisse nell'impresa, grazie a un elicottero e a un paio di guide alpine, non è che una serata in compagnia dell'escluso si riveli esaltante: egli soffre di colite e non riesce a trattenere le conseguenti emanazioni fisiologiche per più di sei secondi; soffre di mal d'auto, mal di mare, mal d'aria e più in generale mal di tutto ciò che si muove, ivi compresi tricicli e skate-board. E come se non bastasse ha anche paura del buio, cosicché portarlo al cinema potrebbe rivelarsi un'esperienza traumatizzante. Per lui e per voi.

Potremmo continuare all'infinito con l'elenco delle sfortune dell'escluso: col fatto che la sua attività sportiva si limita al solitario, ad esempio, tagliandolo così fuori dalle partite di calcetto e dai tornei di tennis organizzati periodicamente in qualsiasi compagnia. Provate invece, una volta tanto, a prenderlo a braccetto e a fare una passeggiata con lui: probabilmente scoprirete una persona sincera e sensibile, che sembra fuori dal mondo ma, in realtà, rifiuta di esso quella frenesia che lo contraddistingue. Lui non starà mai bene in discoteca, perché ai decibel preferisce lo stormire delle foglie; non dirà mai una parola in più del necessario, perché c'è già abbastanza gente che parla a sproposito, spesso senza sapere quello che dice. Il suo posto, forse, non è in una società stressata e ipocrita, dove la bellezza conta più dell'anima e i soldi più dell'amore. Per questo colui che finora ho descritto come "escluso" è in realtà quello che della vita può capire l'essenza: non certo chi si danna l'anima per avere una grossa auto, o chi non esce di casa senza cellulare, o ancora chi non si sente felice se non è perennemente al centro dell'attenzione. Lui, silenzioso e discreto, forse troverà qualche risposta. Noi e il nostro baccano, no: perché i veri esclusi siamo noi.


Dr. Danny Irreparabili.