Racconto d'autunno
L'ultimo tocco di gel ai capelli, una sistematina al colletto della
camicia, una passata di dopobarba al viso appena rasato: se lo specchio
non mentiva, anche quella sera Luca sarebbe stato irresistibile. E se
l'orologio non mentiva, sarebbe arrivato un'altra volta in ritardo
all'appuntamento.
Non aveva fretta di arrivare, Luca, all'incontro con Cristina: probabilmente
avrebbero trascorso la solita serata inutile con gli amici del pub, fumando
e sparando idiozie fino a tarda notte; in alternativa, lo stucchevole tour
Rimini-Gabicce, che ormai l'automobile conosceva a memoria, parlando di niente
e magari litigando; oppure una capatina al mitico Parapiglia, la discoteca
più in della Riviera, dove persino il parcheggio era rivestito di
moquette e dove Luca aveva libero ingresso grazie alla Gold Card che
comprendeva tappeto rosso di benvenuto, valletto, tavolino Luigi XVI
e bottiglia di Crystal Nabucodonosor. Almeno, nel frastuono della discoteca,
Luca avrebbe trovato una buona scusa per parlare il meno possibile con Cristina,
potendo altresì godere dell'eccitante performance fornita da Tania e Tamara,
le cubiste più nude d'Europa, grazie alle quali il Parapiglia era
universalmente famoso.
Mentre infilava la giacca, Luca non poté fare a meno di fermare
il proprio sguardo sulla foto di lei, buttata distrattamente sul comodino:
una ragazza splendida, dai lunghi capelli scuri, alta e con tutte le curve
al posto giusto. Sempre impeccabile nel trucco e nel vestito, elegante nei
modi e attenta alle tendenze, Cristina avrebbe potuto senz'altro aspirare
alla carriera di fotomodella.
Eppure Luca non era ancora riuscito a innamorarsi di lei.
Avrebbe voluto perforare quello sguardo incorniciato dall'Eyeliner, avrebbe
voluto baciare con passione quelle labbra perfette senza fare indigestione
di rossetto, voleva arrivare a toccarle l'anima e a contarle i battiti del
cuore, ma una invisibile corazza respingeva ogni suo attacco. Cristina era
come una reggia inviolabile, chiusa dall'interno; splendida da guardare ma
irraggiungibile nel suo segreto, priva di porte in cui sbirciare e muri
sottili a cui poggiare l'orecchio. Bella, sì, ma in definitiva inutile.
La loro storia era cominciata durante l'Estate appena trascorsa: lui,
rampollo di buona famiglia che per vivere non aveva certo bisogno di
lavorare, impazzava nella chiassosa Rimini notturna con cinque metri
di Mercedes coupé sotto il sedere; lei che sotto il sedere aveva
almeno un metro di gambe, faceva la p.r. alla discoteca estiva Byblum,
seconda come prestigio solo al Parapiglia. Conoscersi e mettersi insieme
fu praticamente una cosa sola, ma sembrava che la storia non potesse
sopravvivere alla vacanza ai Caraibi che Luca era solito concedersi
ogni anno, in settembre. Invece ai Caraibi ci andarono in coppia, e
al ritorno nessuno dei due si prese la briga di piantare l'altro;
continuarono a stare insieme quasi per inerzia, tra un silenzio e un
litigio, consumando così anche un piovoso ottobre. Novembre
era appena iniziato, e Luca prese l'irrevocabile decisione: ognuno
per la sua strada.
Luca scese di gran carriera i gradini che portavano dal salone della
villa al garage; e una volta aperta la porta della rimessa, l'eco
amplificò a dismisura l'entità della sua bestemmia: quasi novanta
metri quadri di garage completamente vuoti! Infuriato, Luca tornò
in casa urlando e sbattendo porte alla disperata ricerca di sua madre,
l'unica che poteva fornirgli una spiegazione. La trovò nello studio,
intenta a godersi un CD di Pavarotti.
"Mamma, che fine hanno fatto le macchine?" sbottò il giovane
dopo aver spento lo stereo a calci.
