Una volta sbarcati dall'idrovolante dell'amico Francesco (detto Baracca) sul
litorale di Bellariva, si è tosto presentato il problema di trasferire
i dodici metri cubi di bagagli all'albergo. "Non sarà un problema"
ha sentenziato Massimo esaminando il depliant, "qui c'è scritto che
la pensione si trova in posizione tranquilla a due passi dal mare: con qualche
viaggio e un po' di pazienza ce la caviamo!".
Quello che nel depliant non c'era scritto era di chi fossero i famosi due
passi: evidentemente del ciclope Polifemo, visto che il nostro alloggio era
in realtà situato un chilometro oltre la statale Adriatica; a rincarare
la dose ha poi provveduto la foto di copertina, che mostrava la costruzione
talmente vicina all'acqua da farla sembrare una palafitta, e che ad un'analisi
più accurata si è rivelata essere un subdolo fotomontaggio.
Verso mezzogiorno di domenica, ovvero esattamente diciannove ore dopo l'inizio
delle operazioni di trasporto, tutti i nostri bagagli si trovavano nella
principesca Suite imperiale della Pensione di Anzianità, uno dei tre
gioielli della prestigiosa catena di alberghi Colantuono comprendente anche
la Pensione Minima e la Pensione di Invalidità. Sulle prime io e Massimo
ci siamo lasciati andare a qualche dubbio, non foss'altro perché abbiamo
intravisto, dalla porta della cucina, lo Chef de Rang che tra un manicaretto
e l'altro si tagliava le unghie dei piedi, ma in un secondo momento tutte le
nostre preoccupazioni sono state fugate.
La vista mare, ad esempio, non era un trucco. All'ultimo piano del fabbricato
era stato infatti installato un telescopio identico a quello dell'osservatorio
di Monte Palomar, che permetteva persino di intravvedere la pittoresca piattaforma
del metano. La piscina c'era anch'essa: gonfiabile, d'accordo, di quelle che si
comprano al Mercatone con duecentomila lire, ma pur sempre piscina era. Anche il
telefono in camera non era una bufala: si trattava di un raffinato apparecchio
della Chicco, quelli tutti colorati e con le ruote, ma effettivamente sul depliant
la parola "funzionante" non compariva. L'ampio giardino consisteva in quattro cactus
disposti agli angoli di un ritaglio di moquette verde; il funzionamento dell'aria
condizionata ci è stato spiegato con poche, concise parole da Colantuono in persona:
"Nelle camere l'aria ci sta, a condizione che la respiriate, guagliò!"
Pagati in anticipo i sei milioni pattuiti per i tre mesi di alloggio, abbiamo
così potuto procedere alla sistemazione delle nostre cose: e mano a mano
che borsoni e valigie si vuotavano del loro contenuto, in me cominciava a sorgere
un atroce sospetto. Nell'eccitazione della partenza avevo infatti completamente
delegato a Massimo l'incarico della preparazione dei bagagli, dimenticando il
buon senso e tutte le precedenti esperienze in materia; grazie al deficiente
cosmico, infatti, la composizione del nostro fardello era la seguente:
- Quattro sacche mimetiche ex Armir con giochi di ruolo e di società, tra i quali
Monopoli, Risiko, Mercante in fiera, Allegro Chirurgo, il Coccodentista e Paroliamo.
- Due borsoni della Virtus Palestre zeppi di accessori per la cura del cane,
guinzagli di varie lunghezze, ossi, collari antipulci e flaconi di antiparassitari.
- Varie casse di Albana private - ahimè - del loro contenuto originario
e riempite con le ultime dieci annate di Topolino.
- Sacchi neri dell'immondizia stracolmi di pedule da trekking, calzoni alla
zuava con stelle alpine, scatole di siero antivipera, piccozze, passamontagna,
mignon di grappa, bussole e, in definitiva, tutto ciò che può essere indispensabile
per la perfetta riuscita di una vacanza a Bellariva.
- Macchina fotografica a soffietto modello Daguerre.
- Rozza imitazione di walkman ottenuta collegando una cuffia da telegrafista
a un Juke-Box originale Würlitzer.
- Quaranta scatole di profilattici ("Sai, in vacanza è sempre
meglio essere previdenti!") acquistati nel 1983 e mai più usati.
In pratica Massimo aveva pensato a tutto tranne che ad alcune cosette di
trascurabile importanza, almeno in spiaggia: costumi, asciugamani, salvagente,
secchielli, palette e formine. Non restava altro da fare che procurarsi il
necessario sul posto. Ci siamo così recati in uno dei tanti negozi
presenti sulla passeggiata e, non essendo tanto ferrati in fatto di moda
balneare, Massimo ha dato carta bianca alla commessa: "Vogliamo due
costumi che non passino inosservati!".
Detto e fatto, la commessa ci ha piazzato in mano due minuscole pezzuole
che in realtà erano perizomi, uno di similpelle nera e uno tigrato:
per non rimediare altre brutte figure abbiamo annuito e pagato, pur con
qualche perplessità sulle modalità d'uso dei minislip. Come
è possibile constatare dalla vignetta il nostro primo ingresso in
spiaggia è stato alquanto imbarazzante, anche se devo ammettere
che la commessa aveva pienamente ragione: col perizoma non si passa mai
inosservati. Specialmente se lo si indossa al contrario.
Dr. Danny Irreparabili.