Chi ha un po' più di trent'anni ricorderà sicuramente, con
un filo di nostalgia, il periodo d'oro degli sceneggiati televisivi: fece
epoca, tanto per fare un esempio, la trasposizione sul piccolo schermo del
celebre romanzo "La Cittadella" di Cronin, con un giovanissimo e
fascinoso Alberto Lupo nei panni del protagonista. Non scherzò neppure
"La Freccia Nera", sorta di Robin Hood all'italiana amato soprattutto
dai giovani di allora; c'erano poi le serie avventuroso-ecclesiastiche "I
ragazzi di padre Tobia" e "Padre Brown", quest'ultimo interpretato
dal bravissimo e compianto Renato Rascel, e i gialli come "Ritratto di
donna velata". Negli anni felici del suo monopolio, la Rai strizzò
l'occhio anche alla fantascienza (Uova Fatali, A come Andromeda, Gamma),
all'operetta (Al cavallino bianco, No No Nanette) e alla commedia (Le sorelle
Materassi, Un mandarino per Teo).
L'avvento del colore, sul finire degli anni settanta, diede origine ai
più alti esempi di sceneggiato televisivo, e al tempo stesso
decretò la fine dell'egemonia dell' Ente di Stato nel possesso
dell'etere. Sandokan nel filone avventuroso, Ulisse e Gesù di
Nazareth in quello storico-mitologico, ebbero un successo senza precedenti:
ovvero quel genere di fenomeno sociale che, prima dell'arrivo del
videoregistratore, svuotava bar, cinema e strade e riempiva soggiorni
e salotti. Fu quello il canto del cigno della produzione televisiva made
in Italy, che di lì a poco avrebbe dovuto fare i conti con due
temibili avversari: i Serial statunitensi e le Telenovelas sudamericane.
Le grandi saghe familiari yankee poterono contare su una formidabile testa
di ponte, quel Dallas che narrava le vicissitudini della potentissima stirpe
degli Ewing e dei loro intrallazzi finanziari, con particolare predilezione
per i ricchi giacimenti petroliferi del Texas. In questo serial, come del
resto in tutti quelli che nominerò, c'era un cattivissimo (J. R. Ewing)
contrapposto a un buonissimo (il fratellino Bobby); nel mezzo, una sequela di
personaggi che appoggiavano una causa o l'altra a seconda della convenienza,
spesso cambiavano faccia perché gli attori che li impersonavano si
rompevano le balle e se ne andavano, a volte sparivano o morivano per
tornare miracolosamente dopo una trentina di puntate.
Il capostipite Dallas fu presto seguìto dal cugino Dinasty, altro
polpettone a stelle e strisce che vedeva l'antipaticissima Joan Collins nei
panni della perfida Alexis; neanche il tempo di riprendersi dal micidiale
uno-due ed ecco arrivare Santa Barbara e Flamingo Road, con grande gioia
delle casalinghe amanti delle disgrazie a ventiquattro pollici, e grande
disperazione dei mariti, privati a tempo indeterminato di partite e
avvenimenti sportivi in genere.
Ma poiché i serial, da soli, non erano sufficienti a riempire i
pettegolezzi post-spesa, ecco servito un altro sottogenere a lunga conservazione:
in America le chiamano Soap Operas, perché spesso foraggiate e/o interrotte
da pubblicità di detersivi e affini, e possono essere considerate parenti
povere dei vari Dallas e Dinasty. Le riprese si svolgono quasi sempre in interni,
si gira almeno una puntata al giorno (e si vede), ai dialoghi mancano solo le
virgolette in sovrimpressione tanto sono didascalici e surreali. Gli sceneggiatori,
poi, dovendo tirare il collo alle vicende per farle durare almeno un migliaio di
puntate, sono costretti a inventarsi i colpi di scena più assurdi per tener
desta l'attenzione del pubblico: di norma per venti o trenta episodi non succede
quasi niente, se non discussioni e confessioni incrociate tra i protagonisti, poi
un'epica scazzottata tra due rivali in amore cambia il corso degli avvenimenti e
se ci si perde proprio quella puntata lì non si capisce più niente.
L'esempio più eclatante di Soap Opera è senza dubbio Sentieri, arrivato in Italia
nel 1980 e ancora vivo e vegeto: negli States, addirittura, è nato come dramma
radiofonico una quarantina di anni fa, per poi approdare al più sofisticato mezzo
televisivo. Del cast originale (famiglia Spaulding e comprimari) non è praticamente
rimasto più nessuno, le vicende hanno preso direzioni imprevedibili e inaspettate,
altre storie minori si sono incanalate in vie più tranquille, altre ancora hanno
imboccato dei vicoli ciechi: tanto che la produzione era sul punto di modificare
il titolo da Sentieri a "Autostrade".
Se quella appena descritta è la Soap Opera più longeva, Beautiful è sicuramente
quella di maggior successo: ambientata nell'ambiguo e danaroso mondo dell'alta
moda, narra le vicende della famiglia Forrester, tanto per cambiare alle prese
con continue diatribe interne ed esterne. Serie amatissima dalle donne in virtù
della presenza degli aitanti Jeff Trachta e Ron Moss, alias Thorne Forrester
e il mascelluto fratello Ridge.
Chi pensava che la Soap Opera fosse il livello più basso raggiungibile
dalla produzione televisiva è stato seccamente smentito dall'avvento
delle Telenovelas: in questo genere si possono ritrovare tutti gli elementi
negativi sopraelencati (con una spiccata propensione ai dialoghi idioti e
agli scenari squallidi) ma con una realizzazione ancora più povera.
Trattasi infatti di produzioni brasiliane, argentine o messicane, e come
è noto in quei luoghi fluiscono molti meno soldoni che negli Studios
nordamericani; anche le storie sono adeguate ai paesi d'origine, abbandonando
finalmente le saghe dinastiche per raccontare piccole e grandi sfortune di
personaggi comuni. E quello della malasorte sembra essere il tema dominante
delle Telenovelas; visto che nelle varie Topazio, Celeste, Zingara, Anche
i ricchi piangono, Cyranda de Pedra e via dicendo succede almeno una volta,
a un personaggio a rotazione, una delle seguenti sfighe:
A) La protagonista diventa cieca, e quando riacquista la
vista diventa cieco il suo fidanzato.
B) Almeno uno dei due finisce sulla sedia a rotelle,
solitamente pochi minuti dopo la dichiarazione d'amore fatta dal partner.
C) Il protagonista maschile scopre a trent'anni di essere
figlio illegittimo dell'edicolante all'angolo della strada.
D) La protagonista femminile viene lasciata dal fidanzato,
si abbandona disperata tra le braccia di uno sconosciuto e poi scopre di essere
incinta senza sapere chi è il padre.
E) La migliore amica della protagonista finge di esserle
vicina nei momenti di crisi di coppia, per capire i gusti del fidanzato e
soffiarglielo al momento opportuno.
Credete che l'escalation in negativo finisca qui? La risposta è no,
ma per rispetto dei miei lettori non descriverò il peggio del peggio:
vi invito solo a dare un'occhiata veloce (più di cinque minuti
potrebbero essere fatali) alla Telenovela italiana "Un posto al
sole". Anche i più ottimisti di voi converranno con me che
al peggio non c'è mai fine.
Dr. Danny Irreparabili.