"Sei proprio un deficiente Luca" replicò la madre "non avevi
detto a papà di portare la Mercedes a fare il tagliando?"
"Va bene, va bene! E la Volvo?"
"La Volvo l'ha presa tuo fratello, che almeno nella vita si sforza
di fare qualche cosa: doveva portare un campionario a Milano e gli
serviva una Station Wagon!"
"D'accordo. E il Pajero?"
"Ce l'ha tuo padre: domattina va a caccia con Ghirardelli e stasera
si sono messi a montare le reti per i cani. Se hai voglia di fare sei
chilometri a piedi, il Pajero lo trovi là. Contento?"
"Contento un cavolo! Non c'è neanche la Golf!"
"Certo che non c'è! L'ultima volta che l'hai usata sei andato
a fare testa-coda al porto: cinque milioni di danni e tre settimane
di carrozziere. Così impari a fare il somaro!"
"La Punto! Dimmi che la Punto c'è, ti prego!"
"Lo sai che è di tua sorella, vero? Vorrai lasciarla uscire almeno
il sabato sera? E poi a quest'ora è andata via da un pezzo!"
"Ho capito. Mi resta solo un'alternativa."
La salvezza consisteva in una Panda beige quasi maggiorenne, relegata
in un angolo del giardino in attesa dei compiti più ingrati. Il
fratello di Luca la usava per andare a prendere il vino dai contadini,
il padre portava ad addestrare i cani nelle zone più fangose della
Romagna e la madre ci andava a fare la spesa tutti i lunedì. La
povera vetturetta non aveva mai visto un autolavaggio in vita sua, e
nonostante gli acciacchi funzionava come un orologio, a dispetto delle
mille ulcere di ruggine e della puzza di cane bagnato che ne permeava
l'interno. Luca, abitudinario, gettò il cappotto sul sedile
posteriore e avviò il motore, dopo aver cercato inutilmente
lo stereo e il pulsante dell'alzacristallo. Il suo ritardo sfiorava
ormai la mezz'ora, la nebbia si tagliava col coltello, il riscaldamento
era solo pura illusione. Ma Luca ormai si era tranquillizzato.
"Tanto" pensò tra sé "per lasciarla non ho bisogno della Mercedes."
Quella sera la lezione di aerobica era durata più del solito;
o meglio, Cristina si era trattenuta a dismisura a chiacchierare con
le amiche della palestra, complice l'atmosfera rilassata e festosa del
sabato sera. Dopo uno sguardo all'orologio, la giovane cambiò
espressione, si congedò, scusandosi, dalle altre ragazze e corse
nello spogliatoio per l'abituale rito della doccia.
Un'asciugata veloce, un paio di jeans, una felpa e poi via, di gran
carriera, a casa per trasformarsi nella sensuale Cristina che tutti
conoscevano. Parcheggiata la Ipsilon sotto casa, la giovane frugò
nella tasca del borsone dove di solito riponeva le chiavi dell'appartamento;
ma come spesso accade quando si ha fretta, la ricerca fu vana. Altrettanto
infruttuosa fu l'esplorazione di tutti i portaoggetti dell'automobile,
così come non diede alcun esito il ritorno in palestra con relativa
perquisizione dello spogliatoio.
"Niente da fare" pensò Cristina rassegnata "vuol dire che ho lasciato
le chiavi in casa. Poco male, mi farò aprire dalla mamma, e se le chiavi
non ci sono, lunedì andrò in ferramenta a rifarle!"
Tenendo sempre d'occhio l'orologio, la ragazza pigiò il pulsante
del campanello. Nessuno rispose. Insistette, aspettò un paio di
minuti, riprovò ma senza risultato.
"Accidenti, è vero! Oggi i miei andavano a Novafeltria a
trovare gli zii! E hanno anche detto che non sarebbero tornati prima
di mezzanotte: sono fregata!"
Cristina si rifugiò in macchina, accese l'autoradio e cercò
la calma necessaria per trovare la giusta soluzione al suo problema.
