L'intervista

Questa è l'intervista rilasciata nel giugno del 2004 alla WebRivista di Miry.


Ciao Danny, curiosando nel tuo sito ho visto tra l'altro che hai creato diversi siti magnifici e allora ti vorrei chiedere se per te creare pagine web è una vera e propria arte...

Ciao Miry! E un saluto a tutti gli amici e lettori della WebRivista. La creazione di siti web, come ogni altra forma di applicazione grafica e comunicativa, non può prescindere dalla preparazione artistica del designer; tuttavia ritengo che esista una netta distinzione tra l'arte pura e il graphic design. Nel momento in cui ci sono committenti da accontentare e tempi da rispettare, l'istinto creativo deve spesso lasciare il passo ad altre priorità, sminuendo di fatto il valore assoluto delle proprie opere. Si potrebbe definire artista chi può permettersi di essere committente di se stesso, senza dover scendere a compromessi di nessun tipo; l'emozione che si prova seguendo la gestazione e la nascita di una propria opera non può e non deve essere condivisa con nessuno.


Scrittore, disegnatore di fumetti satirici, webmaster professionista e molto altro. Ti consideri un artista completo?

In realtà non mi considero neanche un artista a metà. Come ho detto nella prima risposta, un artista dovrebbe poter esprimere le proprie emozioni senza vincoli di nessun tipo, e questo non è proprio il mio caso. Lavoro un'infinità di ore al giorno pensando se quello che sto facendo piacerà o meno, soffoco il mio istinto creativo sotto chili di appunti e direttive, compilo piani di lavoro talmente rigorosi da non lasciare spazio al minimo errore: esattamente il contrario di quanto un vero artista dovrebbe fare.


Disegni ancora?

Purtroppo no. Almeno, non con i mezzi che amavo. Ai tempi di Danny Irreparabili consumavo litri di china e quantità industriali di mine HB, adoravo vedere quel foglio bianco sfidarmi, tenace nemico e compagno di avventura allo stesso tempo. Era un piacere difficile da descrivere, vederlo riempirsi di ricami neri, tratteggi a volte maniacali, linee ora morbide, ora tese. Impiegavo anche sei ore per completare un disegno, ma alla fine provavo una gioia che nessun programma, nessun computer, nessuna stampante potrebbe mai più restituirmi. Tutti i disegni che ho realizzato in quel periodo, e parliamo di circa 150 lavori, li ho fatti praticamente gratis, senza dimenticare che ognuno di essi era accompagnato dal relativo articolo. È stato uno splendido viaggio, che è finito quando mi sono accorto che non me lo sarei potuto più permettere; ho stretto i denti fino all'ultimo, sperando di trovare qualcuno che credesse in me, investendo tutte le mie risorse nella convinzione che il mio talento sarebbe stato notato. Questo non è accaduto, ma a tutt'oggi ricordo quei momenti come gli unici in cui mi sono sentito un artista vero.


Qual'è il personaggio satirico che ti ha divertito di più creare e disegnare?

Facile: il mio assistente - maggiordomo - colf - badante Massimo Riserbo, idiota di portata cosmica, talmente privo di qualsiasi forma di intelligenza da poterlo mettere a piacimento nelle situazioni più surreali. In realtà Massimo non era altro che la trasposizione della mia parte irresponsabile, quella che farebbe volentieri a meno di regole e orari, un alter ego così simpaticamente stupido da non potergli rimproverare nulla, forse un'icona di quella spensierata semplicità che non limita, anzi permette spesso di riuscire a guardare più lontano. Era lui che faceva gli alberi di Natale con le mie cravatte, al mare noleggiava il pedalò con la divisa da Ammiraglio, giocava a biglie sulla pista di sabbia con in testa il casco integrale, metteva a dura prova l'apparato digerente del sottoscritto con la peperonata con cozze e ciccioli. Un incrocio tra Peter Pan e Paperoga, un ossimoro vivente: adorabile e imbecille, divertente e insopportabile, demenziale e geniale al tempo stesso.


C'è un disegno al quale sei particolarmente affezionato?

