Cara TV (quarta parte) - La pubblicità

Negli oscuri anni '70 l'Italia fu attraversata da un'ondata di tragici avvenimenti destinati a lasciare un fardello pesantissimo sulla storia del nostro paese. Noi ragazzini di allora non riuscivamo a capire né a capacitarci di cosa stesse succedendo (cosa biasimabile solo in parte, visto che molti dotti magistrati hanno in seguito fatto lo stesso) e ci limitavamo a piangere al capezzale di un'altra illustre vittima degli anni di piombo: Carosello. Correva l'anno 1975, se la memoria non mi inganna, e la ferale notizia venne anticipata di qualche giorno da tutti i telegiornali (bella forza, erano solo due); niente più Calimero, dunque, stop alle esilaranti scenette di Jo Condor e della Linea, addio all'uomo in ammollo e alla famiglia degli incontentabili. Si vociferava che già il Gigante Buono della Ferrero avesse trovato lavoro come guardia del corpo, che Maria Rosa avesse aperto una casa di tolleranza in società con l'Olandesina e che lo sceriffo dei salumi Negroni fosse stato convocato dalla squadra olimpionica di tiro al piattello. El Merendero, sempre secondo le voci di corridoio, era in procinto di aprire un autogrill sulla Milano-Laghi; Carmencita era stata scritturata come interprete di commedie in virtù della sua innata comicità; Paolo Ferrari aveva trovato impiego come rappresentante di detersivi.

Dopo anni in cui la parola Buonanotte era stata sostituita da "Dopo Carosello subito a letto!" l'opinione diffusa di noi bambini era che, una volta assopiti dopo l'ultima puntata, non ci saremmo mai più risvegliati. I nostri ritmi biologici erano stati completamente stravolti: quale sarebbe stato, da quel momento in poi, il segnale universale di fine della giornata? Voleva forse dire che non era più necessario dormire? O che fino a quel momento eravamo stati presi in giro? Per quanto mi riguarda ho una risposta: la sera, né io né Massimo riusciamo a prendere sonno se prima non guardiamo la videocassetta di una puntata del mitico programma, gentilmente messa a disposizione dall'amico Cecco che fa l'archivista a Saxa Rubra. I contenitori pubblicitari degli anni successivi erano di uno squallore impressionante, a cominciare dai nomi: Tic Tac, Ping Pong e via un'altra serie di suoni onomatopeici, accompagnati da scarne siglette in perfetto stile optical-psichedelico.

I cinque-sei minuti dei vecchi spottoni di Carosello vennero ristretti ai trenta secondi ai quali siamo abituati oggi. Qualche personaggio venne riciclato anche nel nuovo corso, ma vedere Calimero costretto a finire una storia in mezzo minuto era come vedere la Ferrari di Schumacher impegnata in un Warm-up in Via Bertola. Curiosamente, in tempi recenti, l'evoluzione della durata degli spot si è suddivisa in due tronconi antitetici: da una parte abbiamo i flash di cinque secondi, molto in uso durante gli eventi sportivi. Vengono lanciati, di norma, ogni volta che un giocatore si azzoppa, ragion per cui una partita corretta può creare non pochi problemi al telecronista che rischia di dare la linea alla regia proprio mentre sta per entrare nel sacco il gol più bello del secolo. A dire il vero ci sono annunci pubblicitari ancora più brevi, costituiti dalla subitanea comparsa del logo sullo schermo, accompagnata da un campanellino fastidioso come una zanzara: potrebbe sembrare l'ultima frontiera della brevità, e invece c'è di peggio. Si chiama messaggio subliminale, e compare sullo schermo per un periodo talmente breve che l'occhio non riesce neppure a percepirlo: il cervello invece sì, quindi se alla fine del prossimo film che vedrete vi sentirete spinti a bere sei litri di antigelo saprete a chi dare la colpa.

Il troncone opposto, a cui si accennava poc'anzi, trova il suo habitat naturale nelle piccole emittenti locali che, fatto salvo qualche telegiornale e qualche partita di Promozione, hanno in palinsesto esclusivamente pubblicità. Dai tappeti persiani ai coltelli giapponesi, dai vibromassaggiatori agli orologi, in questi megaspot da mezz'ora ed oltre si vende di tutto, persino armi (finte, per fortuna) e appartamenti (veri, si spera). Fecero furore, alcuni anno or sono, pure due simpatici prodottini che avrebbero dovuto dare a chiunque la potenza sessuale di Rocco Siffredi: all'epoca Massimo Riserbo si fece incantare dalle mirabolanti promesse formulate nel corso dei due spot e, preoccupato per lo sciopero dei propri ormoni, ordinò quattro casse di Mandingo e un bancale di Taurus. Materiale che, dopo alcuni infruttuosi tentativi, abbiamo destinato all'impiego di stucco da muro con apprezzabili risultati. Un'altra caratteristica peculiare delle pubblicità- fiume è di essere condotta da personaggi che è riduttivo definire strani: abbiamo subìto tutti gli attacchi di Wanna Marchi, la pasionaria del dimagrimento, che coi suoi intrugli a base di alghe prometteva di liberare chiunque da "quegli orribili rotoli di lardo che vi fanno sembrare dei cotechini! D'accorrrrrrdo?!" Non era da meno l'isterico accanimento della presentatrice della Monica Sport, la quale si infervorava a tal punto che in una trasmissione perdeva più peso della mulattona in perizoma addetta all'uso dimostrativo delle varie macchine.

In tempi più recenti ci siamo trovati sui teleschermi il faccione di un marcantonio toscano che promette vincite stratosferiche a Totocalcio e Totogol investendo poche migliaia di lire: e allora mi pare lecito abbandonarmi a qualche dubbio, perché chiunque riuscisse ad escogitare un sistema così infallibile passerebbe il resto della sua vita a godersi il sole delle Seychelles, anziché sudare in giacca e cravatta sotto i riflettori di uno studio televisivo. Fatte salve le parentesi di Guido Angelini e Cesare Cadeo, sobri e signorili anche se incartapecoriti, rimane uno soltanto il vero, grande mito della pubblicità urlata: trattasi di Roberto da Crema, più noto come Roberto e basta, nel cui omonimo angolo viene venduto di tutto, pur con una certa predilezione per gli orologi. Il nostro Roberto, completamente privo di fronte ma dotato in compenso di due baffoni poderosi, durante le sue esibizioni è costantemente assistito da un medico, visto che ogni volta rischia il collasso per iperventilazione: ogni venti parole, sparate in apnea totale, il Da Crema compie un'inspirazione coatta (e rumorosa) con la quale, dopo un po', ci si sincronizza. Per questo la visione dei suoi programmi è sconsigliata agli anziani e a chi soffre di cuore; così come è proibito ai minorenni assistere ad altri tipi di spot (non vedevate l'ora che ne parlassi, eh?) che sottopongono all'attenzione degli spettatori prodotti di tutt'altro genere. Ma poiché lo spazio è tiranno, mi vedo costretto a rimandare l'argomento alla prossima puntata, nella quale mi troverete in ottima compagnia; con questo Danny Irreparabili, la Venere Bianca, Selen e Barbarella vi salutano, ricordandovi altresì:
A) Di non mancare alla festa di "Chiamami Città", prevista per il 12 marzo al Paradiso, nell'ambito della quale sarà presentato il mio primo libro: "L'evoluzione della specie".
B) Che non tutti i Danny vengono per nuocere.
C) Che se il libro non prenoti, nel liquame presto nuoti.


Dr. Danny Irreparabili.