"Potrei telefonare a Luca e dirgli che stasera non ci vediamo! E magari
è già uscito di casa, così poi mi tocca litigare con
sua madre che non mi può vedere. Oppure vado dalla Sonia e mi trucco
da lei... sì ma poi cosa metto, i suoi vestiti? Ormai non c'è
neanche più tempo, Luca arriva tra mezz'ora e io non sono Schumacher
per andare a Novafeltria a prendere le chiavi e tornare in trenta minuti!
Se fossi l'Uomo Ragno potrei arrampicarmi fino al terzo piano e rompere un
vetro per entrare in casa, ma domattina chi lo racconta ai vicini che
l'allarme non era poi così fastidioso? Non mi resta che aspettare,
e poi succeda quel che deve succedere!" La ragazza inclinò il sedile,
accese una sigaretta e si lasciò andare ai ricordi.
Quando conobbe Luca, Cristina rimase colpita dal suo sorriso bianchissimo
e dalla pelle abbronzata, ma ancor più da quello schianto di Mercedes
nera sulla quale poteva pavoneggiarsi e giocare a fare la diva.
Continuò ad uscire con lui un po' per gioco e un po' per abitudine;
ma la sua vera passione era solo quel giocattolone luccicante a bordo del
quale ogni uomo, forse, sarebbe potuto sembrar bello.
Si sentiva un po' superficiale, questo sì, ma d'altra parte Luca,
fino a quel momento, aveva fatto pochissimo per dimostrare di valere più
della sua macchina. E poiché ogni gioco è bello finché
è corto, Cristina approfittò della mezz'ora di forzata
riflessione per prendere la sua decisione: stasera lo mollo!
I trenta minuti previsti da Cristina stavano lievitando in maniera
preoccupante, ed erano ormai raddoppiati; a un certo punto, dall'angolo
della via, invece del chilometrico cofano della Mercedes fecero capolino
gli smorti fanali della Panda beige, che parcheggiò proprio muso
a muso con la Ipsilon. I due giovani scesero simultaneamente dalle
rispettive vetture, e increduli si avvicinarono: ognuno avrebbe potuto
riversare sull'altro un fiume di parole; ma la sorpresa chiuse la bocca
ad entrambi. Dopo venti eterni secondi di silenzio Luca e Cristina
scoppiarono a ridere come non avevano mai fatto prima, e si strinsero
fino a quasi farsi male.
Lui la guardò: per la prima volta senza tacchi, sembrava una
topolina indifesa, coi capelli raccolti in una coda che lasciava vedere
due grandi orecchie appena appena a sventola. Finalmente Luca poteva
sentire il profumo della sua pelle, poteva accarezzarle il viso morbido
e fresco, e quando la guardò dritto negli occhi si accorse di
quanto fosse sincero e trasparente il suo sguardo, finalmente libero
da maschere inutili. E quando una lacrima scese a rigare la guancia
di pesca di Cristina, lui la baciò sul naso e le sussurrò, come mai
aveva fatto prima: "Sei bellissima."
Il freddo cominciò a diventare insopportabile, e Luca, con
gesto cavalleresco, spalancò la portiera della sua Limousine
bicilindrica per fare accomodare Cristina. Non appena lui prese posto
alla guida, lei lo guardò e capì quanto aveva sbagliato
fino quel momento: senza tutto quel cuoio e quella radica intorno,
Luca sembrava - ed era - un ragazzo come tanti altri, tenero come un
peluche, dolce come un cucciolo. A cosa serve il doppio airbag di serie
se non hai un cuore da salvare? Cosa te ne fai dell'Hi-Fi col lettore
Cd se non sai ascoltare la voce dell'amore? E quale climatizzatore con
ricircolo e filtro antipolline, potrà mai sostituire il profumo
della persona che ami? Tra uno scricchiolio e l'altro, Luca e Cristina
si scambiarono il bacio più lungo e sincero della loro storia.
E grande fu lo stupore dei genitori di lei quando, poco dopo
mezzanotte, trovarono sotto casa una vetusta Panda coi vetri
completamente appannati, sul cui parabrezza campeggiava un grande
cuore disegnato col dito, e la scritta, leggibilissima, sebbene
rovesciata, "Luca e Cristina, per sempre".
Dr. Danny Irreparabili.