L'ultimo, quello che raffigura Massimo Riserbo con una fiammante motocicletta dotata di rotelline. Non è mai stato pubblicato, non è neanche completo, e forse lo amo proprio per questo: rappresenta lo stato di sospensione, una sorta di limbo dal quale, sfortuna permettendo, Danny Irreparabili potrebbe un giorno risorgere. Sogno spesso di terminarlo, di consegnarlo in redazione, di vederlo pubblicato... sarebbe il simbolo della mia vittoria, completamento e compenso di una fatica che non è mai stata capita fino in fondo.


Che cosa vuol dire per te essere artisti?

Come ho già detto, arte significa libertà. Il vero artista è colui che sa riempire un vuoto con i mezzi che preferisce, siano essi segni grafici, note musicali o parole; e il tutto senza dover pensare al risultato finale, perché in realtà il lavoro terminato è solo un piccolo compendio della fatica, dell'amore, della passione che ogni artista riversa in ciò che fa. Poco importa se nessun gallerista prenderà mai in considerazione i tuoi lavori, e se nessun critico ti permetterà mai di entrare nel Gotha dell'arte che conta: l'arte, quella vera, è una questione personale tra te e le tue emozioni.


Da quando sei sul web?

Il sito Danny Design, che comprende anche l'intera produzione di Danny Irreparabili, è on-line dall'inizio del 2003. È stato un lavoro immane recuperare tutti i disegni, scannerizzarli e ritoccarli per renderli adatti al web, così come ridigitare e ricontrollare tutti i testi. Ma ne è valsa la pena: non potevo permettere che la mia fatica restasse fine a se stessa, chiusa in qualche archivio. Ora può trarre nuova linfa da quello straordinario media che è Internet, ho già ricevuto parecchi commenti positivi da tutta l'Italia e anche da nostri connazionali residenti in Canada e Australia. Senza Internet, probabilmente non avrei mai varcato i confini della provincia di Rimini!


Che cosa rappresenta per te il web?

Tra i tanti mezzi di comunicazione, il world wide web ha il grandissimo pregio di essere il più democratico: un tempo, per pubblicare i propri disegni o i propri scritti era necessario trovare un editore e sborsare parecchi soldi, magari per stampare poche migliaia di copie mal realizzate e mal distribuite. Grazie ad Internet, chiunque può crearsi un sito o un blog a costo nullo, potenzialmente raggiungibile da milioni di persone, sul quale dar fondo al proprio istinto creativo senza preoccuparsi di riscontri economici o critici. Questo grande pregio del Web è purtroppo anche il suo più grande difetto, perché nell'oceano di proposte è sempre più difficile scovare ciò che vale veramente: ma è proprio la pluralità il reale valore della democrazia, e se vogliamo che l'arte si liberi definitivamente dalle pareti delle gallerie e dalle recensioni dei critici non possiamo che battere la strada della Grande Rete.


Ti senti ottimista?

Forse lo si è capito dal tenore delle mie risposte precedenti, ma... no, non posso definirmi ottimista. Lo ero tanti anni fa, quando guardavo al futuro con la consapevolezza che i miei mezzi e il mio spirito di sacrificio mi avrebbero portato lontano; poi le esperienze di vita, sempre più amare, mi hanno ricondotto alla realtà. In una società come la nostra non serve a nulla il talento, né la passione, né tantomeno la dedizione: per vincere bisogna nascere sotto la stella giusta, farsi strada a suon di gomitate e salire sul carro del più forte al momento opportuno. L'Italia, il paese delle Veline ignoranti e dei calciatori strapagati, dei giornalisti ruffiani e dei politici bugiardi, dei farabutti miliardari e dei guitti da baraccone, non è ancora pronta per capire che l'intelligenza è una risorsa preziosa, e in via di esaurimento.


Puoi fare una dedica ai lettori e amici della WebRivista?

Prima di tutto vorrei salutare te, Miry, e ringraziarti per questa intervista. A tutti gli amici della WebRivista, specialmente i più giovani, oltre ai saluti vorrei fare una raccomandazione: dimenticate quello che ho scritto nella risposta precedente, credete in voi stessi e nel futuro, perseverate nelle vostre convinzioni e non arrendetevi davanti alle sconfitte. Probabilmente non servirà a noi, né ai nostri figli, e neanche ai nostri nipoti. Ma un giorno, su qualche libro di storia, si parlerà di quegli ultimi, disperati partigiani che armati solo del proprio cuore hanno saputo combattere per un mondo migliore.

Ciao a tutti da Danny.