Fin dalla notte dei tempi l'uomo ha sempre dovuto ricorrere ai più
svariati sistemi per esorcizzare le sue paure e dare una spiegazione a
tutto ciò che non poteva comprendere, che fosse un semplice fenomeno
atmosferico, un mistero nascosto in chissà quale foresta o il millenario,
atavico terrore dell'incommensurabile. I nostri antenati crearono idoli e
feticci per dare un senso al fulmine e al tuono, al fuoco e al vento; poco
più in là si inventarono un mondo parallelo dove immaginare i loro cari
defunti, così da poter ridimensionare anche l'invincibile spettro della morte.
Ma, si sa, i tempi cambiano, e col progresso si sono evoluti anche i metodi
usati dall'uomo per dare un aspetto fisico alle proprie debolezze: e oggi che
la Terra e la Natura sono definitivamente dominate e sottomesse, l'unica cosa
che ancora lascia degli interrogativi al genere umano è lo Spazio.
Siamo soli nell'Universo? Come sono nati stelle e pianeti? Dove finisce il
Cosmo? È vero che un buco nero può modificare il corso del tempo?
Ma su Marte leggono Chiamami Città?
Nel nostro secolo non servono più totem e danze tribali per esorcizzare
gli incubi, né siamo costretti a sacrifici umani o condanne al rogo per
stregoneria: più un argomento è oscuro e inspiegabile, più
interessa alla gente, più sarà proficuo ricavarne soggetti per
romanzi e trame per film. Di fantascienza, ovviamente. Da Verne a Orwell, da
Welles a Kubrick, passando per Lang e Asimov, cinema e letteratura hanno fatto
a gara nel creare incredibili viaggi interplanetari, invasioni aliene, guerre
tra mondi, mutazioni genetiche o, più semplicemente, come nel caso
di "Metropolis" e "1984", deformi proiezioni nel futuro
della stessa civiltà umana. Era scontato che la regina dei Media, ovvero
la televisione, non si sarebbe fatta sfuggire un business di così grandi
proporzioni e, con alterne fortune ha dato in pasto all'audience diverse serie
di Science-Fiction che vado ad illustrarvi, senza rispettare gerarchie
qualitative o temporali.
UFO.
Che come tutti sanno è l'acronimo inglese di Oggetti Volanti non
Identificati. Gli UFO in questione erano una via di mezzo tra un frullatore
e un aspirapolvere (per il caratteristico suono che producevano), e arrivavano
a frotte da un pianeta sconosciuto per rapire esseri umani dai quali espiantare
organi vitali. Gli occupanti di questi dischetti volanti erano in tutto e per
tutto simili a noi, fatto salvo il colore della pelle che era di una bella
tonalità di verde, non si sa se per pigmentazione naturale o se per la
nausea dovuta a tutti quegli anni luce trascorsi a bordo di una trottola.
A difendere la terra dai continui attacchi degli UFO ci pensava la SHADO,
organizzazione finanziata da chissà chi, che nascondeva la propria
attività paramilitare dietro le strutture di una società
cinematografica inglese: un po' come se Carlo Vanzina nascondesse uno
Shuttle a Cinecittà.
Comandante operativo della SHADO, e subordinato solo al gran Mogol Anderson,
era una checcona ossigenata che rispondeva al nome di Ed Straker, girava su
incredibili macchinoni con gli sportelli ad ala di gabbiano e il telefono
veicolare (!) e aveva alle sue dipendenze un bel manipolo di uomini armati
fino ai denti. C'era il capitano Carlin che dal sommergibile Skydiver
intercettava gli attacchi sferrati in zone oceaniche (e gli UFO, che erano
sfigatissimi, sceglievano sempre i settori presidiati dal nemico). C'erano
poi i veicoli cingolati, pronti a sventare le incursioni terrestri, i mega
aerei Shadair e una bella base lunare che sembrava formata da cinque palloni
da calcio piazzati nella sabbia. All'interno della base operavano svariate
bonazze con la parrucca viola e l'uniforme di paillettes (non dimentichiamo
che la serie risale agli anni '70) intente a sorvegliare lo spazio circostante
e pronte a scatenare la punta di diamante dell'arsenale SHADO: gli intercettori.
Questi ultimi erano una sorta di aerei senza ali, decollavano da piattaforme
rotonde ricavate nella superficie lunare ed erano armati con un unico, enorme,
infallibile missilone dall'inequivocabile forma fallica. I piloti alieni,
oltre che sfigati, evidentemente erano anche poco addestrati, visto che nei
combattimenti aerei sparavano raggi a vanvera e venivano sistematicamente
distrutti dall'unico proiettile a disposizione dell'antagonista.
E ammetto senza vergogna che - afflitto come sono dal complesso di Wilcoyote
che mi porta a tifare per i più sfortunati - sotto sotto ho sempre
parteggiato per quei poveri alieni.
Spazio 1999.
Serie quanto mai attuale (se non altro per la data) dovuto alla fantasia di
Jerry e Silvia Anderson, creatori peraltro anche di UFO. L'idea di partenza
non era niente male: anche in questo caso c'era una base lunare, un po'
più aggraziata di quella della SHADO, popolata da trecento scienziati,
tecnici e ricercatori; il tutto, luna compresa, proiettato nello spazio da
un'immane esplosione nucleare causata dal deficiente di turno. E da quel giorno
cominciano i guai: sulla terra, per cani, coyote e innamorati che non possono
più contare sul loro astro preferito, e sulla base Alpha, per i trecento
sfortunati che devono dire addio a ferie, permessi e pensione per andarsi a
infilare in un labirinto di buchi neri, passaggi spazio-temporali, rompipalle
alieni e tante altre belle sorpresine. Sempre però sotto il controllo
dell'ineffabile comandante Konig, spalleggiato dalla dottoressa Russell e dal
tenente Carter, quest'ultimo specializzato nel precipitare su pianeti
sconosciuti con le costosissime astronavi Aquila.
Star Trek.
Il più famoso e longevo dei telefilm di fantascienza, visto che tra
serie, generazioni, rinnovamenti dell'equipaggio e trasposizioni cinematografiche,
il polpettone stellare ha largamente superato i trent'anni di vita. Scenario
delle avventure di Star Trek era (ed è tuttora) la nave spaziale U.S.S.
Enterprise, specie di padella con le orecchie capace di velocità smodate,
avamposto terrestre ai confini di una futuribile confederazione spaziale; che
il tutto si svolga poi nell'anno 2500 piuttosto che nel 3000 è difficile
dirlo, visto che il capitano Kirk (William Shatner) ha sempre avuto la pessima
abitudine di iniziare gli episodi declamando date astrali che sembravano
targhe automobilistiche tedesche. A dar man forte al suddetto capitano nelle
sue gesta galattiche ci pensava il vero protagonista del serial, l'orecchiuto
vulcaniano Spock (Leonard Nimoy), autentica fucina di frasi fatte, proverbi
e sentenze. A completare il quadretto familiare provvedevano il medico di bordo
Mc Coy e l'ufficiale di rotta Sulu impegnati - al pari dei loro superiori - in
una lotta senza quartiere contro i terribili ribelli Klingoniani, veri guastafeste
spaziali a metà strada tra la banda Bassotti e un manipolo di separatisti Padani.
Dr. Danny Irreparabili.