Cara TV (quinta parte) - La pubblicità

Nella puntata precedente ci siamo soffermati sul curioso fenomeno di quelle piccole emittenti locali che, a parte qualche notiziario e poche partite di infima categoria, hanno in palinsesto solo ed esclusivamente pubblicità. Di giorno si spazia dai coltelli giapponesi agli orologi, dalle pentole ai vibromassaggiatori, ma dopo la mezzanotte - quando i bambini si tuffano tra le braccia di Morfeo - lo scenario cambia decisamente: introdotte dalla scritta "altre forme di pubblicità", ecco arrivare le casalinghe insaziabili, le studentesse perverse, le dottoresse ninfomani nonché (de gustibus non disputandum) gli omaccioni nerboruti della Gay Line che ancheggiano sulle note di "Relax". Così come la pubblicità ordinaria ha le sue eroine (vedi Wanna Marchi) anche il genere piccante può contare su almeno tre procaci portabandiera: metterei al primo posto Selen dal Vivo, seguita a ruota da Jessica Rizzo e da Barbarella, l'unica donna al mondo che abbia avuto il coraggio di farsi trapiantare due salvagente al posto delle labbra. Le Nostre, e come loro le tante dilettanti del settore, hanno l'ingrato compito di convincere gli uomini soli a versar mezzo stipendio nelle casse delle linee erotiche, impresa davvero ardua, se si considera che l'altro mezzo stipendio è già stato speso in giornali e videocassette hard.

La cosa assolutamente fastidiosa di questa kermesse erotica è che sul più bello, quando cioè la morettona in autoreggenti del quale sei perdutamente innamorato sta per dire quella cosa che ti piace tanto, la trasmissione viene interrotta e sullo schermo compare il faccione di Silvano, specialista nel trapianto di capelli. Niente da dire sulle sue qualità di tricologo, visto che a riprova dell'efficacia dei suoi trattamenti ostenta peli su parti del corpo inaudite, ma al contempo tanti saluti alla morettona e alle sue autoreggenti.

Per loro fortuna, in tempi recenti, i viziosi della notte hanno trovato nuova linfa vitale in un programmino che propone l'abbonamento annuo (a meno di un caffè al giorno) a un circuito che potremmo definire di "rapporti interpersonali particolarmente approfonditi": insomma, tipo un'agenzia matrimoniale ma con intenti leggermente più spinti. C'è la videocassetta dove si possono scegliere i soggetti, ci sono gli sconti per i sex-shop, ci sono i biglietti ridotti per i clubs, c'è addirittura un aggeggino elettronico che - in teoria - dovrebbe permettere ai soci di potersi mettere in contatto tra loro anche durante lo shopping. E soprattutto c'è lei, la Gran Tenutaria di questo Postalmarket dell'eros, la donna il cui seno contiene più silicone di centomila processori messi insieme, la maestra di cerimonie delle notti brave dei single italiani, più dotata della donna bionica, più provocante di Rosy Bindi: è la Venere Bianca. Avvezza a chiamare i telespettatori "orgasmini", la nostra signora ultimamente è stata relegata a un ruolo secondario dall'ingombrante presenza di tale Amedeo, che deve avere la collezione di papillon in società con Massimo Riserbo, visto che ne sfoggia di inguardabili. La sua mansione è quella di illustrare il meccanismo e i vantaggi del club e, per quanto pesante, val bene la pena sopportarlo perché si sa che prima o poi la Venere Bianca il suo strip tease lo fa. E come se non bastasse in ogni puntata c'è una debuttante che si esibisce nella stessa performance: spero che al buon Amedeo non venga in mente di imitarle, altrimenti l'audience cadrebbe inevitabilmente a zero.

Certi tabù vengono affrontati senza nessun timore anche dagli spot tradizionali: che dire della ragazza che, nella pubblicità di un profilattico, dice "Questo è un uomo" e invece mostra un eunuco? E che ne pensate dell'esercito di spermatozoi che prendono d'assalto uno swatch come se fosse un ovulo? Che facciano così a fabbricare gli orologi? Per non parlare della signora in giallo che ha sempre voglia, e alla quale vorrei suggerire di assumere un autista più giovane e meno fissato coi cioccolatini. Dieci e lode allo spot che reclamizza una marca di jeans, dove una tipa niente male esordisce dicendo "voglio un uomo" e termina mostrando in primissimo piano la parte migliore di sé. Un altro argomento vietato che recentemente ha fatto la sua comparsa nel mondo della pubblicità è la morte: ci aveva provato il fotografo Oliviero Toscani alcuni anni or sono, mostrando su giornali e cartelloni un cadavere coperto pietosamente da un lenzuolo, e aveva scatenato una polemica dell'altro mondo (è il caso di dirlo).

Recentemente il macabro tema è stato ripreso in due occasioni, e anche in questo caso le polemiche si sono sprecate: uno dei due spot, decisamente più ironico e demenziale, è quello ormai oggetto di culto, che mostra il vincitore di una lotteria schiacciato da un'automobile caduta da chissà dove; trovata senz'altro efficace per pubblicizzare le caramelle, un po' meno le lotterie, ma senz'ombra di dubbio coerente al pensiero comune di ciò che si augura a chi vince miliardi da chi in vita sua non ha mai fatto neanche cinquina a tombola. L'altra pubblicità incriminata vede una ragazza piangere al capezzale di un giovane che presumibilmente era il suo fidanzato: e poiché - penserà lei dopo aver visto lo spot della Lavazza - in paradiso si cammina sulle nuvole che sono morbidissime... Voilà, senza pensarci troppo gli ciula le scarpe. Ora due sono le questioni che mi pare lecito sollevare:
A) Ma la ragazza, prima di compiere il biasimabile gesto, ha spazzolato anche l'orologio e la catenina d'oro, o è solo una feticista?
B) Che sia stata questa réclame a introdurre il detto "Guarda che ti faccio le scarpe!" usato quando si intende minacciare qualcuno?

Ai posteri l'ardua sentenza. Per quanto mi riguarda mi limito a salutarvi, a rinnovare l'appuntamento per la prossima puntata e a ricordarvi che è appena uscito il primo volume dell'Antologia Irreparabile, gran dispensa di risate nonché ottimo come spessore per tavoli e sedie traballanti: se non l'avete ancora comprato vi faccio le scarpe!


Dr. Danny Irreparabili.