Turisti per sbaglio (sesta parte)

Tanti piccoli, ma inequivocabili segni stavano indicando che l'estate aveva ormai raggiunto il suo mesto epilogo: tutti i bagnini avevano dato inizio al rito del lavaggio delle brandine, con relativo caricamento delle medesime sulle centinaia di Ape posteggiate sul lungomare; le giornate erano sempre più corte e sempre meno calde, e l'età media dei turisti che si vedevano in giro era ormai passata dai venticinque anni dei chiassosi ferragostani ai settanta dei silenziosi settembrini. Anche le nostre vacanze stavano intonando il canto del cigno e Massimo Riserbo, in preda a un attacco di nostalgia acuta passava ore intere seduto sulla battigia, guardando il mare e accarezzando affettuosamente Attila. La scena era troppo struggente per lasciarmi indifferente, e per una volta ho messo da parte il mio cuore di pietra, mi sono seduto di fianco al mio assistente e gli ho rivolto le parole che solo un vero amico sa trovare in certi frangenti.

"Ma brutto deficiente di un perdigiorno di un nato stanco che sei più bestia della bestia che tieni in braccio che se facessero una gara di bestie arriveresti ultimo io ti licenzio ti diseredo ti strappo la pelle di dosso e ci faccio un bongo per suonare la tua marcia funebre che cacchio ci fai tutto il giorno qui che dobbiamo fare le valigie e domani viene l'idrovolante a prenderci e sposta quelle chiappe dalla sabbia brutto idiota che ormai ci hai lasciato le impronte come Marilyn sul cemento!"
"Non ti arrabbiare Danny, è soltanto che... ecco, l'Estate ormai è finita e ancora non siamo andati sulla motonave! Ecco, tutto qui!"
A queste parole, pronunciate con la voce tremolante di chi sta per scoppiare in lacrime, Massimo ha fatto seguire la consueta, patetica scena con la quale sa di potermi strappare qualsiasi concessione (pesta i piedi per terra, si succhia il pollice e chiama la mamma; ma ormai questo lo sapete già). In fin dei conti potevo anche accontentarlo: poche migliaia di lire non avrebbero certo rovinato il nostro bilancio. E poi qualsiasi esperienza non ci avrebbe certo riservato più contusioni e/o fratture di quelle finora provate: almeno così credevo.

Se è vero che l'esborso di poche lire non è un dramma per nessuno, è altrettanto vero che pochissime motonavi accettano a bordo due adulti e un chihuahua in cambio di cinque biglietti da mille, una figurina di Pippo Inzaghi e un biglietto omaggio del Blow-Up autografato da Danny Irreparabili: tanto, infatti, era rimasto nei nostri asfittici portafogli dopo quattro mesi di vacanza. Ma, fedeli al motto "Navigare Necesse", non ci siamo persi d'animo e siamo partiti in cerca di fortuna. Fortuna che è arrivata dopo otto infruttuosi tentativi sotto forma della prestigiosa motonave "Princess of Seven Seas and Many Lakes" (Principessa dei sette mari e di un bel po' di laghi), praticamente un dragamine sopravvissuto al secondo conflitto mondiale e verniciato di bianco. Il capitano, un tale stranissimo munito di una benda sull'occhio e un preoccupante uncino al posto della mano destra, ci ha accolti a bordo festante (anche perché eravamo i primi clienti da almeno una ventina di anni), ma oltre ai nostri averi ha preteso che sbucciassimo due quintali di patate novelle. Ed è stato solo dopo lo svolgimento di questo ingrato compito che il bastimento, finalmente, ha mollato gli ormeggi e ha preso il largo.

La Princess eccetera eccetera solcava sicura le acque dell'Adriatico; Massimo ed io, in perfetta tenuta da turista (cappello di paglia, camicia a fiori, bermuda e sandali) ci stavamo godendo la fresca brezza marina sul castello di prua; a un tratto, un nastro consunto e gracchiante, nel quale era tuttavia possibile riconoscere la voce di Marco Magalotti, ci avvisava in tre lingue che era giunta l'ora delle danze. Essendo gli unici due presenti a bordo, equipaggio a parte, ci siamo sentiti in dovere di animare la festa gettandoci dunque al centro della pista da ballo, là dove forse un tempo troneggiava un cannoncino antiaereo. Dopo una quindicina di mazurke avremmo volentieri detto basta, ma non avevamo fatto i conti con un Disc-Jockey particolarmente permaloso che ci ha sparato due ore abbondanti di MerengueSalsaMeneitoMacarenaLambada, sempre sotto il tiro del suo fucile mitragliatore. Fortunatamente dopo la fatica è arrivato il ristoro, ovvero l'immancabile cena "a base di buon pesce e vino dei colli romagnoli", come puntualmente sottolineava Magalotti dal solito altoparlante. Ora, sicuramente sulle altre motonavi il menu sarà senz'altro più eccitante, ma sulla Princess of Vattelapesca era composto delle seguenti portate:

- Brodino di mucillagine
- Tagliolini allo scoglio (nel senso che nel piatto, oltre ai tagliolini, c'erano autentici pezzi di roccia).
- Polpa di granchio (qui il problema consisteva nel convincere i granchi a farsi mangiare, visto che ci erano stati serviti vivi, vegeti e spinzettanti).
- Brodetto misto (molto misto, poiché alle poche vongole, alle rade cozze e alle sparute mazzole, qualche buontempone aveva aggiunto pezzi di pneumatico, assorbenti, bottoni e altro).
- Ottimo vino dei colli romagnoli (forse l'anno scorso: trattavasi di cagnina dolce del 1996, vino notoriamente poco propenso all'invecchiamento).

Inutile dire che una cena siffatta si è rivelata fatale per il nostro apparato digerente: dopo pochi minuti io, Massimo e persino Attila, sorreggendoci la fronte a vicenda, abbiamo dovuto restituire al mare i suoi frutti nel poco edificante rito del rigetto. Una volta tornati a riva Massimo si è voluto produrre in una esibizione pontificale, baciando la terra (o meglio la sabbia) così bramata durante la crociera. E non si è fatto sfuggire l'occasione di rimediare l'ultima, definitiva figuraccia prima della partenza, iscrivendosi alla gara dei castelli di sabbia che regolarmente viene organizzata da queste parti alla fine dell'estate. Per il pur volenteroso Massimo, il confronto con Piermaria Borrazzi Casalboni, figlio del noto architetto lombardo Teobaldo Borrazzi Casalboni, si è rivelato una sfida persa in partenza, potendo il pargolo contare, tra l'altro, su progetti originali redatti dal papà e su un'impresa edile convocata appositamente dal medesimo.

E adesso, che anche l'ultima ciliegina ha trovato posto in cima alla nostra immane torta di sfiga, possiamo dire che l'estate è veramente finita. Non ci rimane che tornare in albergo e raccogliere le nostre masserizie e aspettare l'idrovolante che ci riporterà a casa. Non mi rimane che salutarvi e rimandarvi al prossimo numero di Chiamami Città, dove vi stupirò con effetti speciali degni di Steven Spielberg: tornerò infatti al vecchio vizio del racconto, e questa volta l'argomento sarà nientemeno che la fantascienza. Da non perdere!


Dr. Danny Irreparabili.