Speciale decennale Chiamami Città

Le prime ombre della sera stavano tingendo di fiammanti colori le piccole dune del bagno Zero; un'altra estate, malinconicamente, stava per lasciarci, e come tutti gli anni Massimo Riserbo passava ore intere sulla battigia, guardando verso il mare, in compagnia di un'armonica a bocca che nonostante i disperati tentativi non era mai riuscito a suonare. Il chiasso e le grida festose dei mesi precedenti avevano ormai lasciato il posto al silenzio surreale di una stagione che muore: la simpatica famiglia Carugati si era congedata da noi domenica mattina, anche se poi la partenza è avvenuta all'imbrunire perché la Prinz targata CB (Cesano Boscone) non voleva saperne di mettersi in moto. Ercole Bottazzi, il rude centauro di Torvaianica, li ha imitati il giorno successivo, premurandosi di spazzolare a dovere il già semivuoto frigorifero del sottoscritto, l'incasso della giornata, il Liquidator del piccolo Carugati e la borsetta di Ulriche: Ulriche Offenbach, unica cliente del bagno Zero rimasta a farci compagnia, non foss'altro perché tra i beni sottratti dal malandrino c'era anche il passaporto, indispensabile per la trasferta agonistica in Canada che la nostra Virago avrebbe dovuto affrontare.

Ero intento a spazzare la pedana quando la mia attenzione è caduta su un volatile che zampettava alle spalle di Massimo; non si trattava di un gabbiano, come sarebbe stato lecito aspettarsi su una spiaggia, ma di un piccione. Per l'esattezza Lindbergh, il personalissimo piccione viaggiatore di Claudio Costantini, direttore di "Chiamami Città", che non fidandosi di telefoni, fax, segnali di fumo e altre diavolerie tecnologiche, preferisce delegare al fido pennuto il recapito dei messaggi. Afferrato Lindbergh con non poche difficoltà, ho srotolato il biglietto che portava legato alla zampina: come al solito il testo della missiva era in caratteri gotici (piccolo vezzo del direttore), scritto col sangue di Ivano Manduchi (altro vezzo) su un lembo di pelle di Sauro Pari (questi vezzi sembrano non finire mai).

"Pregiatissimo Dottor Danny Irreparabili" (quando mi chiama pregiatissimo sono cavoli amari) "come Lei certamente saprà, la testata da me diretta si approssima al compimento del decimo anno di pubblicazione. È dunque doveroso organizzare una festa per celebrare al meglio questo evento: confido nella sua fantasia e nella ferrea volontà del suo assistente per trarre da questa occasione nuovo lustro per l'immagine del giornale. Lei è libero di accettare o rifiutare, ma ricordi che, se dovesse scegliere la seconda opzione, i portoni delle nostre segrete saranno l'ultima cosa che vedrà nella sua breve e inutile vita".

Non c'era neanche un minuto da perdere; ho subito convocato il cerebroleso mettendolo al corrente dei fatti, e ottenendo un'immediata reazione di gioia:
"Che bello! vado subito a fare la spesa!"
"Neanche per idea! Sono stufo di sanguinaccio e peperonata coi ciccioli: stavolta al cibo ci penso io, mentre tu curerai l'allestimento e le scenografie. E mi raccomando, almeno stavolta, niente riserbate!"
Così, impadronitomi del potente Sulky da carico di Massimo sono partito alla volta del discount più vicino, lasciando il mio collaboratore a spremersi le meningi per studiare qualcosa di originale. Al mio ritorno, dopo neanche due ore, il mentecatto aveva già partorito il capolavoro, ovvero l'idiozia più grossa mai uscita dai suoi due milligrammi di materia grigia. Basandosi sulla ormai nota incapacità di scrivere lettere doppie, Massimo aveva preparato uno striscione di benvenuto con la scritta "CHIAMAMI CITA", motivo ispiratore nonché testa di ponte di tutte le cazzate a seguire; di un certo rilievo, ad esempio, la presenza di numerosi animali esotici trafugati al Circo Errani, tra i quali un pitone di otto metri, un elefante africano, un coccodrillo del Nilo e un rumoroso scimpanzé felicissimo di vedere il proprio nome scritto sullo striscione. Non male l'idea del Baobab piantato al centro della pista da ballo, di sicuro effetto le liane pendenti da ogni dove, forse un po' pacchiano l'esploratore cucinato a fuoco lento in un pentolone subito dietro la consolle del Dj.

Anche volendo, non ci sarebbe stato il tempo materiale per rifare tutto: la festa era fissata per la sera seguente, c'era ancora da preparare le cibarie e i cocktail, pulire la cacca dell'elefante, portare il pitone a fare la passeggiata e mettere a letto la scimmia. Un lavoraccio. Tanta fatica è stata però premiata da Claudio in persona, che giunto mezz'ora prima dell'orario prefissato, ha visto il nostro lavoro e ha entusiasticamente commentato "Uhm..." che in costantiniano significa "Che cacchio è 'sta buffonata? Siete proprio due deficienti!"

A salvare la festa ci ha poi pensato la scimmia Cita, che armeggiando con bottiglie di liquore, caraffe e shaker, ha dato vita al cocktail più esplosivo mai assaggiato in Riviera: man mano che giungevano gli invitati - e si appropriavano della loro razione di cocktail - divertenti quadretti animavano la festa fin negli angoli più reconditi. Giampaolo Proni, solitamente serio e compito, dopo un solo flute del malefico beverone già si aggirava nudo nei pressi del Baobab, cercando di convincere il pitone a un impari confronto dimensionale; Sauro Pari si era impossessato della postazione del Disc Jockey ed ora ci sparava nelle orecchie la versione progressive di Ciao Ciao Lulù, sulle cui note Franco Fattori trascinava Ivano Manduchi in uno struggente tango figurato.

Antonio Maturo aveva ormai compiuto quindici giri del perimetro della festa passando di liana in liana, mentre Michele Marziani, ligio al dovere professionale, degustava i prelibati piatti messi a disposizione dall'organizzazione (kebab, cus cus e cavallette fritte) dando ad ognuno una valutazione organolettica. A rimettere tutto in carreggiata ci ha poi pensato Giuliano Ghirardelli, papà del giornale e di tutti noi, che giunto alla festa in lieve ritardo accompagnato dalla gentile signora, ci ha messi tutti in fila per poi bacchettarci bonariamente con un rametto di marugone, come faceva quando il direttore responsabile era lui.

Così, tra balli di gruppo, canti e barzellette scollacciate, la festa è scivolata via fino all'epilogo: ma c'è chi giura che, complice un caraffone di cocktail Cita Libre sfuggito all'inquisizione di Giuliano, Giampaolo Proni abbia vagato in spiaggia per due giorni e due notti gridando a squarciagola: "Valeriooo!!!"


Dr. Danny Irreparabili.