Racconto d'autunno
Anche quell'anno, come accadeva ormai da generazioni, l'arrivo della stagione
delle Foglie Cadenti era motivo di festa per la comunità rurale della vallata
di Hamlin. Il grano, che solo un mese prima ondeggiava come un mare dorato,
e dava rifugio ai giochi dei bambini, ora giaceva nei magazzini in attesa
di ricompensare, sfamandolo, chi l'aveva curato fino a quel momento.
Una volta ancora la Fredda Stagione Senza Foglie non avrebbe fatto paura a
nessuno: a un raccolto senza precedenti avrebbe sicuramente fatto seguito la
miglior vendemmia che si potesse sperare, dal momento che dalle viti occhieggiavano,
sebbene ancora acerbi, i grappoli più sani e ricchi di tutta la vallata.
La gioia era una malattia contagiosa tra i popolani, che dimenticate per sempre
le guerre e i litigi che avevano macchiato la loro storia, avevano imparato a
vivere di cose semplici, ad amare la loro terra e il loro lavoro, a rispettare
i forestieri e ad offrire loro ospitalità e ricovero.
I bambini nascevano a decine, i giovani studiavano e si divertivano, gli
anziani non più in grado di lavorare con le braccia entravano a far parte
del Gran Consiglio, il plenum dei saggi, che in virtù della loro esperienza
guidavano le sorti del piccolo popolo. Le carestie e le malattie erano ormai
un lontano ricordo: solo la Morte non era ancora stata vinta, e di tanto in
tanto veniva a prendersi chi non aveva più niente da dare, né da chiedere.
E sereno abbracciava il suo destino, circondato dalle cure e dall'affetto
di tutti gli altri.
Poteva sembrare il Paradiso. Ma da lì a pochi
giorni si sarebbe scatenato l'Inferno.
L'anziano Hagar era il Capo del Gran Consiglio di Hamlin, e di solito
era uno dei più propensi a lasciarsi andare alle libagioni dei
festeggiamenti di fine raccolto, nonostante il suo incedere barcollante
e le sue millecentoventi lune. Quella sera, invece, aveva lasciato i canti
e i balli ai suoi compaesani più giovani, per ritirarsi sulla collina
di Ardes a meditare e a godersi lo spettacolo dei cento fuochi accesi lungo
la vallata. Come sua abitudine, il vecchio Hagar aveva portato con sé la nipotina
Lilith, che aveva solo ottantaquattro lune e non aveva mai visto il nonno
così pensieroso.
"Perché non sei rimasto in paese a festeggiare, nonno? Il
papà e la mamma volevano giocare con te a Kasdan, e poi lo zio ti
voleva sfidare a mignolo di ferro, e poi se non ci sei tu, nessuno sa suonare
il Shatar, e poi..."
"Piccola mia, vieni qui" la interruppe Hagar, "sai mantenere un segreto?"
"Certo nonno! Ti sei fatto un'altra volta la pipì addosso?"
"Non scherzare, Lilith, non è il momento. Se sono qui è perché il papà,
la mamma, lo zio e tutti gli abitanti di Hamlin sono in pericolo. Da un
momento all'altro dovrebbe arrivare il capo del Gran Consiglio della
vallata di Dorgos, e allora saprò se i miei sospetti sono fondati".
Detto questo, il vecchio strinse a sé la nipotina, curando di non
mostrarle gli occhi intrisi di lacrime.
"Hagar, vecchio ubriacone, dove ti sei cacciato?"
"Sono qui, Mendor, segui la luce della mia torcia! Se i tuoi occhi
funzionassero come il mio fegato ti chiamerebbero il Falco di Dorgos!"
I due uomini si abbracciarono, bevvero alla borraccia di Mendor il vino
dell'Alleanza e si sedettero davanti al fuoco delle due torce unito a formare
il simbolo della pace eterna. Lilith, impaurita dalla solennità della
scena, osservava senza dire una parola.
"È come penso?", esordì Hagar.
"È come pensi, e forse anche peggio. È scritto nella profezia".
Mendor estrasse dal suo fagotto una borsa di pelle, che a sua volta conteneva
un fodero simile a una faretra, che a sua volta conteneva una pergamena che,
intuì Lilith, doveva essere importantissima.
Mendor, custode e depositario della profezia di Kallagoor, iniziò
a leggere il papiro con la voce rotta dall'emozione.
"... Non sorgeranno cento lune senza che il Grande Fiume
si svegli dal suo sonno per portare la Morte.
... Non sorgeranno ancora cento lune senza che la collina di Ardes
perda una parte di sé per portare la Morte.
... Non sorgeranno di nuovo cento lune senza che la terra
si muova sotto i vostri piedi per portare la Morte.
... E ancora, cento lune non sorgeranno più per i popoli di Dorgos,
di Hamlin, di Veltra e Haidos, di Maros e Arcada e di tutte le terre
conosciute, perché la Morte verrà dal cielo e regnerà
sovrana ovunque. Così è scritto".
"Cosa ne pensi, Mendor?" disse Hagar dopo qualche interminabile
istante di silenzio.
"Ciò che penso è ciò che tu sai già. Siamo abbastanza vecchi per ricordare
l'Alluvione che ha devastato le nostre valli quattrocento lune or sono, e
la frana che uccise mio padre, e il terremoto che cento lune dopo distrusse
metà dei nostri paesi. La centesima luna da allora è domani, e la profezia
di Kallagoor non ha mai sbagliato. Io sono l'ultimo dei depositari della
profezia, mio padre lo era prima di me e mio nonno prima di lui: per
quanto mi hanno tramandato, nessuno dei 666 versi che compongono la
pergamena completa si è mai rivelato privo di fondamento".
Come può una cosa che viene dal cielo porre fine all'esistenza della
nostra civiltà" sbottò Hagar, "un diluvio, un fulmine o qualsiasi altra
cosa potrebbe sì causare dei danni, ma non certamente annientarci! Anche
un meteorite, per quanto enorme, si disintegrerebbe entrando nella nostra
atmosfera: lo studiano anche i bambini a scuola!".
Proprio in quel momento, Mendor indicò ad Hagar qualcosa dietro le sue
spalle, invitandolo a girarsi. Nel cielo terso e stellato d'autunno, una decina
di luci simili a comete si muovevano in formazione regolare, troppo lente per
essere asteroidi e troppo veloci per essere stelle.
"Mendor, tu corri subito a Dorgos, convoca d'urgenza il Gran Consiglio e
cerca di dare una spiegazione di questo fenomeno alla tua gente. Io farò
lo stesso ad Hamlin, sperando che nessuno sia in preda al panico!"
Detto questo, Hagar si congedò da Mendor e si diresse verso Hamlin col
passo più veloce che le sue deboli gambe potevano concedergli. Lilith,
fino ad allora silenziosa, dopo pochi minuti di cammino esclamò,
sorridendo:
"Hai visto nonno? Sono arrivati!"
Hagar si fermò di colpo, si chinò verso la nipote e stringendole
le mani le chiese:
"Chi è arrivato, piccola mia?"
Fine prima parte
Dr. Danny Irreparabili.