Qualche giorno fa ho avuto il sommo piacere di toccare con mano l'approvazione destata dalla mia idea di far conoscere ai riminesi i segreti dello zodiaco orientale; mi trovavo al ristorante cinese Wang Chung (traducibile come Trattoria da Gennaro) in compagnia del mio assistente Massimo Riserbo, e in un angolo del locale ho riconosciuto la sagoma massiccia del grande scienziato di Pechino Cho Won Soon Badalamenti, intento a degustare il suo piatto preferito: i bucatini all'amatriciana. Tra un sorso e l'altro di Verdicchio, il Sommo mi ha concesso l'onore di interloquire con lui, e dall'alto di una Sapienza Suprema che solo gli orientali sanno custodire, mi ha rivolto semplici parole che mi hanno riempito d'orgoglio: "Yang Tze Ho, Danny, Tzu wo Deng?" (Che cacchio fai lì in piedi, Danny, aspetti l'autobus?). Quindi, preso posto di fianco al Maestro, ho avuto la fortuna di assistere a una sua profonda catalessi meditativa, che a onor del vero aveva tutta l'aria di una pennichella, visto che Cho Won russava come una motosega.

L'attesa di un'ora buona sarebbe però stata ricompensata dalla benedizione definitiva del Venerabile che al suo risveglio mi ha detto, sforzandosi di parlare la mia lingua: "Guagliò, t'aggia fatte 'na bella cosa. T'aggie purtate nu poco e Cina in mezz'a nuie: accussì potremo dire cane a chillo, coniglio all'altro, scimmia all'altra ancora, senza che nisciuno se ne possa avere a mmale!" Pensate quello che volete, ma la filosofia orientale non finirà mai di stupirmi.
Dr. Danny Irreparabili.