Dopo le mille vicissitudini del viaggio e la faticosa sistemazione dei
nostri bagagli nei sei metri quadri della Suite Imperiale della Pensione
di Anzianità, fiore all'occhiello della prestigiosa catena Colantuono
Hotels, era venuto il momento di prendere possesso della nostra meritatissima
fetta di spiaggia, motivo principe della vacanza.
Per riuscire ad arrivare al mare ad un'ora decente abbiamo lasciato il nostro
alloggio alle quattro del mattino, accompagnati dai canti gioiosi degli uccellini
e dai moccoli un po' meno gioiosi del portiere Gennaro, sempre molto restìo
a concedere trasgressioni agli orari ufficiali.
Al nostro seguito, un pesante rimorchio a propulsione canina contenente tutto
il necessario per una perfetta giornata balneare: secchielli di tutte le misure,
con e senza merli, palette e badili in quantità sufficiente a spostare il
Sahara nel Mediterraneo, formine e stampi per dolci, materassini a due piazze
con baldacchino e comodini gonfiabili, canotto con preziose serigrafie di Sailor
Moon, orca assassina e un set di antiche biglie con le facce di Bitossi,
Dancelli e Boifava.
Per coprire i tre chilometri scarsi del tragitto è servita quasi tutta
la mattinata: un po' per il rilevante peso del bagaglio, un po' per la potenza
di traino non proprio erculea del nostro chihuahua Attila.
Giunti a destinazione e posteggiato il rimorchio in uno spazio altrimenti
sufficiente per tre automobili, abbiamo potuto finalmente fare il nostro ingresso
trionfale sull'arenile. Massimo Riserbo, che da anni non perde una puntata di
Baywatch e conosce a menadito tutte le curve di Pamela Anderson, si è
voluto lanciare in una pietosa esibizione pseudo-californiana percorrendo la
passerella in perizoma, col walkman in testa e l'abbronzatura in bella vista.
Il tutto dimenticando che:
A) Un Juke-Box Würlitzer corredato di cuffia da telegrafista sarà forse un bel
pezzo d'antiquariato, ma come walkman non è affatto convincente.
B) Una mozzarella anemica caduta nella farina potrebbe esibire un'abbronzatura
molto più intensa di quella così orgogliosamente ostentata da
Massimo Riserbo (e, a onor del vero, anche del sottoscritto).
C) Cosa ben più grave delle due precedenti, il perizoma, che renderebbe
ridicolo anche un fisico statuario, è in grado di creare un devastante
effetto visivo su due corpi molli e bianchicci come i nostri. Specialmente se
lo si indossa, erroneamente, con la parte sottile davanti.
Il passo successivo doveva essere, fatalmente, il noleggio delle famigerate
brandine; già il nome dello stabilimento balneare che avevamo scelto
- Bagno Treblinka - aveva destato in noi una certa preoccupazione, rafforzata
dalla vista del filo spinato al posto delle aiuole e dai numerosi dobermann
che pattugliavano la zona. Di poco aiuto è stata la disponibilità
e la simpatia del titolare, un certo Franz Bayern Leverkusen, di chiara origine
romagnola: fra una birra da litro e un rutto, l'omone ha trovato un minuto da
dedicarci, mettendoci in mano due brandine scalcagnate e una ricevuta da
ottocentomila lire. Poi ha indicato il bagnasciuga, sottolineando il gesto con
un poco rassicurante "Schnell!" e una puzza d'ascelle non comune.
Il rituale dell'apertura delle brandine ha cagionato danni catastrofici alle
falangi e alla nostra già provata psiche: lo scontro titanico tra me
e Massimo si è poi concluso a favore del sottoscritto per sei fratture
a quattro, prima di riuscire a disporre gli odiati lettini a favore di sole
e regolarmente aperti.
Era quasi l'una, l'ora in cui la calura si fa insopportabile e il richiamo
dell'acqua è troppo forte per potergli resistere; Massimo, con mia
somma sorpresa, si è prodotto nell'unica constatazione intelligente
da dodici anni a questa parte, esclamando: "Facciamo una bella cosa,
Danny! Andiamo a farci un bagno adesso, altrimenti dopo mangiato dobbiamo
aspettare almeno tre ore!"
Detto e fatto, dai borsoni sono usciti come per incanto tutti gli ammenicoli
gonfiabili che avevamo a disposizione, ma non - come era prevedibile - la pompa
necessaria alla loro messa in servizio. Il disperato tentativo di sostituire la
pompa con la nostra flebile potenza polmonare si è risolto con il mesto
innalzamento della bandiera bianca dopo due braccioli e un salvagente a papera;
non potendo godere appieno del nostro apparato da divertimento ho quindi pensato
bene di sfruttare il primo approccio col liquido elemento per insegnare a Massimo
Riserbo i rudimenti della nobile arte natatoria.
Grazie alla lunga convivenza con Attila, devo ammettere che l'idiota anfibio
se la cava discretamente nello stile "cagnolino": dopo aver inutilmente
cercato di convincere Massimo che nello stile rana non è necessario urlare
"cra" ad ogni bracciata, e che per fare bene il delfino non bisogna
chiedere un pesce alla fine di ogni vasca, sono passato all'esercizio-base di
ogni corso di acquaticità che si rispetti: il morto. E vi assicuro che
quando il deficiente si è puntato alla tempia una pistola scovata
chissà dove, mi sono sentito punto da un forcone e istigato da una
voce che solo io potevo sentire: "Danny, lascialo fare!"
Dr. Danny Irreparabili.