Come tutte le specie animali anche il ruffo ha una compagna grazie alla
quale è possibile la riproduzione: stiamo parlando della ruffa
(Rupha Lampadis) che nelle sue sottospecie Chicca, Lilly, Giusy, Mary,
Roby, Vale, Anto, Patty e Stefy è rappresentata in modo massiccio
nella fauna del nostro sottobosco urbano. Il nome scientifico Lampadis
introduce chiaramente la caratteristica principale del soggetto in esame:
il viso della ruffa è sempre abbronzatissimo, in tutte le stagioni,
e il fondotinta generosamente distribuito rafforza l'effetto scenico.
Purtroppo però queste attenzioni estetiche sono riservate al volto
e quasi mai al decolletè, creando così un divertente effetto
"Cremino bicolore". Difficile dire se la ruffa sia bella o meno;
i sedici chilogrammi di trucchi vari distribuiti mediamente sul viso creano
uno strato spesso e malleabile che il soggetto modella a suo piacimento,
spianando crateri e livellando asperità. Capita spesso di non
riconoscere una ragazza conosciuta la sera prima rimediando figure molto
spiacevoli. Il rossetto è carico, ma con la muta estiva la ruffa
passa all'uso di rossetti chiari (rosa o addirittura arancio) che costituiscono
uno dei particolari più curiosi di questa specie. I capelli più
diffusi sono esageratamente permanentati, ma anche il "liscio biondo"
e il "moro vaporoso" riscuotono molti consensi. Ciò che merita
attenzione particolare è la dotazione accessoristica della ruffa: fra
i gingilli più apprezzati ricordiamo le collanone da otto chili in
purissimo fondo di bottiglia, nonché gli spaventosi anelli a tartaruga,
a serpente, a fungo, a sasso eccetera. Uno per ogni dito, ovviamente.
Né vanno dimenticati gli spassosi orecchini a lampadario (o in
alternativa quelli circolari dallo spropositato diametro) e i tragici
Pop Swatch, orologi in autentica plastica che un tempo si trovavano nelle
patatine ed ora sono contesi dalle ruffe a suon di biglietti da centomila.
Dimenticando completamente che gli uomini adorano i tacchi a spillo,
le ruffe si credono belle indossando scarpe mostruose, munite di tacchi
a colonna degni di un tempio ennastilo periptero; cercano inoltre in tutti
i modi di vestirsi nella maniera più inadatta al proprio fisico:
seni prosperosi soffocati da top a fascia, fianchi debordanti evidenziati
da minigonne cortissime, gambe magre ulteriormente assottigliate da fuseaux,
o fisici perfetti impietosamente nascosti da ampie volute di stoffa.
E non dimentichiamo i jeans strappati e i body strapieni di perline,
due soluzioni antitetiche ma care alle rappresentanti della specie.
Quale che sia il look, la parola d'ordine rimane comunque la stessa:
vestirsi peggio possibile spendendo il più possibile. In fatto
di automobili i gusti della ruffa rispecchiano, in scala minore, quelli
dell'omologo maschio. Qui la Mercedes è sostituita dalla Y10,
l'unica vettura che esce di fabbrica già tamponata, e il Pajero
lascia il posto alla Suzuki Vitara, fuoristrada tascabile dal consumo
aeronautico, di colore rigorosamente nero. Due sole annotazioni sulle
abitudini della ruffa al volante: ella non usa mai lo specchietto retrovisore
interno per guardare la strada dietro di sé, ma lo tiene in posizione
"maquillage" per avere sempre sotto controllo la propria
situazione estetica; tiene inoltre in macchina un paio di vecchie Superga
con le quali dà il cambio alle scarpe d'ordinanza per guidare.
Le abitudini comportamentali di questa specie sono tantissime e variegate,
ma descriveremo solo quella più evidente e antipatica: il modo di
parlare. Come il ruffo maschio, anche la femmina non conosce il congiuntivo
e il passato remoto, del resto inutili nei dialoghi urlati nell'orecchio
al Pascià o al Paradiso; la sua vasta cultura si spinge fino
all'età di Kevin Costner e all'altezza in centimetri di Claudia
Schiffer, evitando di inoltrarsi in argomenti che non siano trattati da
Vogue o Cento Cose. Tipica della ruffa è la parlata a cantilena,
accompagnata da un tono di voce sempre fastidiosamente alto e intercalata
di risa fragorose, forzate e prolungate. Pur non curando particolarmente
la propria cultura, la ruffa non trascura affatto la propria forma fisica:
palestra e footing, mountain bike e aerobica, la Nostra svolge mille sport
senza togliersi mai il trucco, evitando di sudare per non sfaldare il fondotinta
e per non rovinare la costosissima tutina Nadia Fassi con inserti in pizzo
e lavorazioni in ciniglia, nonché le preziose L.A.Gear con le frange.
Chiudiamo il nostro breve viaggio nel mondo della ruffa con un'annotazione:
quando è in discoteca - e specialmente in compagnia di sue simili -
la ruffa è in grado di levitare senza difficoltà, compiendo vari giri
del locale senza considerare nessuno, col naso per aria, a un'altezza
di 50-60 cm dal suolo. E se vi sembra facile, provateci voi.
Dr. Danny Irreparabili.