Cara TV (diciottesima parte) - Telefilm

Fin dalla notte dei tempi l'uomo ha sempre dovuto ricorrere ai più svariati sistemi per esorcizzare le sue paure e dare una spiegazione a tutto ciò che non poteva comprendere, che fosse un semplice fenomeno atmosferico, un mistero nascosto in chissà quale foresta o il millenario, atavico terrore dell'incommensurabile. I nostri antenati crearono idoli e feticci per dare un senso al fulmine e al tuono, al fuoco e al vento; poco più in là si inventarono un mondo parallelo dove immaginare i loro cari defunti, così da poter ridimensionare anche l'invincibile spettro della morte. Ma, si sa, i tempi cambiano, e col progresso si sono evoluti anche i metodi usati dall'uomo per dare un aspetto fisico alle proprie debolezze: e oggi che la Terra e la Natura sono definitivamente dominate e sottomesse, l'unica cosa che ancora lascia degli interrogativi al genere umano è lo Spazio. Siamo soli nell'Universo? Come sono nati stelle e pianeti? Dove finisce il Cosmo? È vero che un buco nero può modificare il corso del tempo? Ma su Marte leggono Chiamami Città?

Nel nostro secolo non servono più totem e danze tribali per esorcizzare gli incubi, né siamo costretti a sacrifici umani o condanne al rogo per stregoneria: più un argomento è oscuro e inspiegabile, più interessa alla gente, più sarà proficuo ricavarne soggetti per romanzi e trame per film. Di fantascienza, ovviamente. Da Verne a Orwell, da Welles a Kubrick, passando per Lang e Asimov, cinema e letteratura hanno fatto a gara nel creare incredibili viaggi interplanetari, invasioni aliene, guerre tra mondi, mutazioni genetiche o, più semplicemente, come nel caso di "Metropolis" e "1984", deformi proiezioni nel futuro della stessa civiltà umana. Era scontato che la regina dei Media, ovvero la televisione, non si sarebbe fatta sfuggire un business di così grandi proporzioni e, con alterne fortune ha dato in pasto all'audience diverse serie di Science-Fiction che vado ad illustrarvi, senza rispettare gerarchie qualitative o temporali.

UFO.
Che come tutti sanno è l'acronimo inglese di Oggetti Volanti non Identificati. Gli UFO in questione erano una via di mezzo tra un frullatore e un aspirapolvere (per il caratteristico suono che producevano), e arrivavano a frotte da un pianeta sconosciuto per rapire esseri umani dai quali espiantare organi vitali. Gli occupanti di questi dischetti volanti erano in tutto e per tutto simili a noi, fatto salvo il colore della pelle che era di una bella tonalità di verde, non si sa se per pigmentazione naturale o se per la nausea dovuta a tutti quegli anni luce trascorsi a bordo di una trottola. A difendere la terra dai continui attacchi degli UFO ci pensava la SHADO, organizzazione finanziata da chissà chi, che nascondeva la propria attività paramilitare dietro le strutture di una società cinematografica inglese: un po' come se Carlo Vanzina nascondesse uno Shuttle a Cinecittà.

Comandante operativo della SHADO, e subordinato solo al gran Mogol Anderson, era una checcona ossigenata che rispondeva al nome di Ed Straker, girava su incredibili macchinoni con gli sportelli ad ala di gabbiano e il telefono veicolare (!) e aveva alle sue dipendenze un bel manipolo di uomini armati fino ai denti. C'era il capitano Carlin che dal sommergibile Skydiver intercettava gli attacchi sferrati in zone oceaniche (e gli UFO, che erano sfigatissimi, sceglievano sempre i settori presidiati dal nemico). C'erano poi i veicoli cingolati, pronti a sventare le incursioni terrestri, i mega aerei Shadair e una bella base lunare che sembrava formata da cinque palloni da calcio piazzati nella sabbia. All'interno della base operavano svariate bonazze con la parrucca viola e l'uniforme di paillettes (non dimentichiamo che la serie risale agli anni '70) intente a sorvegliare lo spazio circostante e pronte a scatenare la punta di diamante dell'arsenale SHADO: gli intercettori. Questi ultimi erano una sorta di aerei senza ali, decollavano da piattaforme rotonde ricavate nella superficie lunare ed erano armati con un unico, enorme, infallibile missilone dall'inequivocabile forma fallica. I piloti alieni, oltre che sfigati, evidentemente erano anche poco addestrati, visto che nei combattimenti aerei sparavano raggi a vanvera e venivano sistematicamente distrutti dall'unico proiettile a disposizione dell'antagonista. E ammetto senza vergogna che - afflitto come sono dal complesso di Wilcoyote che mi porta a tifare per i più sfortunati - sotto sotto ho sempre parteggiato per quei poveri alieni.

Spazio 1999.
Serie quanto mai attuale (se non altro per la data) dovuto alla fantasia di Jerry e Silvia Anderson, creatori peraltro anche di UFO. L'idea di partenza non era niente male: anche in questo caso c'era una base lunare, un po' più aggraziata di quella della SHADO, popolata da trecento scienziati, tecnici e ricercatori; il tutto, luna compresa, proiettato nello spazio da un'immane esplosione nucleare causata dal deficiente di turno. E da quel giorno cominciano i guai: sulla terra, per cani, coyote e innamorati che non possono più contare sul loro astro preferito, e sulla base Alpha, per i trecento sfortunati che devono dire addio a ferie, permessi e pensione per andarsi a infilare in un labirinto di buchi neri, passaggi spazio-temporali, rompipalle alieni e tante altre belle sorpresine. Sempre però sotto il controllo dell'ineffabile comandante Konig, spalleggiato dalla dottoressa Russell e dal tenente Carter, quest'ultimo specializzato nel precipitare su pianeti sconosciuti con le costosissime astronavi Aquila.

Star Trek.
Il più famoso e longevo dei telefilm di fantascienza, visto che tra serie, generazioni, rinnovamenti dell'equipaggio e trasposizioni cinematografiche, il polpettone stellare ha largamente superato i trent'anni di vita. Scenario delle avventure di Star Trek era (ed è tuttora) la nave spaziale U.S.S. Enterprise, specie di padella con le orecchie capace di velocità smodate, avamposto terrestre ai confini di una futuribile confederazione spaziale; che il tutto si svolga poi nell'anno 2500 piuttosto che nel 3000 è difficile dirlo, visto che il capitano Kirk (William Shatner) ha sempre avuto la pessima abitudine di iniziare gli episodi declamando date astrali che sembravano targhe automobilistiche tedesche. A dar man forte al suddetto capitano nelle sue gesta galattiche ci pensava il vero protagonista del serial, l'orecchiuto vulcaniano Spock (Leonard Nimoy), autentica fucina di frasi fatte, proverbi e sentenze. A completare il quadretto familiare provvedevano il medico di bordo Mc Coy e l'ufficiale di rotta Sulu impegnati - al pari dei loro superiori - in una lotta senza quartiere contro i terribili ribelli Klingoniani, veri guastafeste spaziali a metà strada tra la banda Bassotti e un manipolo di separatisti Padani.


Dr. Danny Irreparabili.