Cara TV (ventitreesima parte) - Sceneggiati

Chi ha un po' più di trent'anni ricorderà sicuramente, con un filo di nostalgia, il periodo d'oro degli sceneggiati televisivi: fece epoca, tanto per fare un esempio, la trasposizione sul piccolo schermo del celebre romanzo "La Cittadella" di Cronin, con un giovanissimo e fascinoso Alberto Lupo nei panni del protagonista. Non scherzò neppure "La Freccia Nera", sorta di Robin Hood all'italiana amato soprattutto dai giovani di allora; c'erano poi le serie avventuroso-ecclesiastiche "I ragazzi di padre Tobia" e "Padre Brown", quest'ultimo interpretato dal bravissimo e compianto Renato Rascel, e i gialli come "Ritratto di donna velata". Negli anni felici del suo monopolio, la Rai strizzò l'occhio anche alla fantascienza (Uova Fatali, A come Andromeda, Gamma), all'operetta (Al cavallino bianco, No No Nanette) e alla commedia (Le sorelle Materassi, Un mandarino per Teo).

L'avvento del colore, sul finire degli anni settanta, diede origine ai più alti esempi di sceneggiato televisivo, e al tempo stesso decretò la fine dell'egemonia dell' Ente di Stato nel possesso dell'etere. Sandokan nel filone avventuroso, Ulisse e Gesù di Nazareth in quello storico-mitologico, ebbero un successo senza precedenti: ovvero quel genere di fenomeno sociale che, prima dell'arrivo del videoregistratore, svuotava bar, cinema e strade e riempiva soggiorni e salotti. Fu quello il canto del cigno della produzione televisiva made in Italy, che di lì a poco avrebbe dovuto fare i conti con due temibili avversari: i Serial statunitensi e le Telenovelas sudamericane.

Le grandi saghe familiari yankee poterono contare su una formidabile testa di ponte, quel Dallas che narrava le vicissitudini della potentissima stirpe degli Ewing e dei loro intrallazzi finanziari, con particolare predilezione per i ricchi giacimenti petroliferi del Texas. In questo serial, come del resto in tutti quelli che nominerò, c'era un cattivissimo (J. R. Ewing) contrapposto a un buonissimo (il fratellino Bobby); nel mezzo, una sequela di personaggi che appoggiavano una causa o l'altra a seconda della convenienza, spesso cambiavano faccia perché gli attori che li impersonavano si rompevano le balle e se ne andavano, a volte sparivano o morivano per tornare miracolosamente dopo una trentina di puntate. Il capostipite Dallas fu presto seguìto dal cugino Dinasty, altro polpettone a stelle e strisce che vedeva l'antipaticissima Joan Collins nei panni della perfida Alexis; neanche il tempo di riprendersi dal micidiale uno-due ed ecco arrivare Santa Barbara e Flamingo Road, con grande gioia delle casalinghe amanti delle disgrazie a ventiquattro pollici, e grande disperazione dei mariti, privati a tempo indeterminato di partite e avvenimenti sportivi in genere.

Ma poiché i serial, da soli, non erano sufficienti a riempire i pettegolezzi post-spesa, ecco servito un altro sottogenere a lunga conservazione: in America le chiamano Soap Operas, perché spesso foraggiate e/o interrotte da pubblicità di detersivi e affini, e possono essere considerate parenti povere dei vari Dallas e Dinasty. Le riprese si svolgono quasi sempre in interni, si gira almeno una puntata al giorno (e si vede), ai dialoghi mancano solo le virgolette in sovrimpressione tanto sono didascalici e surreali. Gli sceneggiatori, poi, dovendo tirare il collo alle vicende per farle durare almeno un migliaio di puntate, sono costretti a inventarsi i colpi di scena più assurdi per tener desta l'attenzione del pubblico: di norma per venti o trenta episodi non succede quasi niente, se non discussioni e confessioni incrociate tra i protagonisti, poi un'epica scazzottata tra due rivali in amore cambia il corso degli avvenimenti e se ci si perde proprio quella puntata lì non si capisce più niente.

L'esempio più eclatante di Soap Opera è senza dubbio Sentieri, arrivato in Italia nel 1980 e ancora vivo e vegeto: negli States, addirittura, è nato come dramma radiofonico una quarantina di anni fa, per poi approdare al più sofisticato mezzo televisivo. Del cast originale (famiglia Spaulding e comprimari) non è praticamente rimasto più nessuno, le vicende hanno preso direzioni imprevedibili e inaspettate, altre storie minori si sono incanalate in vie più tranquille, altre ancora hanno imboccato dei vicoli ciechi: tanto che la produzione era sul punto di modificare il titolo da Sentieri a "Autostrade". Se quella appena descritta è la Soap Opera più longeva, Beautiful è sicuramente quella di maggior successo: ambientata nell'ambiguo e danaroso mondo dell'alta moda, narra le vicende della famiglia Forrester, tanto per cambiare alle prese con continue diatribe interne ed esterne. Serie amatissima dalle donne in virtù della presenza degli aitanti Jeff Trachta e Ron Moss, alias Thorne Forrester e il mascelluto fratello Ridge.

Chi pensava che la Soap Opera fosse il livello più basso raggiungibile dalla produzione televisiva è stato seccamente smentito dall'avvento delle Telenovelas: in questo genere si possono ritrovare tutti gli elementi negativi sopraelencati (con una spiccata propensione ai dialoghi idioti e agli scenari squallidi) ma con una realizzazione ancora più povera. Trattasi infatti di produzioni brasiliane, argentine o messicane, e come è noto in quei luoghi fluiscono molti meno soldoni che negli Studios nordamericani; anche le storie sono adeguate ai paesi d'origine, abbandonando finalmente le saghe dinastiche per raccontare piccole e grandi sfortune di personaggi comuni. E quello della malasorte sembra essere il tema dominante delle Telenovelas; visto che nelle varie Topazio, Celeste, Zingara, Anche i ricchi piangono, Cyranda de Pedra e via dicendo succede almeno una volta, a un personaggio a rotazione, una delle seguenti sfighe:
A) La protagonista diventa cieca, e quando riacquista la vista diventa cieco il suo fidanzato.
B) Almeno uno dei due finisce sulla sedia a rotelle, solitamente pochi minuti dopo la dichiarazione d'amore fatta dal partner.
C) Il protagonista maschile scopre a trent'anni di essere figlio illegittimo dell'edicolante all'angolo della strada.
D) La protagonista femminile viene lasciata dal fidanzato, si abbandona disperata tra le braccia di uno sconosciuto e poi scopre di essere incinta senza sapere chi è il padre.
E) La migliore amica della protagonista finge di esserle vicina nei momenti di crisi di coppia, per capire i gusti del fidanzato e soffiarglielo al momento opportuno.

Credete che l'escalation in negativo finisca qui? La risposta è no, ma per rispetto dei miei lettori non descriverò il peggio del peggio: vi invito solo a dare un'occhiata veloce (più di cinque minuti potrebbero essere fatali) alla Telenovela italiana "Un posto al sole". Anche i più ottimisti di voi converranno con me che al peggio non c'è mai fine.


Dr. Danny Irreparabili.